PACHINO - Del diacono e poeta Salvatore Cagliola più volte è stata apprezzata la vena poetica espressa sia in lingua che in dialetto, basti pensare al calore che Cagliola ha ricevuto a Lugano dove ha recitato in dialetto lasciando estasiato il pubblico presente. Non tutti però sanno che il diacono Cagliola si interessa anche di musica e scrive testi per canzoni. In particolare i testi delle canzoni eseguite dal gruppo folk Pachino 'n ciuri sono stati scritti in gran parte proprio dal diacono-poeta, e lo stesso nome di Pachino 'n ciuri deriva proprio dall'omonima canzone scritta da Salvatore Cagliola. Tantissimi gli esempi di canzoni siciliane del nostro paroliere, da "Bedda se 'n t'arrisbigghi" a "Gabbianu 'mpagghiatu", a "la morti di lu cefalu", musicate da Pippo Dugo, a "La Stati", o "Cantu ppi la vignigna" o "Caccia ch'è notti" musicate da Carmelo e Vincenzo Latino. Il poeta Cagliola dunque si inserisce con le canzoni cantate da menestrelli e cantastorie nella ricca tradizione siciliana che vanta capolavori di assoluto valore e di sublimi vertici artistici.
A riprova di questa presenza del diacono Cagliola nella cultura e nella tradizione siciliana ed in particolare a Pachino e dintorni, è la felice espressione "Cunta lu nannu", che ha dato l'intitolazione alla grande mostra etnografica curata da Tano Mallia. Un altro esempio lampante della vena artistica del nostro Salvatore Cagliola è "Pinocchio astronauta" musicata da Rosario Mulè che ha vinto il primo premio al concorso indetto alcuni anni fa dal distretto scolastico di Noto per ricordare il famoso burattino immortalato da Collodi. Ancora è da ricordare "Vieni e dammi la mano, fratello nero", il cui testo è sempre di don Salvatore Cagliola e la musica è di don Ignazio Petriglieri che è un inno per il beato Antonio Etiope, schiavo nero vissuto ad Avola e Noto nel 16° secolo, in occasione del convegno «Gli immigrati ci interpellano» organizzato dalla Diocesi di Noto.
Sa. Mar.
Fonte:
LaSicilia.it il 29-05-2004 - Categoria:
Cultura e spettacolo