PORTOPALO - Solo ipotesi, al momento. Il giorno dopo l'incendio che ha distrutto una struttura di proprietà di Corrado Cugno, imprenditore pachinese del settore agricolo e presidente provinciale di Coldiretti, si indaga a tutto spiano per accertare cause ed eventuale movente.
Nulla è ancora definito. Le forze dell'ordine hanno effettuato tutti i rilievi del caso dopo l'intervento dei vigili del fuoco del distaccamento di Noto e della squadra volontari di Pachino. Lo stabile che veniva adibito ad ufficio è andato del tutto distrutto, compreso il tetto in vetroresina. Le fiamme si sono sprigionate copiosamente data la presenza di plastica ed altro materiale facilmente infiammabile. Cugno è una persona molto attiva nel settore produttivo del comprensorio Igp, presente anche a livello istituzionale dato il suo incarico a Coldiretti. Chi ha lavorato o continua a lavorare nelle sue strutture lo definisce una persona estremamente corretta. «Non posso che dire bene di Corrado Cugno - afferma un cittadino portopalese - sia come datore di lavoro sia come persona. Sono dispiaciuto, qualsiasi fosse la causa scatenante l'incendio che ha danneggiato la sua struttura». A Portopalo, la sera di mercoledì è stata all'insegna della preoccupazione.
In tanti hanno notato, attraversando contrada Chiusa Conte, dove si trova il magazzino di Cugno, il fumo denso e nero che si alzava minaccioso. E' subito parso chiaro che doveva trattarsi di qualcosa di consistente, come poi è stato. Polizia e carabinieri indagano nell'ambiente agricolo alla ricerca di elementi utili attraverso cui risalire, eventualmente, alla causa scatenante, fermo restando che il punto di partenza resta la conferma della matrice dolosa dell'incendio, ancora tutta da accertare. Il riserbo è notevole, nessuna pista viene esclusa a cominciare dalla matrice dolosa che appare di gran lunga la più probabile. Nel territorio tra Pachino e Portopalo non sarebbe il primo caso di attentato nei confronti di un'azienda del ramo agricolo. E gli attacchi non avvengono solo con le fiamme. Spesso, basta un semplice quantitativo di zolfo per causare danni ingenti, facendo seccare il raccolto. Come accadde, non molto tempo addietro, ad un esponente di punta del polo agricolo locale, le cui serre furono «annaffiate» di zolfo, con il risultato di far seccare il pomodoro a ridosso della fase di raccolto.
SERGIO TACCONE
Fonte:
LaSicilia.it il 13-08-2010 - Categoria:
Cronaca