Le piogge e gli sbalzi meteorologici degli ultimi tempi non hanno compromesso la vendemmia. Tutto sommato, il risultato è stato abbastanza soddisfacente, sia per qualità che per quantità, salvo poche zone in cui le colture poco tempestive non ano messo il prodotto al riparo dalle piogge. Anche in questo caso peraltro il recupero c'è stato lasciando i grappoli a maturare sulla pianta per un tempo più lungo. Il prolungamento della coltivazione ha infatti consentito all'uva di accumulare il tasso zuccherino che poi si traduce in grado alcolico nel vino. Ha peraltro provocato una lievitazione dei costi. Ed è questo il punto dolente, non soltanto del settore vitivinicolo ma di tutta l'agricoltura nella intera provincia. Ai costi di produzione si aggiungono infatti quelli del trasporto, essendo questo territorio piuttosto marginale rispetto ai mercati continentali, essendo le infrastrutture e i servizi assai poco sviluppati, essendo soprattutto l'offerta sui mercati eccessivamente frazionata e perciò debole. C'è comunque una inversione di tendenza. Dopo il periodo della sostituzione delle vigne con le serre si sta ora tornando all'impianto di vigneti. Il Nero d'Avola tira. Il nostro microclima favorisce le colture vitivinicole.
La produzione c'è. Il problema rimane abbassare i costi attraverso il potenziamento e l'ammodernamento di infrastrutture e servizi ma anche attraverso la concentrazione dell'offerta sui mercati, che vuol dire la costituzione di consorzi di produttori. Il fatto nuovo è poi l'arrivo di imprenditori da altre zone dell'intero Paese: i Mazzei e i Moretti dalla Toscana, i Marzotto dal Veneto, i Planeta dalla Sicilia occidentale. Resta peraltro il fatto che l'organizzazione del lavoro di queste nuove aziende non produce utili ricadute sul territorio, se si esclude soltanto un pur lieve incremento della occupazione bracciantile. Tutto il ciclo produttivo a valle della vendemmia si compie infatti nelle sedi aziendali di provenienza di questa imprenditoria nuova per questo territorio. La via dello sviluppo rimane la formazione di una nuova imprenditoria locale.
Salvatore Maiorca
Fonte:
LaSicilia.it il 01-10-2004 - Categoria:
Economia
Qualità e quantità "dell'informazione" sul prodotto!
Non condivido, nella maniera e nel modo più assoluto, le analisi e le conclusione a cui arriva l'articolo del Maiorca.Non me ne voglia! L'articolo, mi scusi ancora, ignora,inanzitutto, che oltre al valore aggiunto costituito dai cosi detti "stranieri": toscani,veneti siciliani, che hanno investito nel nostro territorio, che volenti o nolenti a loro( a questi imprenditori esterni) bisogna sempre e comunque dire grazie per avere veicolato nei mercati nazionali ed esteri essenze e vitigni come il nero d'Avola o il Moscato di Noto. Inoltre, si ignora che esistono esempi di "caparbia" imprenditoria locale e cito per tutti: il Signor Di Pietro della Rudini, il Signor Arfò della Porte di Bufalefi ed altri che si sono, piano, piano fatto spazio nel difficilissimo mondo della produzione vinicola locale.Per contro e come disvalore indotto presso i tantissimi piccoli agricoltori che, tuttavia, hanno, -dalla presenza di questi grossi produttori- ottenuto un incremento sostanziale del valore di rendita dei terreni. E mentre, all'inizio degli anni 90, un tumulo di terreno poteva valere intorno ai 1,5 ai 3 milioni: oggi questi stessi terreni non valgono meno di 5, 6 milioni al tumulo. Pertanto ricordo a chi non avesse abbastanza esperienza e memoria, sul tema trattato, che nel 1978 venne inaugurata in contrada Belliscala di Noto: la cooperativa Elorina. La quale doveva raccogliere il prodotto dei piccoli produttori per dare loro sostegno. Si acquisiva il prodotto con un prezzo politico direttamente pagato dalla Regione siciliana.Erano anni questi che dopo le buone annate registrate a partire dalla fine degli anni 60,quando per aumentare il grado zuccherino ( babo da non confondere con babbo) si miscelavano vagonate di zucchero industriale. Tuttavia negli anni seguenti si registravano, via, via, annate sempre più scandenti. Tanto da indurre la Bacco, che normalmente era ancorata nel Porto fossa di marzamemi e alimentata e caricata con i famosi vinodotti di cui rimane qualche frammento, a sospendere la sua attività. Come si sospesero, dalla stazione di pachino allora ancora funzionate-fino al 1978- i vagoni-cisterna-(bonze) di vino conferivano ai commercianti e agli "scagni" locali. Fù proprio qualche anno dopo, intorno al 1983-84 che molti, agricoltori-viticultori venivano invogliati a vendere l'uva direttamente ai calabresi di reggio Calabria e di Cirò che spuntava prezzi concorrenziali rispetto a quelli praticati dalla cooperativa sociale. La dissennata politica condotta dagli organismi interni di quella cooperativa che ebbe come cavaliere servente un noto rosolinese, ex segretario della federazione di Siracusa del P.C.I. e poi a capo-supremo della lega delle cooperative di Siracusa che aveva costituito una specie di organismo illegale per conferire ad essi stessi tutti gli incarichi professionali sui lavori pubblici della provincia di siracusa e non a dare il colpo finale a questa struttura che era sorta proprio per arginare la discesa verticale dei prezzi dell 'uva locale. Questo signore tanto brigò e fece che anzichè avere la guida della cooperativa a Pachino con personale capace di orientare ad una politica di commercializzazione dignitosa come faceva il signo Di Pietro, essa venne gestita da un gruppo di rosolinesi che non capivano assolutamente nulla di viticoltura e commercializzazione .Tanto che dopo qualche anno con i meccanismi interni che avevano creato: indussero molti piccoli proprietari a slegarsi quanto prima da quella assurda condizione di limoni. Nel senso che qualcuno gli ricordò, in una delle ultime riunioni assembleari di questa cooperativa nel 1988: che questi agricoltori prima venivano spremuti dalla contingenza economica negativa e dopo venivano rispremuti per benino da quel gruppo di amministratori della cooperativa Elorina. I quali avevano ridotto la loro maggiore attività:di prendersi i gettoni di presenza dalle prestazioni che svolgevano nella cooperativa diminuendo ancora di più i proventi che andavano ai produttori. Dopo il definitivo tracollo di questa struttura finaziata con soldi pubblici: essa è rimasta in mano ad un Presidente che ha continuato con caparbietà, ma con poca intelligenza, a condurla verso lidi che manco lo sà lui quali sono. Infatti pare che si sia alleato con un privato di cui non conosco il nome e dalla cui sinergia ,allo stato delle cose, non si vedono punti risultati. Infatti nessun premio,nessuna menzione, e nessuna dizione riceve questa cooperativa Elorina che dovrebbe essere la punta avanzata e di raccolta di tanti piccoli produttori che spesso, ancora oggi, si trovano in difficoltà.Illudersi di potere concorrere a fare un vino di alta qualità è solo ed esclusivamente una pura illusione. E porsi come obiettivo quello di concorrere con i grossi privati e solo una illusione che purtroppo qualcuno ancora sogna e persegue. E' normale che per fare un vino di alta qualità bisogna investire nel vitigno e nella omogenità territoriale della provenienza del prodotto. Infatti è da questa omogenità che oggi si può parlare di competizione a livello nazionale. E penso che l'alta caratteristica del prodotto che si ottiene da parte degli "stranieri" e da Arfò e Di Pietro, in particolare, sia dovuta a questa semplice verità. Di conseguenza è inutile perseguire obiettivi irragiungibli. E mi pare essenziale, per la salvaguardia delle piccole partite, che la Cooperativa Elorina venga ripresa in mano da persone che tengano conto da questi limiti oggettivi: dovuti alla provenienza diversificata e territoriale del prodotto.E comunque con la convinzione assoluta di non essere in competizione con gli "stranieri" e privati locali in concorrenza: ma semmai di tenuta delle piccole partite di un vino locale che a prezzi accessibili abbia una distribuzione maggiore nei mercati anche senza imbottigliamento. Come si fa in Toscana con il consorzio del Gallo Nero e i suoi derivati che vengono conferiti alla Cooperativa della Val di Pesa. Dall'alto della tenuta Antinori in val di Pesa.Chicchirichiiiiiii e Cordiali Saluti. Spiros