"La situazione è precaria, non possiamo studiare in queste condizioni, non abbiamo locali idonei, non ho neanche la garanzia di potermi laureare ad ottobre perché mancano i laboratori di informatica che, invece, esistevano il primo anno quando eravamo in via Roma. Spesso però i contatori dell'energia elettrica non reggevano provocando danni irreparabili alle attrezzature didattiche personali dei professori" è la pesante denuncia di una studentessa avolese che frequenta la facoltà di Scienze della formazione di Noto, sede distaccata dell'Università di Messina. Il Consorzio Universitario del Mediterraneo Orientale, nato con protocollo d'intesa siglato fra i comuni di Noto, capofila, Avola, Rosolini, Pachino e Portopalo di Capo Passero, il Cenacolo domenicano e la Banca cooperativa agricola di Pachino nonostante l'enorme successo segnato dalle numerose iscrizioni non riesce a superare l'empasse.

Le gravi lacune edilizie, i mezzi didattici inidonei, la mancanza di una biblioteca dignitosa, la scarsa organizzazione hanno spinto diversi studenti a migrare verso la sede di Priolo, dov'è stato istituito un altro corso triennale. "La competenza all'istruzione universitaria spetta alla provincia che dovrebbe investire in tal senso. I fondi destinati dai comuni che aderiscono al consorzio sono irrisori e non possono garantire livelli logistici universitari. Attualmente i finanziamenti provinciali sono dirottati verso il costituendo consorzio di Siracusa, ignorando così l'esistente a Noto" ha sostenuto con tono fortemente critico il sindaco Di Giovanni. "La provincia-propone Di Giovanni- dovrebbe investire in proporzione alla quota di abitanti dei comuni aderenti al consorzio. La situazione è comunque in evoluzione, forse ci potrebbe essere la possiblità di accedere a finanziamenti ministeriali". Il disagio è stato rimarcato anche dal preside della facoltà, professore Letterio Smeriglio, il quale ha voluto sottolineare come le inadempienze non dipendano dal corpo docente.

Gabriella Tiralongo