Siracusa, sembra spegnersi il progetto «Archimede»

PRIOLO - Era stato presentato come il progetto che doveva costituire la sfida lanciata dall'Italia al nucleare per la produzione di energia elettrica. «Archimede», lo avevano chiamato: si proponeva di produrre energia elettrica, sfruttando l'energia solare. Il progetto era stato sviluppato dall'Enea, in collaborazione con l'Enel, ed era stato messo a punto dal premio Nobel per la Fisica Carlo Rubbia. Come campo di sperimentazione era stata scelta la centrale elettrica Enel di Priolo. A distanza di un anno mezzo dalla sua presentazione, il sogno sembra destinato a rimanere nel cassetto. Da parte dei dirigenti dell'Enel Sicilia è stato ribadito che «per avviare il progetto si attende il relativo decreto del governo che impegni la spesa che ammonta a circa 50 milioni di euro». Più pessimista il senatore dei Ds Antonio Rotondo: «Dopo che il governo si è giocato Rubbia dall'Enea, ora si vuole giocare anche il suo progetto». Il senatore Rotondo, di recente, ha inviato una lettera al neocommissario dell'Enea Luigi Paganetto chiedendogli «quale futuro è stato riservato al progetto Archimede di Priolo». Ancora non ha avuto risposta e questo la dice lunga circa la volontà di realizzare questo progetto che venne presentato, nella sede della centrale Enel di Priolo alla presenza di Carlo Rubbia, dell'ex ministro delle Attività produttive Antonio Marzano, dei vertici dell'Enel, rappresentati, allora, dal presidente Piero Gnudi e dall'amministratore delegato Paolo Scaroni, oggi passato all'Eni, come un evento di assoluta importanza nell'ambito del programma di ricerca e sviluppo sul solare termodinamico.
Un progetto, sosteneva Carlo Rubbia, che rappresentava anche la base per avviare, in un prossimo futuro, la produzione, su scala industriale, di idrogeno, destinato a sostituire, nel campo energetico, gli idrocarburi derivati dalla raffinazione del petrolio.

«Archimede», che attualmente doveva essere in fase di attuazione (Rubbia aveva dato appuntamento per la fine di quest'anno per verificare il funzionamento) si rifaceva ad un'idea di 2000 anni fa dello scienziato siracusano e, con l'eolico, la biomassa ed il fotovolatico, doveva costituire la terza via nel campo delle energie rinnovabili. Definito «un fiore all'occhiello» per l'Italia», aveva come obiettivo di catturare la luce solare attraverso un sistema di specchi parabolici che dovevano essere installati su una superfice di circa 200 mila metri quadrati. L'energia termica, così raccolta doveva servire a produrre vapore acqueo, che, portato ad elavata pressione, metteva in moto delle turbine e, quindi, avviare la produzione di energia elettrica. Nel caso specifico, la sperimentazione avrebbe consentito alla centrale elettrica Enel di Priolo di aumentare la potenza di circa 20MW.

Paolo Mangiafico
Fonte: LaSicilia.it il 20-08-2005 - Categoria: Cronaca

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