Il principale obiettivo del vertice mondiale sulla società dell'informazione, in programma a Tunisi da oggi fino al 18 novembre, è garantire che i Paesi poveri traggano pieno beneficio dal ruolo che le nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione, compreso Internet, possono svolgere nel campo dello sviluppo economico e sociale.
Ma sono molte le dimostrazioni di scarsa o erronea informazione emerse alla vigilia dell'incontro. Uno di tali fuorvianti pregiudizi, ad esempio, peraltro assai ricorrente di recente, è quello secondo cui le Nazioni Unite intendano assumere un controllo o una sorta di stretta sorveglianza su Internet. Nulla di più distante dalla realtà. Lungi dal tramare per impossessarsene, l'Onu ha il solo obiettivo di assicurarne la portata globale. Questo sforzo sarà al centro del vertice di Tunisi.
È normale aspettarsi reazioni decise quando si parla della tutela della rete. Nella sua breve esistenza, Internet è diventato un fattore di cambiamento drammatico, addirittura rivoluzionario, in settori tra loro tanto diversi quali ad esempio la sanità, l'educazione, il giornalismo, la politica. Nell'ambito dell'attività stessa dell'Onu per lo sviluppo, ci è stato dato modo di intravedere appena i potenziali benefici che l'uso di Internet può determinare: soccorsi più rapidi e coordinati in modo più efficace alle vittime di disastri naturali; informazioni mediche decisive per salvare la vita di popolazioni povere confinate in aree remote; l'accesso a informazioni non censurate, per tutti coloro intrappolati da regimi oppressivi, una salutare valvola di sfogo alle loro sofferenze e un canale efficace per chiedere aiuto.
Esistono preoccupazioni legittime legate all'uso di Internet quando esso è volto a incitare al terrorismo o sostenere coloro che lo promuovono, a diffondere la pornografia, facilitare attività illecite, esaltare il nazismo o altre repellenti ideologie. Ma censurare il ciberspazio, comprometterne le fondamenta tecniche, o sottoporlo a angusti controlli governativi, significherebbe rinnegare uno dei maggiori strumenti di progresso di oggi. Difendere Internet significa difendere la libertà stessa.
Attualmente, la disciplina di una serie di questioni legate all'uso di Internet, quali ad esempio il proliferare di messaggi di posta elettronica non desiderati e il crimine telematico, è stata molto frammentaria, a fronte di una gestione dell'infrastruttura di Internet che si è invece fondata sulla collaborazione informale ma efficace tra istituzioni di natura diversa, imprese private, società civile, con un ruolo guida svolto dalle comunità accademiche e scientifiche. Ma la situazione è diversa per i Paesi in via di sviluppo, che trovano difficile stare al passo con questi processi e sentono di essere emarginati dalle strutture di controllo della rete globale.
Agli Stati Uniti va il nostro ringraziamento per aver sviluppato Internet e averlo reso disponile al mondo intero. Per ragioni storiche, gli Usa hanno l'ultima parola su alcune delle risorse chiave di Internet e da molti parti si sostiene che tale autorità dovrebbe essere condivisa con il resto della comunità internazionale. Gli stessi Stati Uniti, che pure hanno finora esercitato le proprie responsabilità di supervisione in modo equo e onorevole, riconoscono le legittime preoccupazioni in materia di politiche pubbliche e sovranità che altri governi si trovano ad avere, e sostengono la necessità di continuare a lavorare per dare una natura più internazionale agli accordi che disciplinano la rete globale. Il bisogno di cambiamento non è il frutto di una riflessione sul passato o sul presente; si tratta piuttosto dell'esito di una riflessione sul futuro, quando la crescita di Internet si accentuerà in maniera drammatica soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.
Quello a cui assistiamo ora è l'inizio di un dialogo tra due culture differenti: la comunità non governativa di Internet, caratterizzata tradizionalmente da approcci decisionali dal basso verso l'alto, e il mondo più formale e strutturato dei governi e delle organizzazioni intergovernative. Occorre che i governi definiscano corrette politiche di accesso e uso di Internet adesso, e si coordinino tra loro e con la comunità della rete. Ma i governi non sono in grado di definire queste regole da soli, dovendo piuttosto imparare a collaborare con interlocutori di natura diversa, extragovernativa. Sono questi ultimi, in fondo, che hanno giocato un ruolo decisivo nello sviluppo e nel coordinamento di Internet. Loro resteranno la forza motrice di ulteriori cambiamenti e innovazioni.
In occasione del vertice precedente di Ginevra, due anni fa, il dibattito sul governo di Internet si arenò. Per questo gli Stati membri delle Nazioni Unite mi chiesero di creare un gruppo di lavoro che esaminasse la questione a fondo. Questo gruppo sul governo di Internet ha presentato i risultati della sua attività in un rapporto che riflette le vedute dei suoi membri, ma non quelle delle Nazioni Unite. Esso ha proposto la creazione di un nuovo spazio di dialogo; un forum che porterebbe tutti gli utenti della rete a condividere informazioni e procedure, a discutere questioni complesse, ma che non avrebbe alcun potere decisionale.
Il gruppo di lavoro ha anche presentato una serie di opzioni in vista di futuri accordi di supervisione, con sfumature diverse di coinvolgimento governativo e vari livelli di relazione con le Nazioni Unite. Nessuno afferma che l'Onu dovrebbe ereditare le funzioni delle strutture tecniche che attualmente gestiscono Internet; nessuno propone di costituire una nuova agenzia delle Nazioni Unite; alcuni suggeriscono addirittura che l'Onu non abbia affatto alcun ruolo. Tutti ritengono che la gestione quotidiana della rete dovrebbe essere lasciata alle istituzioni tecniche, se non altro per proteggerla dalle indebite invasioni di un infuocato dibattito politico. Tutti questi spunti costituiscono al momento oggetto di riflessione per gli stati membri dell'Onu.
Nei lavori che hanno preceduto il vertice che si apre oggi si è riaffermato il diritto di cercare, ricevere e divulgare informazioni e idee in qualunque modo e indipendentemente da qualsiasi frontiera. Io faccio appello a tutti i partecipanti al vertice affinché mostrino la loro disponibilità a colmare l'attuale divario digitale; a costruire una società dell'informazione aperta e inclusiva che assicuri la crescita di tutti; a portare questo regalo che abbiamo ricevuto dal XX secolo pienamente nel nostro secolo.
di Kofi Annan
Fonte:
IlSole24Ore.it il 16-11-2005 - Categoria:
Cronaca