PACHINO - A rompere l'accordo il segretario dei Comunisti italiani Gioacchino La Corte. Si frantuma l'Unione pachinese. Dopo giorni in cui gli esponenti dei partiti e movimenti hanno discusso sulle regole per mettere a punto una coalizione solida, i distinguo si sono trasformati in vere e proprie fratture. A rompere l'accordo è stato il segretario dei Comunisti italiani Gioacchino La Corte che, dopo essersi riservato due giorni di tempo per valutare l'opportunità per il suo partito di aderire o meno alle regole proposte dagli alleati centristi, non si è presentato al tavolo delle trattative per apporre la sua firma a suggello dell'intesa.
“Al momento non ho firmato, ha affermato La Corte e mi riservo di comunicare eventuali decisioni nei prossimi giorni dopo avere valutato più opportunamente le condizioni poste dagli alleati”. La Corte insomma non accetta le regole, quelle stesse regole su cui anche Rifondazione comunista aveva avuto delle perplessità ma che, dopo alcuni tentennamenti, ha sottoscritto (pur non condividendole) con il suo segretario locale Totò Caccamo.
Ma a decretare l'ostracismo di La Corte è stato il resto della coalizione moderata. “Per noi i Comunisti italiani non ci sono più”. È questa la lapidaria frase usata dal coordinatore di Rinascita Sebastiano Mallia che a nome anche dello Sdi, della Margherita, della lista Campisi e di Italia dei Valori (non presente però ieri con alcun esponente durante la comunicazione della decisione) ha sancito la chiusura totale nei confronti di La Corte e dei Comunisti italiani.
“La Corte prima ha voluto tempo, -ha continuato Mallia- poi ha fatto comunicare dai Ds che aveva delle perplessità e che non aveva deciso ancora cosa fare, per poi non presentarsi domenica sera alla riunione per la firma definitiva nonostante per tutta la giornata fosse stato in sede e dunque non gli è possibile accampare alcun impegno di sorta. Riteniamo che non ci sia stata lealtà nei confronti degli alleati, ed i partiti e i movimenti sono stati snobbati dato che La Corte non ha ritenuto neppure di sedersi a discutere. Per noi, nonostante la mediazione dei Ds, la conseguenza è una e una sola: i Comunisti italiani sono fuori dalla coalizione”. A rincarare la dose ci ha pensato il leader della Margherita Michelangelo Blandizzi: “E' un film già visto, -ha dichiarato l'esponente moderato- si pensi a quando nella scorsa tornata abbandonò la coalizione all'ultimo momento. Noi non lo inseguiremo, anzi abbiamo deciso di aprire la coalizione ad altre forze moderate”. Il messaggio è fin troppo chiaro: la parte centrista dell'Unione taglia corto con l'ala più estrema della compagine ed apre ai moderati. Ciò è avvalorato anche alla luce del fatto che all'incontro per la decisione di escludere La Corte non sono stati invitati né i Ds né Rifondazione che tuttavia hanno firmato l'intesa sulle regole e dunque fanno parte della coalizione. Il centro dunque cerca di rendere afona la voce dei più estremisti che rivendicavano persino un programma separato tradendo lo spirito unitario che dovrebbe contraddistinguere una coalizione. Pare comunque che gli intenti di La Corte e compagni sia quello di partecipare alla corsa elettorale in autonomia con un proprio candidato a sindaco per altro facilmente identificabile. Da qui le bizze negli accordi con gli alleati. Sotto osservazione dunque rimane il resto dei partiti e principalmente Ds e Rifondazione.
Salvatore Marziano
Fonte: LaSicilia.it il 21-02-2006 - Categoria: Politica