L'utilizzo delle alghe spiaggiate in agricoltura è possibile. È questo il risultato di uno studio condotto dall'università di Catania commissionato dalla giunta provinciale con delibera dello scorso anno. Lo studio, condotto dal professor Vito Librando in collaborazione con il professor Giancarlo Perrini e la dottoressa Zelica Minniti, ha dunque risolto il problema di un uso alternativo delle enormi quantità di alghe spiaggiate dal mare che negli anni scorsi sono terminati nelle discariche come un normale rifiuto. La proposta di un possibile utilizzo alternativo della posidonia oceanica, vera e propria croce delle amministrazioni locali e provinciali che ogni anno sono alle prese con la pulitura delle spiagge invase da enormi quantità di quelle che sono delle vere e propri piante marine, era stata avanzata dal presidente del comitato "Pro Marzamemi" Pasquale Aliffi che aveva prospettato l'idea al sindaco di Pachino Sebastiano Barone ed all'assessore provinciale Gaetano Bandiera. Le operazioni di pulizia e soprattutto quelle di smaltimento della posidonia oceanica richiedono un onere economico non indifferente, sia per le spese di trasporto che per quelle di stoccaggio, oltre ad occupare uno spazio enorme nelle discariche. La possibilità di un utilizzo come ammendante avrebbe permesso un risparmio dei costi della discarica ed anche un possibile ritorno economico. In più si tratta di elementi naturali da utilizzare come compost, cioè come concime e correttivo per la terra che favorisce la coltivazione in serra. Il sindaco di Pachino Sebastiano Barone aveva prospettato la possibilità di tale riutilizzo alle varie cooperative agricole che si erano rese disponibili ad accettare diversi quantitativi del materiale spiaggiato che sarebbe stato impiegato nelle coltivazioni in serra. L'operazione però lo scorso anno, nonostante le premesse ottimali subì uno stop imprevisto.
Il vicecommissario per l'emergenza rifiuti della regione siciliana Crosta, pur apprezzando la possibile soluzione, ritenne necessario l'avvio di una sperimentazione a tal proposito. Il risultato di tale valutazione fu per lo scorso anno che le alghe raccolte dalle ditte incaricate per la pulizia delle spiagge finirono in discarica come avveniva in precedenza. L'iter però non si è fermato, e la Provincia regionale di Siracusa ha commissionato uno studio all'università catanese che servisse da base per avviare la sperimentazione. L'esito delle ricerche dell'università è stato positivo: "In tutti i casi esaminati, -scrivono i responsabili delle analisi chimiche condotte sulla posidonia- i valori relativi alla posidonia oceanica ed al compost da questa derivato rientrano nei limiti previsti dalla legge per l'utilizzazione dei fanghi in agricoltura. Il rispetto di tali limiti fa si che non si abbiano effetti nocivi sul suolo, sulla vegetazione, sugli animali e sull'uomo. La posidonia, -continua la relazione tecnica- è un materiale che in termini chimici può essere equiparata ad altri resti vegetali, è ricca di carboidrati, e quindi adatta all'uso come mezzo di crescita ed è dunque un rifiuto compostabile". Inoltre gli studi condotti hanno evidenziato come "le alghe siano particolarmente ricche di cellulosa, e sono stati messi a punto dei processi "puliti" tra cui uno che prevede la produzione di acido levulinico utilizzabile come potente pesticida non tossico, biodegradabile e da usare in associazione con altri fertilizzanti. Pertanto, -conclude l'università di Catania- il riutilizzo mediante un processo chimico rappresenta un'ottima soluzione per liberare le spiagge dai residui di posidonia ed inoltre inserire questo rifiuto all'interno del ciclo produttivo". Il via libera alla sperimentazione sull'uso delle alghe in agricoltura arriva in un periodo ottimale per poter programmarne in tempo il riutilizzo prima dei mesi estivi quando si presenterà l'emergenza.
Salvatore Marziano
Fonte:
LaSicilia.it il 02-02-2005 - Categoria:
Cronaca