PACHINO - «Il nostro pomodoro non è affatto Ogm, ma si tratta di un F1, un ibrido di prima generazione, incrocio di due linee pure e frutto di una selezione naturale e non di mutazioni genetiche». E' quanto sostiene Salvatore Dell'Arte, agronomo e presidente della cooperativa Aurora, una delle più grandi organizzazioni agricole sul territorio pachinese e già presidente del consorzio di tutela Igp Pomodoro di Pachino. All'indomani dalle dichiarazioni del ministro Galan sulle origini del ciliegino di Pachino, tra gli imprenditori c'è stata una vera e propria levata di scudi. «Il fatto che le sementi siano di origine israeliana e francese o che vengano prodotte da multinazionali, non significa affatto che si tratta di sementi frutto di modificazioni genetiche, -ha continuato Dell'Arte-. D'altra parte gli studi di Mendel si basavano proprio sulle selezioni genetiche e non già sulle mutazioni. Ogni anno inoltre, le aziende ci certificano la provenienza ogm-free, per cui le dichiarazioni del ministro sono apparse assolutamente fuori luogo». Il mondo dell'agricoltura inoltre ha interessato la deputazione locale al fine di chiedere ufficialmente al ministro una rettifica delle dichiarazioni rilasciate, ma Galan ha aggiustato solo parzialmente il tiro, per cui il mondo agricolo si è definito soddisfatto solo in parte della rettifica del titolare del dicastero all'agricoltura.
Reazioni ufficiali si sono registrate anche dalle organizzazioni di categoria. «Le dichiarazioni del ministro ci lasciano letteralmente sbigottiti, -ha affermato il presidente di Coldiretti Siracusa Corrado Cugno, peraltro titolare di una azienda ortofrutticola a Pachino-. Stupisce non poco che un ministro dell'agricoltura parli per sentito dire. Si tratta di un vero e proprio attacco al Made in Italy che da sempre Coldiretti difende, e di un attacco alla qualità del nostro prodotto che costituisce un vero e proprio elemento trainante per l'agricoltura». Secondo gli imprenditori locali inoltre appare una vera e propria contraddizione che il ministero dell'agricoltura abbia riconosciuto un marchio di tutela ad un prodotto emblema del Made in Italy ed ormai conosciuto in tutto il mondo e poi il titolare del dicastero rilasci dichiarazioni che agli occhi dei più sono apparse frutto di improvvisazioni anche perché rese in un contesto dove al centro del dibattito c'era la coltivazione a campo libero e non quella in serra tipica della produzione del pomodoro coltivato a Pachino.
Salvatore Marziano
Fonte:
LaSicilia.it il 04-09-2010 - Categoria:
Cronaca