Erano in cento gli immigrati soccorsi al largo di Portopalo, in Sicilia, dopo nove giorni di naufragio. In 28 non ce l'hanno fatta. La polizia ha arrestato ieri due liberiani, accusati di essere gli scafisti.
ALFREDO PECORARO
PALERMO - Si stringono, camminano nei corridoi del centro d'identificazione di Pian del Lago (Caltanissetta) tenendosi per mano. Lei ha 25 anni, lui 30. Pensano al loro bimbo che non c'è più. A quei momenti drammatici. Il buio, il mare gonfio. Il bambino di appena un anno che piange, soffre, fino a quando il suo cuore, stremato, si ferma. Poi quella scelta tragica: consegnare alle onde il corpo di quel figlio che volevano portare in Italia, dopo aver lasciato la Liberia, con la speranza, ancora una volta, di una vita migliore. La stessa speranza dei 69 compagni di viaggio salvati a 130 miglia sud-est da Portopalo di Capo Passero (Siracusa) da un mercantile turco, dopo nove giorni di naufragio, con il barcone di 14 metri, senza benzina, e in balia delle onde. I superstiti hanno raccontato di essere partiti dalla Libia. Erano in cento. Altre 28 persone, quindi, non ce l'hanno fatta. In fondo al Canale di Sicilia giacciono i loro cadaveri, gettati in acqua per fare spazio nel barcone. Un'altra persona invece è morta quando l'incubo stava per terminare, poco prima che l'equipaggio del cargo tedesco Zudierdiep trasbordasse i naufraghi. L'unico superstite che non si trova in Italia, è Onge Age, 32 anni proveniente dal Ghana. Subito dopo il salvataggio, è stato trasporto in elicottero a Malta, ricoverato d'urgenza nell'ospedale San Luca de La Valletta, le sue condizioni ora sono buone. Dei 71 migranti, 11 con gravi sintomi da disidratazione, tra cui due donne, rimangono ricoverate nell'ospedale Umberto I di Siracusa, ancora sotto osservazione. Non appena dimessi saranno trasferiti nel centro di Pian del Lago, dove da ieri si trovano già gli altri 58 migranti, dopo aver trascorso diverse ore nella palestra di una scuola, attrezzata alla meno peggio. Ad assisterli ci sono i volontari della Croce rossa, che distribuiscono i pasti preparati da una cooperativa. Gli stessi volontari assicurano anche l'assistenza sanitaria nell'arco della giornata, mentre l'Ufficio immigrazione della polizia ha avviato le procedure per identificarli in attesa di asilo politico o di rimpatrio. La Questura di Siracusa è sicura di aver individuato due scafisti, che si sarebbero confusi tra i migranti al momento dello sbarco.
Secondo gli investigatori i 71 migranti avrebbero pagato una cifra tra i 650 e i mille dollari per la traversata che doveva durare solo poche ore, ma che si è interrotta dopo due giorni per un'avaria al motore. Così sono rimasti per un'altra settimana in mare, alla deriva, senza acqua e senza viveri, assistendo impotenti alla morte dei loro compagni. Anthony Sapond, 29 anni, e Kimg Dom Kwame, 35 anni, entrambi liberiani, sono accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Nei loro confronti gli investigatori hanno raccolto le testimonianze dei sopravvissuti, compresa la coppia di giovani sposi liberiani che hanno raccontato di essere stati costretti ad abbandonare in mare il cadavere del loro figlioletto. I migranti hanno detto di essere partiti dalle coste libiche, e precisamente da Zuwarah. I due presunti scafisti avrebbero organizzato il viaggio, fornito i viveri e sarebbero stati al timone dell'imbarcazione, cercando senza successo di riparare il motore. Sul naufragio sta indagando Fabrizio Focardi, sostituto procuratore a Siracusa, che nei prossimi giorni si recherà nel cpt di Caltanissetta per continuare gli interrogatori. «E' stato sufficiente ascoltare la testimonianze di sei-sette di loro - spiega Focardi - per individuare i due presunti "traghettatori", ma adesso è importante ascoltare tutti i clandestini per acquisire maggiori elementi possibili». Il magistrato intende recuperare anche il barcone, dove potrebbero trovarsi ancora agendine con numeri di telefono o altre indicazioni utili per individuare i responsabili del racket che hanno organizzato la «traversata della morte». Il pm non esclude nemmeno una richiesta alle autorità marittime per avviare la ricerca dei cadaveri dei migranti gettati in mare. Un'operazione particolarmente difficoltosa. «Ma io - dice Focardi - non intendo lasciare nulla di intentato. Cercherò anche la collaborazione degli altri paesi, a cominciare da Malta, attraverso il ministero della Giustizia».
Di fronte al dramma umano, il ministro Roberto Calderoli non c'ha pensato un attimo nell'accomunare chi fugge dalla guerra e dalla povertà dei Paesi africani, ai terroristi. Peggio del ministro, che ancora una volta ha espresso l'ideologia razzista della Lega Nord, hanno fatto alcuni albergatori e operatori turistici di Lampedusa che hanno deciso di "lanciare una sfida ai turisti", mettendo una "taglia" sui migranti. Una proposta condivisa, in parte, dal sindaco Bruno Siragusa di Forza Italia. «Questa iniziativa - commenta - è una chiara provocazione, però Lampedusa, da anni, soffre per le forzature mediatiche attorno al problema degli immigrati e questo allontana i turisti, che devono sapere che i clandestini dal momento dello sbarco e fino al loro trasferimento, rimangono nel centro di accoglienza, senza potere essere visti o avvicinati da chicchessia».
Fonte:
IlManifesto.it il 10-08-2004 - Categoria:
Cronaca