PACHINO - Non c'è più traccia delle stalle per i cavalli né dei dormitori per i soldati e neanche del muro di recinzione attorno all'area di pertinenza dove in età medievale dominava nella sua interezza la Torre Xibini a difesa dai Saraceni e anche dai briganti in quel feudo omonimo a sud di Pachino che nel XV secolo apparteneva al conte Antonio de Xurtino. Grazie alla concessione di Ferdinando II e di sua moglie Isabella, nel 1493, il conte ricostruì la torre sui resti della precedente, forse già di fase arabo-normanna. Su pianta quadrata svettava per un altezza di circa 13 metri; lungo la base il motivo a scarpa. Sul prospetto principale lo stemma e una lapide con l'iscrizione «ogni uomo atto all'uso delle armi in modo che le sue terre ritornino ad essere senza rovina». L'interno era suddiviso in due piani comunicanti per mezzo di una botola.
Il piano terrazzato assolveva alla funzione di avvistamento e segnalazione. Della copertura rimane un piccolo frammento. La parte superstite è stata restaurata nel 1994 dalla Sovrintendenza di Siracusa ma, dopo poco meno di due decenni, versa in grave stato di abbandono. Non voglia l'incuria e la mancata sua valorizzazione cancellare la memoria di uno dei simboli di Pachino, se è vero come è vero, che essa è rappresentata nello stemma del Comune poiché, grazie a Gaetano Starrabba nel 1758 nacque Pachino, proprio per ripopolare l'antico feudo Xibini.
Laura Cassataro
Fonte:
LaSicilia.it il 11-11-2012 - Categoria:
Cultura e spettacolo