PACHINO - Una lettrice del nostro giornale ha segnalato una circostanza definita «malfunzionamento della funzione pubblica nel comune di Pachino». All'ufficio anagrafe pachinese infatti non è possibile ottenere i normali certificati di residenza e stato di famiglia in carta semplice, per uso privato, come in quasi tutti gli altri comuni d'Italia. Gli impiegati dell'anagrafe, segnala la lettrice, si rifiuterebbero di fare questi certificati, costringendo gli utenti ad apporre una marca da bollo di 10,33 euro, non richiesta dalla causale del certificato. Nel caso citato è stato richiesto un certificato storico di residenza, su richiesta di un istituto bancario per un caso di omonimia, in altre occasioni erano necessari certificati di nascita, residenza e stato di famiglia da consegnare ad un'azienda per un'assunzione. In tutti questi casi, per quanto le aziende non lo richiedessero, la nostra lettrice ha dovuto inserire delle marche da bollo (per un ammontare di parecchie decine di euro), perché gli addetti del Comune si rifiutavano di rilasciare certificati in carta semplice (tranne il certificato di nascita).
«Alle mie contestazioni - scrive la nostra lettrice - gli impiegati hanno risposto che per legge si possono fare solo autocertificazioni e certificati con marca da bollo. Io sapevo per certo, però, che in tutti i comuni limitrofi e nel resto d'Italia non è così, e ho deciso di informarmi. Dopo aver preso visione delle leggi a riguardo, ho capito che gli interlocutori del Comune, probabilmente, intendevano appellarsi al Dpr 445/2000, la regolamentazione sulle autocertificazioni, che, a una lettura attenta, non dice affatto che non si possano utilizzare certificazioni in carta semplice per cause private, ma delinea solamente l'uso delle autocertificazioni per gli enti pubblici. Così, ho telefonato all'ispettorato della Funzione pubblica di Roma e ho parlato con una funzionaria, che mi ha chiarito che il Comune di Pachino non è l'unico in Italia ad aver dato una impostazione rigida della legge. Si tratta quindi di un caso di interpretazione errata ma non illegale della legge. «La funzionaria mi ha detto che comunque, questa posizione potrebbe essere giustificabile se tutta la provincia di Siracusa l'avesse adottata, ma, come dicevo, i paesi limitrofi non hanno fatto la stessa scelta, perciò mi ha consigliato di fare un esposto alla prefettura di Siracusa o addirittura allo stesso Ispettorato della Funzione pubblica».
Sergio Taccone
Fonte:
LaSicilia.it il 29-04-2004 - Categoria:
Cronaca