NOTO – I carabinieri hanno sgominato un'organizzazione di trafficanti di droga che si riforniva in Calabria, per la precisione a Platì, e smerciava la sostanza stupefacente nella zona sud della provincia di Siracusa, tra la frazione di Cassibile e Noto. Tredici le persone arrestate all'alba di ieri nel corso di un'operazione alla quale è stato dato il nome in codice di “Cacjparis”, dall'antico nome del fiume Cassibile.
Al centro di un'attività il cui giro di affari, facendo i calcoli sulla base dei dati forniti dagli investigatori, sarebbe stato di 250 mila euro al mese, ci sarebbe stato uno dei capi delle famiglie di “caminanti” che da anni popolano un intero quartiere di Noto e hanno anche costruito lussuose residenze nella zona alta di Siracusa: Corrado Fiaschè, 44 anni. L'organizzazione avrebbe smerciato la droga, principalmente cocaina, ma anche hashish e marijuana, non solo in singole dosi ma anche in consistenti quantitativi.
In questo secondo caso a comprare sarebbero stati “grossisti” di altre zone della provincia, alcuni dei quali già smascherati in occasione di precedenti inchieste, e anche persone benestanti col vizio della “sniffata”. In Calabria, a prendere la droga, si sarebbero recate persone insospettabili. A viaggiare sarebbero stati, in modo particolare, due coniugi di Portopalo, Alessandro Rizza e Lucia Saffiotti: persone incensurate, mai sfiorate anche dal più piccolo sospetto e proprio per questo scelte per il delicato compito di corrieri.
Ma erano tante altre le precauzioni che l'organizzazione prendeva e il fatto che non sia stato sequestrato un solo grammo di droga ne è la dimostrazione. Le prove contro i presunti trafficanti finiti dietro le sbarre sono costituite principalmente da conversazioni tra loro che gli investigatori hanno registrato mettendo telefoni sotto controllo e piazzando microspie in abitazioni e altri luoghi dove i sospettati solitamente si incontravano. A fare quadrare il cerchio sono arrivate infine le rivelazioni del pentito Francesco Bologna, esponente della famiglia che a Cassibile gestiva gli affari illeciti per conto del clan Trigila.
Tra i Bologna e i clan mafiosi i rapporti si sono interrotti dopo l'assassinio, nell'estate dello scorso anno, di uno dei tre fratelli. Immediatamente gli altri due fratelli (uno dei quali era latitante) hanno deciso di passare a collaborare con la giustizia. Il lavoro dei carabinieri della Compagnia di Noto, diretti dal capitano Russo e dal tenente Minutoli, è stato molto paziente. Sono trascorsi quasi due anni da quando, prendendo spunto da un semplice caso di spaccio di droga, con brillante intuizione, decisero di porre sotto costante controllo alcune persone, risultate poi pienamente coinvolte nell'attività di smercio degli stupefacenti.
Risalire ai componenti dell'organizzazione non è stato facile visto che nella maggior parte dei casi si tratta di persone dalla fedina penale immacolata. Lo stesso Fiaschè ha alle spalle pochissimi precedenti e nessuno di questi per smercio di stupefacenti. Complicato anche decifrare il linguaggio usato nelle conversazioni registrate. Mai sarebbero state pronunciate parole come cocaina o marijuana. Quando si parlava di droga si usavano altri termini: cozze, ad esempio; un termine che avrebbe potuto facilmente trarre in inganno considerato che tra i presunti personaggi-chiave dell'inchiesta c'è un venditore di mitili, Giuseppe Spada.
Fonte:
La Gazzetta del Sud On Line il 29-10-2002 - Categoria:
Cronaca