Vengono venduti in tutto il mondo come prodotti "made in Italy", ma del tricolore hanno ben poco. È questa la sorte di alcuni dei nostri fiori all'occhiello, diventati nel tempo il simbolo dell'Italia nel mondo: pizza, spaghetti e pomodoro. Avreste mai immaginato che il 20 per cento della produzione di salsa di pomodoro, la classica "pummarola", viene importata dalla lontana Cina? Sono ben 82 mila le tonnellate di concentrato di pomodoro cinese -a fronte di una produzione nazionale di 396 mila tonnellate- utilizzate nella confezione della passata di pomodoro nostrana, denuncia la Coldiretti sollevando il coperchio su una situazione di grave anomalia che riguarda tutta una serie di prodotti base della nostra alimentazione. Altri esempi: la pasta. 800 mila tonnellate di grano duro (intorno al 35% del totale) -ingrediente base degli spaghetti- arrivano ogni anno dall'estero, in prevalenza dal Canada. Così come l'olio, ben 160 milioni di litri e il latte sfuso, 1,7 miliardi di litri utilizzato ad esempio nella produzione di pasta filata, yogurt e formaggi.
Tutte materie prime che di italiano non hanno nulla ma che vengono confezionate nel nostro paese e commercializzate come alimenti "italiani". La Coldiretti lancia l'allarme e chiede di rendere obbligatoria l'indicazione in etichetta dell'origine della materia prima agricola, così come accade per il miele e la carne. Sul piede di guerra anche le associazioni dei consumatori che parlano di truffa e inganno. La legge comunitaria è ondivaga e disomogenea accusano gli agricoltori promettendo battaglia anche sui prodotti ortofrutticoli. A dir la verità la legge imporrebbe di indicarne la provenienza ma per ora nessuno di noi saprà mai da dove arrivano quei 2 miliardi di chilogrammi di frutta e verdura importati ogni anno nel nostro paese.
Fonte: TG5 On Line il 09-02-2003 - Categoria: Cronaca