PORTOPALO - Quale utilizzo e quale fruizione per il castello-fortezza dell'Isola di Capo Passero, una volta completato il restauro? A lanciare una proposta è il geologo Alberto Rabito, delegato del comune per il costruendo parco archeologico di contrada Cicogna. "Ho sempre sostenuto - esordisce il dottor Rabito - che un restauro senza prevedere la fruizione di questo bene storico è una contraddizione in terminis, se non uno spreco di denaro pubblico. Mi domando infatti che senso avrebbe un castello come quello dell'Isola di Capo Passero restaurato senza renderlo fruibile ai visitatori, soprattutto ai tanti turisti che arrivano nel periodo estivo e che avrebbero in questo modo un maggior interesse a recarsi a Portopalo". Rabito evidenzia quanto è già in vigore per il museo di archeologia subacquea della fortezza spagnola di Porto Santo Stefano.

"Nello specifico, questo museo - afferma il geologo - è gestito dal comune che ha la facoltà di gestirlo con proprio personale o affidarlo a realtà esterne. Insomma, un sistema del genere, credo, possa essere virtuoso per la fortezza spagnola dell'isola ed avrebbe un buon ritorno di valorizzazione per il territorio, convogliando un maggior numero di presenze di turismo cosiddetto culturale". Per il restauro furono stanziati circa due milioni di euro. Il castello-fortezza di Carlo V è uno dei beni storici più importanti che ricadono nel territorio portopalese. Numerosi turisti, che ogni anno si recano all'isola attratti dalla bellezza del mare, hanno manifestato sempre un grande interesse verso questa struttura. Interesse misto a rammarico per la non fruibilità. La fortezza fu distrutta dal pirata ottomano Dragùt, il più feroce corsaro che infestava il Mediterraneo nel XVI secolo che finì la sua esistenza decapitato all'isola di Malta. Ricostruito dal Senato di Noto, il castello è stato utilizzato fino agli anni Sessanta-Settanta del secolo scorso, come punto di segnalazione e servizio fari.

SER.TAC.