Un pensionato del Nord; un agronomo, con un passato legato ad una esperienza pubblica; un imprenditore agricolo ed un bracciante agricolo, avrebbero costituito – secondo l'ipotesi accusatoria della procura della repubblica di Siracusa – una associazione a delinquere, finalizzata al compimento di truffe nel settore agricolo. Le truffe avrebbero provocato un danno alle vittime, cadute nel tranello, do oltre 500 mila euro.«E' una stima provvisoria» hanno affermato gli investigatori – in quanto attendiamo che altre ditte cadute nella trappola si facciano vive». In manette (ma agli arresti domiciliari, come disposto dal Gip presso il tribunale di Siracusa Giuseppina Storaci), sono finiti il piacentino Ermanno Bersani di 74 anni, ritenuto la «mente» della presunta associazione a delinquere; i pachinesi, Carmelo Iacono di 48 anni, agronomo, con esperienza politico-amministrativa; Salvatore Iacono di 45 anni, e il bracciante agricolo Enzo Quartarone di 32 anni. Il quinto arrestato è imprenditore agricolo di 33 anni domiciliato a Gravina di Catania.
Il «gruppo dei cinque», sempre secondo l'ipotesi accusatoria, avrebbe costituito una ditta, risultata civetta, per la produzione di articoli ortofrutticoli di Pachino, denominata «Eco Plant». Con la copertura della Srl fittizia e la loquacità forbita del pensionato di Piacenza, era stato avviato un meccanismo truffaldino, molto semplice nel meccanismo operativo. I soci della Eco Plant dopo avere avviato contatti con ditte di rappresentanza italiane e estere, riuscivano, con ogni mezzo, a tranquillizzare i fornitori, assicurando una floridezza economica che, poi, è risultata inesistente. Acquistavano partite di semenze ( soprattutto di melloni), equipaggiamenti per la installazione degli impianti di coltivazione (tubi per irrigazione e teloni in spastica) ed altro materiale utile per la installazione delle serre, degli impianti vivaistici, eccetera. Cominciavano con piccoli ordinativi i cui importi alla scadenza venivano onorati, poi con il passare dei mesi la richiesta di forniture aumentava e conseguentemente aumentavano gli importi delle fatture da pagare, che venivano saldati con assegni bancari postadatati emessi da tre banche ( due di Pachino e una di Noto). Ad un controllo di routine, gli assegni risultavano coperti. Al momento della scandenza, e quindi dell'incasso, però le ditte fornitrice apprendevano che i fondi erano stati estinti, per cui restavano con un pugno di mosche in mano. Da qui, la prima denuncia presentata ai carabinieri di Noto da un rappresentante siracusano. E poi via via sono arrivate le altre denunce. Ma il cerchio non si è ancora chiuso. Su un notevole materiale formato da documenti vari, stanno continuando a lavorare i carabinieri del nucleo operativo e radiomobile.
saretto leotta
Fonte:
LaSicilia.it il 04-12-2004 - Categoria:
Cronaca