In 130, tra i quali anche sette bambini, stavano pigiati su di un barcone di una quindicina di metri in tutto. Tra di loro anche quattro cinque incinta. È la fotografia del nuovo, l'ennesimo sbarco di immigrati che ieri mattina si è compiuto sulle coste del Siracusano. Questa volta i clandestini – tutti africani, per lo più eritrei e somali – hanno preso terra a Marzamemi, il borgo marinaro di Pachino, centro ad una quarantina di chilometri da Siracusa, che in estate vede più che decuplicare la sua popolazione. Gli immigrati erano stati intercettati, sulla base di una segnalazione giunta alla centrale operativa della Guardia costiera, nel cuore della notte tra sabato e domenica. Il primo allarme è scattato quando il barcone si trovava a circa sei miglia a largo della costa di Portopalo di Capo Passero. Ma il contatto vero e proprio con le unità della Guardia costiera (sono state impiegate sia quelle della Capitaneria di porto di Siracusa, distaccamento di Portopalo, che di Pozzallo) e quindi della Guardia di finanza – nella zona operativa è stato come di consueto dispiegato il sistema operativo interforze che agisce tra mare e terra in simili circostanze – a circa un miglio e mezzo a largo della costa di Marzamemi.

Il barcone con il suo carico di umanità dolente in disperata fuga dagli stenti e dai patimenti del proprio Paese di origine, è stato quindi condotto sotto scorta in porto. Dei 130 immigrati – 93 uomini, 30 donne e 7 bambini – solamente uno è stato ricoverato all'ospedale “Trigona” di Noto perché presentava sintomi di disidratazione. Per un paio di donne è stato invece sufficiente un controllo medico nel Poliambulatorio di Pachino. Gli immigrati sono stati quindi trasferiti nel centro temporaneo di prima accoglienza allestito, come di consueto, nella struttura tensostatica di Pachino. Qui sono stati rifocillati ed hanno ricevuto la prima assistenza, oltre ad essere stati sottoposti ai controlli di rito.

Aldo Mantineo