Il lavoro appassionato ed accurato degli insegnanti del Primo Istituto Comprensivo Carmelo Aglieco, Carmela Drago, Luisa Fuda, Roberto Salerno, Salvatore Sampieri e Maria Anna Santocono, incentrato sulla ricerca e la valorizzazione delle tradizioni popolari, alimentate nel nucleo essenziale della città «vecchia», dove una popolazione in prevalenza dedita alla pesca, sbarcava il lunario ancorandosi a valori immutabili come lavoro, amore e fede, insieme alla creazione di un nutritissimo gruppo folk è stato raccolto in un volume «A livanti spunta lu suli», miscellaneo per composizione nel quale si ritrova anche il lavoro realizzato dagli alunni che ripercorre la storia del dialetto siciliano e non solo, almeno come è stato vissuto nella nostra città.
Un tuffo nelle tradizioni nei ritmi e nella memoria del passato, alla ricerca quasi spasmodica, oggi in epoca di imperante tecnologia, di antichi sapori, odori, riproponendo descrizioni di ambiente, ricette colpevolmente trascurate, proverbi, poesie e quant'altro, in un panorama piuttosto variegato. L'intento dichiarato è di riproporre la forza collante del nostro patrimonio culturale che deve essere salvato perchè il trascorrere delle generazioni contribuisce a farlo sbiadire, vieppiù, nel ricordo. In questo modo si è cercato di legare i giovani, si spera non solo di Ortigia, alle loro radici, alla loro storia, al loro territorio, nell'intento di potere colmare il divario tra le generazioni del passato e quelle del presente e di conservare soprattutto la cosiddetta memoria storica.
A livello culinario viene riproposto per esempio il mestiere antico degli «aromatari» che vendevano gli aromi per rendere odorose le vivande ed i vini. Ricercatissimi erano menta, cannella, finocchio selvatico, salvia, timo e rosmarino. I valori e i ricordi legati al mare all'economia e quindi alla cultura, come canti e proverbi ad essa collegata nonchè tutta la cultura e la società che si ebbe a sviluppare attorno alla tonnara. Un'attività che si cerca di fare rivivere ancora oggi dalle parti di Marzamemi e Portopalo e che dalle nostre parti avrebbe dovuto sviluppare il «museo del mare», nei locali che vennero recuperati ma che ora sono in preoccupante abbandono, della tonnara di Santa Panagia.
Fonte:
LaSicilia.it il 05-08-2002 - Categoria:
Cultura e spettacolo