Se non è da parte dei carabinieri della compagnia di Noto una vera e propria crociata, votata alla repressione degli ecoilleciti, poco ci manca. Basti tenere presente il numero degli interventi che sono stati compiuti in ventri giorni di indagini: sequestrate sei discariche abusive, denunziate oltre dieci soggetti, fra proprietari di fondi e affittuari degli stessi fondi, che sono stati trasformati in discariche, evidentemente abusive, a cielo aperto. Ieri da parte dei carabinieri della compagnia di Noto, comandata dal capitano Orazio Danilo Russo, è stata individuata, localizzata e sequestrata un'altra discarica abusiva. Non è una grande discarica, per la verità. Solo, si fa per dire, 3000 metri quadrati. La dimensione fa impallidire difronte alla discarica di 16 mila metri quadrati, sequestrata dai carabinieri nei giorni precedenti. Ma pur sempre di violazione in materia di ambiente, si tratta: sia che la discarica è di grande dimensioni o di piccole dimensioni. Il reato è lo stesso. Ed è un reato penale previsto dal decreto Rochi. L'individuazione e localizzazione della nuova discarica è stata compiuta come per le precedenti scoperte, dai carabinieri di Pachino i quali, stanno seguendo alla lettera le disposizioni in materia impartite dal comando compagnia di Noto. Le discariche sono venute alla luce, si fa per dire perchè sono risultate tutte a cielo oaerto, sulla base di un monitoraggio e in seguito ad una mappatura articolata del territorio pachinese. I carabinieri della locale stazione, infatti, oltre ai servizi per contrastare la criminalità comune, mediante il controllo del territorio, hanno intrapreso servizi a largo raggio per stroncare gli illeciti di natura ambientale. E dagli oggi, dagli domani, ecco che è venuta fuori la crociata ambientalista dei militari dell'Arma.
Ancora una volta in questo appezzamento di terreno, al confine fra Pachino e Noto, i carabinieri hanno scoperto di tutto e di più: rifiuti speciali, inerti, ferraglia, materia plastica, tubi in metallo,amianto, inerti provenienti da demolizioni, pneumatici, carcasse di autoveicoli, e, come suo dirsi, chi più ne ha più ne metta. I proprietari e gli affittuari dei terreni – è stato ribadito dagli investigatori – che hanno consentito di adibire gli appezzamenti a discarica, dovranno rispondere penalmente, come detto, e hanno avuto imposto l'obbligo di provvedere alla bonifica dei siti. Affrontando le opere relative a loro spese. In taluni casi, i carabinieri hanno accertato che le aree per essere adibite a discarica erano stata sottoposte ad opere murarie, modificando in tal modo l'assetto non solo territoriale ma anche dell'ambiente circostante. Grosse porzioni di terreno sono stati movimentati e ricoperti alla meno peggio, quando la discarica abusiva non poteva più contenere altro materiale di risulta. Il pericolo di inquinamento delle falde, fra l'altro, non era soltanto un rischio ipotetico, ma una allucinante realtà. La memoria va alle vasche di decantazione a perdere che erano state realizzate in un agrumeto del pachinese. In queste vasche venivano versati i liquami oleosi, e quindi altamente, inquinanti che provenivano dalle spremitura delle olive. Allora quella iniziativa fu smantellata dalla guardia di finanza che sequestrò i singolari pozzi a perdere. Fu accertato anche che in questa discarica sotterranea, il conferimento dei liquiami oleosi, veniva affettuato anche da soggetti provenineti anche da altre province. Insomma era un business fondato sull'ecoillecito. Il fenomeno, purtroppo, continua: da qui, la repressione intrapresa dai carabinieri di Pachino. Una repressione dura, ma che renderà l'ambiente possibilmente, nuovamente vivibile senza pericoli per la salute pubblica.
saretto leotta
Fonte:
LaSicilia.it il 01-11-2003 - Categoria:
Cronaca