Tutti i giornali dedicano giorno dopo giorno sempre maggiore spazio agli sbarchi, riusciti o falliti, degli extracomunitari sui litorali d'Italia. In particolare è il Canale di Sicilia ad essere percorso faticosamente dalle vecchie carrette adibite al trasporto dei disperati. Ed è in particolare la Sicilia la terra promessa che ai clandestini deve sembrare una sorta di Eden, il luogo scelto per cambiare vita. Il Governo sta attrezzando misure molto rigorose per arginare la situazione, per impedire o almeno scoraggiare gli sbarchi. Siracusa, la sua costa, è uno degli approdi privilegiati. In particolare San Lorenzo, Portopalo, spesso hanno rappresentato il punto d'arrivo di centinaia di extracomunitari. E qui spesso è cominciato il secondo calvario del viaggio della speranza.
Il trasferimento nel centro di accoglienza e quindi il trasferimento definitivo nei luoghi di ripartenza per i rispettivi paesi di provenienza. Proprio su indicazioni del Governo, del ministero dell'Interno, le forze di polizia stanno ricevendo in questi giorni indicazioni tecniche di comportamento.
E' stato predisposto una sorta di piano per la «difesa» del nostro mare come se fossimo in attesa di un attacco dalle conseguenze irreparabili. E ciò che è più grave va diffondendosi fra le coscienze la convinzione che è giusto «difendersi». Ma difendersi da che cosa? Da poveracci senza armi, ma soprattutto senza vestiti, solo con un po' di speranza. Uomini disperati, con mogli e figli semplicemente attratti dal miraggio di poter migliorare le proprie condizioni di vita. E per ottenere questo sono disposti a viaggi di cui è certa solo la partenza non l'arrivo. Le cronache di questi giorni sono cronache di morte, di annegamenti. Fino ad ieri il nostro quotidiano, questo quotidiano, titolava in prima pagina «E' un mare di morti». Dunque niente artiglierie pronte a sparare nel mucchio ma soltanto la dovuta accortezza, l'organizzazione per l'accoglienza. E' solo un problema di umanità.
di Gigi Macchi
Fonte: LaSicilia.it il 22-06-2003 - Categoria: Cronaca
Umanità e necessità. Solo il 25% degli immigrati rimane in Italia. Vengono per lo più sfruttati e utilizzati nei lavori più umili che nessun Italiano si sognerebbe mai di fare. In Sicilia ricevono ,comunque, il più alto grado di umanità e solidarietà. E ' la cultura stessa del popolo siciliano che riesce nella sua umanità ad essere la più compatibile e sincera nei confronti di queste persone disagiate. Per questo dico:viva la Sicilia e il popolo siciliano. sempre.
Orbetello Cordiali Saluti Spiros