Quattro dei 168 clandestini intercettati giovedì pomeriggio a circa quattro miglia da Portopalo, sono stati arrestati. Per la polizia sono degli “scafisti” al servizio di chi ha organizzato il viaggio dei disperati. Si tratta di un egiziano, Mahmud Ahamed Ahmed, 27 anni, e di tre palestinesi: Musser Ahmed Mohammed, 35 anni, Mohammed Mustefa Mahmud, 27 anni, e Abas Adula Ahmed, 30 anni. Da ieri notte si trovano rinchiusi nel carcere di contrada Cavadonna, con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. I quattro sono stati sospettati sin dal momento in cui il peschereccio coi clandestini è stato bloccato. I poliziotti li hanno tenuti sotto controllo e appena sbarcati li hanno bloccati e consegnati agli agenti della Squadra Mobile. Del gruppo dei sospettati facevano parte inizialmente più persone, ma alcune sono state rilasciate perché non sono emersi nei loro confronti elementi di colpevolezza. Contro i quattro fermati, invece, le prove sarebbero più che convincenti. Gli investigatori hanno sequestrato loro più di mille dollari, un telefono satellitare e altro materiale ritenuto interessante ai fini dell'indagine. I soldi sono ovviamente solo una piccola parte di quanto hanno pagato i clandestini per essere trasportati in Italia. Dagli interrogatori dei disperati è emerso che ciascuno avrebbe pagato tra gli 800 e i 1200 dollari. Agli “scafisti”, evidentemente sarebbe toccata solo una piccola fetta della somma intascata dagli organizzatori, che sarebbe stata di 168 mila dollari. Intanto, grazie alla testimonianze raccolte, si sono fatti più chiari i retroscena del viaggio.
I clandestini, tra cui 29 donne e tredici bambini, tutti provenienti dai paesi del cosiddetto “Corno d'Africa”, cioè Etiopia, Somalia ed Eritrea, sono salpati dalla Libia. Nel paese nordafricano avrebbero atteso almeno due settimane prima di imbarcarsi. Non è da escludere che i clandestini abbiano cominciato il viaggio su un'imbarcazione più grande e siano stati trasbordati sul vecchio motopesca sul quale sono stati trovati solo poco prima dell'avvistamento da parte dei pescatori che hanno informato la Capitaneria di Porto. Il barcone su cui i clandestini hanno viaggiato stipati come sardine nella stiva, in ogni spazio dello scafo e persino sulla copertura della cabina, per ordine del sostituto procuratore della Repubblica Paola Vallario è adesso sotto sequestro al porto. Da ieri mattina i disperati sono al centro di prima accoglienza di Isola Capo Rizzuto, vicino a Crotone, in Calabria. Vi sono stati trasferiti coi pullman di notte. Resteranno lì in attesa che vengano istruite le pratiche per il rimpatrio. Nelle poche ore trascorse a Siracusa si è fatto di tutto per dare loro l'assistenza di cui avevano bisogno. L'ufficio di protezione civile del Comune ha trasportato sulle banchine del porto grande, davanti alla sede della Capitaneria, bagni e docce prefabbricate e inoltre ha fornito ai bisognosi, grazie al prezioso aiuto dei volontari, assistenza sanitaria, pasti caldi e ogni tipo di altro aiuto. Otto i clandestini trasportati con ambulanze in ospedale, ma solo tre quelli ricoverati: due donne, una incinta e un'altra con un braccio fratturato, e un bambino di un anno. (s.c.)
Fonte:
La Gazzetta del Sud il 23-08-2003 - Categoria:
Cronaca