Nonostante i continui e ripetuti appelli per la salvaguardia del territorio, soprattutto quello relativo alla zona del Tellaro, inserito nella concessione per le ricerche di idrocarburi, nulla è stato fatto fino ad oggi per scongiurare il pericolo. Questo quanto sostengono i responsabili del comitato i «Cittadini per l'Ulivo di Noto». «La mappa della concessione per le trivellazioni - evidenzia Daniele Manfredi - comprende il trantasette per cento del territorio netino, incluse aree come Vendicari, il fiume Tellaro, la zona dei Mosaici e Noto Antica. Come si può ben immaginare quali valenze e peculiarità racchiuda questo triangolo, città compresa». I cittadini per l'Ulivo con le ricerche e le trivellazioni petrolifere prevedono danni alle coltivazioni oltre agli interventi di natura strutturale ed infrastrutturale. «Le comunità locali - aggiunge Daniele Manfredi - hanno avviato da tempo nel territorio processi per lo sviluppo ecocompatibile, legato sia alle bellezze naturali che alle tradizioni, al turismo ed all'agricoltura, tutti sostenuti da finanziamenti regionali e comunitari.

Ma oggi il Val di Noto è in pericolo poichè rischia di essere travolto «dall'oro nero» e dalle sue conseguenze». Insomma, per i dirigenti del comitato cittadino per l'Ulivo di Noto, la Regione siciliana sta dando il via ad un processo di devastazione del territorio autorizzando senza limiti campagne di trivellazioni per la ricerca di idrocarburi, con conseguenze disastrose per l'habitat. «Non basta che la provincia stia pagando un prezzo altissimo - conclude Daniele Manfredi - per i disastri ambientali irreversibili nei territori delle zone industriali di Priolo e di Melilli, ma ora si vuole anche compromettere quella zona che negli anni 70 fu salvata dagli interventi Isab. Il comprensorio sud di Noto che ha vocazione turistica ha raggiunto una maturità ed una programmazione tale da indurre i cittadini a tutelare il territorio che ha raggiunto nell'artigianato e nell'agricoltura risultati eccellenti».

B. T.