PACHNO - Il teschio fossile di un umanoide è stato rinvenuto nelle settimane scorse da un privato in contrada Carrubella, all'interno di un anfratto che probabilmente costituiva un'antica sepoltura. Il fossile, che è stato donato al Comune di Pachino tramite l'esperto del Municipio Guido Rabito, ora si trova custodito in una teca all'interno del Palmento di Rudinì, luogo in cui si intende realizzare un piccolo museo. «Si tratta - afferma lo stesso Rabito - di un reperto dal valore storico inestimabile, che che forse sarà in grado di riscrivere la storia dell'evoluzione umana dalla creazione a oggi. Sul fossile sono chiaramente visibili e riconoscibili i tratti umanoidi. I paleontologi che hanno già avuto modo di fotografare ed esaminare il reperto sono rimasti impressionati». Il teschio fossile è stato richiesto per motivi di studio dalla Soprintendenza e da enti di ricerca, ma, in forza a un protocollo di intesa siglato proprio dalla Soprintendenza con il Comune di Pachino, è rimasto in loco, mentre, ai fini di studio, sarebbero stati prelevati alcuni campioni e scattate fotografie ad alta risoluzione che permetteranno di effettuare anche degli ingrandimenti.
Al momento non è ancora chiara l'epoca a cui il teschio risalga. Certamente si tratta di un'epoca preistorica.
Del resto Pachino è ricca di testimonianze non solo di insediamenti di varie popolazioni, ma anche di insediamenti preistorici con le sue grotte ancora visitabili e con la necropoli di contrada Cugni che costituisce una delle zone archeologiche in gran parte ancora da esplorare e tutta da scoprire. Purtroppo, da questo punto di vista si tratta di una zona poco valorizzata. Molti reperti ritrovati nell'area si trovano oggi custoditi all'interno del museo «Paolo Orsi» di Siracusa, ma non tutti sono visibili ed esposti al pubblico. La zona di contrada Cugni in parte è stata recintata ed è tutelata dalla Soprintendenza come zona archeologica e di interesse straordinario. Tuttavia le ricerche di reperti necessitano fasi di studio e di scavo incompatibili con le attuali risorse economiche. Anche per questo motivo il Comune ha ritenuto opportuno sottoscrivere un protocollo d'intesa per trattenere nel territorio quanto viene ritrovato e dunque considerato autoctono, in modo da valorizzare la storia e le radici. Parte di questi reperti, trovati anche sui fondali marini, oggetto di rinnovate attenzioni da parte della Soprintendenza del mare di Palermo, ma anche di alcune università americane, saranno custoditi in un'ala del Palmento di Rudinì di cui si cercherà di valorizzare anche gli spazi sotterranei, ritenuti da tutti più suggestivi e adatti a scopi di carattere culturale.
Salvatore Marziano
Fonte:
LaSicilia.it il 13-11-2012 - Categoria:
Cronaca