La provincia di Siracusa ha rispettato in pieno la tendenza nazionale di assenteismo della urne. Bassissima la percentuale di aventi diritto al voto che hanno deciso di esprimere la loro opinione sui due quesiti del referendum. Una domenica con i seggi vuoti, dunque. Certamente il caldo imperante ed l'invogliante richiamo del refrigerio marino hanno avuto un loro ruolo, ma ciò che per gli esperti ha rappresentato il maggior deterrente è stata l'eccessiva frequenza di votazioni. Da non dimenticare che i sindacati, esclusa la Cgil, e le associazioni datoriali, hanno sostenuto l'astensionismo, ritenendo il referendum una sorta di raggiro per la popolazione. Difficile però comprendere fino a che punto i siracusani hanno scelto di non recarsi alle urne, per aderire alla linea politica dell'astensionismo. A prescindere dall'inconsistente affluenza alle urne, i numeri relativi ai votanti sono utili per fare una sorta di analisi del territorio. La zona in cui è stato sentita di più l'esigenza di esprimere il proprio parere referendaria è stata quella di Augusta e Priolo. Nei due comuni, infatti, la media di affluenza è stata decisamente più alta rispetto a quella delle altre realtà provinciali. E questo probabilmente perché Priolo ed Augusta, ricadenti nella zona industriale, non solo conoscono bene il passaggio obbligatorio di elettrodotti nelle proprietà private, ma registrano il numero più elevato di occupazione nelle piccole imprese, tutte legate all'indotto della grande industria. I comuni con la minore affluenza sono stati Pachino e Portopalo, la cui economia è legata prevalentemente all'agricoltura. Per quanto riguarda il comune capoluogo, le urne ieri sera si sono chiuse con un numero di votanti perfettamente in linea a quello nazionale. C'è ancora tutta la mattinata di oggi per potersi recare alle urne. Ma pare decisamente difficile che la percentuale si possa alzare a tal punto da raggiungere il ben noto 50% più uno, indispensabile per la validità del referendum.
L'elettore è chiamato a decidere se voler estendere l'applicazione dell'art. 18 (che impone la giusta causa per il licenziamento del lavoratore) anche ai dipendenti di imprese con un numero di dipendenti non superiore alle 15 unità e se volere l'abrogazione dell'attuale normativa che obbliga i proprietari a concedere il passaggio obbligatorio, nei loro terreni, di elettrodotti di pubblica utilità. Ma non obbligatoriamente il cittadino deve esprimere la propria opinione su entrambi i quesiti: tra le sue facoltà, infatti, anche quella di chiedere una sola delle due schede e quindi votare si o no per uno solo dei due temi oggetti della campagna referendaria. La calma registrata all'interno dei seggi, è stata la stessa dell'ufficio del comune di via San Metodio, dove sono stati richiesti pochissimi duplicati del certificato elettorale. La bassissima affluenza alle urne, ha colpito in maggior misura i sostenitori del sì, tra cui i partiti del centro-sinistra e la Cgil, che si era attivata con volantinaggi, assemblee e comizi, per convincere quanti più elettori possibili della necessità di recarsi a votare e di optare per il sì. Meno delusi i sostenitori del no, quali i partiti del centro-destra, che per quanto non sostenessero l'astensione, invitavano la cittadinanza a ribadire i concetti posti in discussione dal referendum.
di Maria Teresa Giglio
Fonte:
LaSicilia.it il 16-06-2003 - Categoria:
Cronaca
Mi ha molto colpito l'intervista di Luigi BERLINGUER. (DELLA SINISTRA INTERNA DEI D.S.)In una intervista su "La Repubblica" afferma: " L'istituto del Referendum è l'unica arma democratica che hanno i cittadini da qui al 2006" Infatti, fino alla fine della legislatura,vista la consistente maggioranza in parlamento,l'attuale governo può proporre qualsiasi legge: immunità parlamentare prima di tutto.A me sembra che siamo tornati al "mero e misto imperio" di feudale memoria. Cordiali Saluti
Dalla Signoria di Firenze Spiros