Sofri: Non arrestate il buon samaritano

Sofri: Non arrestate il buon samaritano di Adriano Sofri

Arrestare il buon samaritano? In un articolo nel blog di Giovanni Maria Bellu viene evocato «il problema di individuare il confine che separa il soccorritore dal favoreggiatore». Bellu è il giornalista che, a cinque anni di distanza, ebbe il merito di far riemergere dal fondo del Canale di Sicilia la tragedia dei 283 migranti pachistani, indiani e tamil, morti annegati nella notte di Natale del 1996. (Bellu l’ha poi raccontata in I fantasmi di Portopalo, Mondadori 2004). Che sia arduo distinguere fra soccorso e favoreggiamento è un ben amaro paradosso. Bellu ne scriveva a proposito dell’ennesimo caso: due pescherecci tunisini che lo scorso 8 agosto hanno soccorso, al largo di Lampedusa, un gommone con 44 persone di nazionalità eritrea, sudanese, etiope e marocchina, e tra loro 11 donne e due bambini. I sette pescatori dei due equipaggi, immediatamente dopo l’approdo, sono stati arrestati con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Bellu aggiunge un doloroso commento: «A fare un po’ di conti, alla fine di settembre, al processo di Agrigento, se tutto andrà bene, avranno trascorso in prigione un numero di giorni quasi identico a quello delle persone che hanno salvato».

È difficile capacitarsi di una severità come quella che tiene in galera «cautelarmente» dei pescatori che, a proprio scapito (l’accusa ha infatti rinunciato a imputare loro un «fine di lucro»), hanno prestato soccorso al proprio prossimo, com’è oltretutto dovere della gente di mare. È inevitabile pensare che si voglia dare un tristo avvertimento ai pescatori e agli altri naviganti che, nel cimitero marino che separa di così poco Africa ed Europa, si imbattono in naufraghi allo sbaraglio.
Era successo altre volte. L’11 luglio del 2004, per esempio. È domenica. Al largo della Sicilia incrocia da giorni la nave Cap Amanur, col suo carico imprevisto di 37 naufraghi esausti: 36 sudanesi, un ivoriano. Divampa un meticoloso dibattito estivo sulla questione accademica. La nave deve attraccare e sbarcare i naufraghi a Malta, o piuttosto in Libia, o invece in un porto italiano, i salvati vanno considerati come naufraghi, o come profughi, o come immigrati clandestini, o come richiedenti di asilo? Il comandante tedesco della nave e il suo equipaggio sono minacciati di arresto. Quella domenica la Cap Amanur è finalmente autorizzata, dopo 21 giorni, ad attraccare a Porto Empedocle, per ragioni umanitarie. Poi viene messa sotto sequestro. Dall’inizio dell’anno gli annegati censiti di quel nostro braccio di mare sono 959.
Fonte: Panorama.it il 14-09-2007 - Categoria: Internet

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