Tir fermi in Sicilia, agricoltori in rivolta

VITTORIA (RAGUSA) - A mezzanotte scatterà il fermo dei tir promosso in Sicilia da Aitras, Fiap, Aias e Assotrasporti. La protesta, indetta contro il caro-gasolio e il caro autostrada, durerà fino a domenica prossima e lascerà nei parcheggi una parte degli automezzi sui quali viaggia la quasi totalità dei prodotti alimentari deperibili. Difficile prevedere la percentuale di adesione.

Le sigle sindacali in lotta rappresentano una piccola parte dell'autotrasporto, ma sono agguerrite, come dimostrato in occasione dell'analoga azione di lotta dell'ottobre 2000 quando i blocchi stradali fermarono di fatto la totalità degli automezzi, facendo mancare nei supermercati generi di prima necessità come latte, carni, frutta, verdure e formaggi e lasciarono a secco le pompe di benzina. Secondo quanto assicurato dal presidente dell'Aias Giuseppe Richichi, questa volta non ci saranno blocchi e i camionisti che vorranno potranno circolare liberamente, ma la tensione è alta.

Contro i «Cobas» dei tir sono schierate le maggiori organizzazioni di categoria degli agricoltori, Cna, Confartigianato, Claai e Casa che chiedono misure di sicurezza a protezione della libertà di movimento dei propri associati, che sono l'80% del totale. Intanto è arrivata al terzo giorno una singolare controprotesta. A Vittoria, capitale della serricultura siciliana - un comparto che da Licata a Pachino occupa 80 mila persone e fattura 3 miliardi di euro - da venerdì è in atto a palazzo Iacono, sede del Comune, un presidio permanente.

Il sindaco Francesco Aiello, assessori e consiglieri comunali, esponenti del mondo produttivo legato alla serricultura, compresi quelli dell'autotrasporto, da venerdì dormono su materassi sistemati a terra nella prestigiosa Sala degli Specchi per richiamare l'attenzione sui rischi di ordine pubblico e sugli effetti che il fermo dei tir potrebbe provocare su un settore in crisi. Quella che si aprirà domani è infatti la prima delle cinque settimane d'oro, per qualità e quantità, della produzione serricola. Il danno immediato potrebbe superare i 50 milioni di euro, ma le conseguenze a cascata appaiono incalcolabili.
Fonte: LaSicilia.it il 17-04-2005 - Categoria: Economia

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