Il primo giorno di riapertura del processo per il naufragio "fantasma" del Natale '96 a Portopalo, che causò la morte di 283 migranti, si è concluso con un nulla di fatto. Rimandata al 27 ottobre l'udienza per l'assenza dei sopravvissuti (molti non sono rintracciabili) che avrebbero potuto testimoniare la strage avvenuta a largo delle coste di Sicilia, per la collisione della nave Yioahn con una carretta del mare. A guidare l'imbarcazione che ha tranciato in due la F174 su cui viaggiavano i migranti, il libanese Youssef El Hallal, tutt'ora ingiudicato. Sta di fatto che, il solo barlume di speranza creato dal ritrovamento del relitto, non è sufficiente a placare l'indignazione dei parenti delle vittime, i cui corpi sono ancora sepolti in fondo al mare. «E' assurdo che un processo di rilevanza internazionale sia trattato come un qualsiasi processo locale - commenta Di Stefano, responsabile siciliano della commissione regionale immigrazione (Prc), - Ma è ormai evidente che questa vicenda sia stata rimossa per la volontà di insabbiarla».
E infatti, dietro alla strage dei migranti inghiottiti dal mare, si profilano connivenze che, in questi anni, hanno assicurato la copertura ai responsabili della tragedia: El Hallal, appunto, e il basista armatore della Yioahn, Sheik Thurab, rimasto unico imputato del processo. Intanto, mentre il dibattimento stenta a decollare, si susseguono le iniziative volte a non dimenticare. A Milano, per esempio, è in programma lo spettacolo "La nave fantasma", scritto dal regista e attore Renato Sarti e da Giovanni Maria Bellu, il giornalista che scoprì il relitto sul fondo del mare su indicazione di un pescatore portopalese.
Giada Valdannini
Fonte:
Liberazione.it il 08-10-2004 - Categoria:
Cronaca