Effettuata dalla Cia un' indagine sul pizzo: la strada del cespo di lattuga per arrivare nella borsa della spesa, sempre più striminzita, del consumatore è molto lunga.
«Rincari selvaggi a parte, uno dei motivi che porta i listini dell’ortofrutta a lievitare sino al 1000% dal campo al negozio è il fatto che, sul percorso di formazione del prezzo finale, agiscono due intermediari, due trasportatori, un grossista e due commercianti. Ma il produttore agricolo è uno solo», così Giuseppe Politi, presidente della Confederazione italiana agricoltori, aggiunge un tassello alla denuncia sugli aumenti di Natale per frutta e verdura lanciata due giorni fa dalla sua organizzazione. E sul peso della mafia in agricoltura preannuncia la nuova indagine sull’incidenza del «pizzo» nelle campagne.
Vediamo, nella spiegazione di Politi, come funzionano le cose seguendo il percorso di un cespo di lattuga: l’agricoltore coltiva l’insalata, la raccoglie, la pulisce e la sistema in cassette. A questo punto entra in scena il primo intermediario, che indica il commerciante interessato all’acquisto, fissa il prezzo e provvede a far effettuare la consegna. Il commerciante a sua volta venderà la lattuga ad un mercato all’ingrosso, spesso utilizzando l’opera di un altro mediatore. In questi passaggi c’è anche il lavoro di un trasportatore, che dal campo ha portato l’insalata al primo acquirente e poi al mercato. Ora è la volta del dettagliante, che ordina la lattuga al commerciante del mercato all’ingrosso dopo aver concordato il prezzo. Il mattino seguente un trasportatore parte dal mercato e scarica la lattuga al negozio del verduriere.
Tutto questo, tradotto in soldoni, vuol dire passare dai 16 centesimi al chilo pagati al produttore al prezzo di 1,60 euro che compare sul cartellino del negozio di città. «E’ da anni che invochiamo accordi interprofessionali e di filiera per ridurre i passaggi di mano, garantendo redditi equi a tutti i componenti del sistema agroalimentare e prezzi altrettanto equi al consumatore - commenta il presidente della Confederazione italiana agricoltori -. In teoria siamo sempre tutti d’accordo, ma nel concreto interessi di parte vanificano ogni tentativo di intese reali». Come uscire dall’empasse? «Con la trasparenza - risponde Politi - per questo ci siamo mobilitati chiedendo che sul cartellino dei prodotti agricoli compaia per legge sia il prezzo all’origine, sia quello al dettaglio, come deterrente contro i ricarichi selvaggi. Anzi, si potrebbe indicare anche un terzo prezzo, quello intermedio. Ovvero una cifra che assommi una serie di costi reali come trasporto, imballo...». «Intanto una soluzione pratica contro il caro prezzi, arrivata dagli Stati Uniti, si sta diffondendo anche in Italia. Proprio nella patria delle grandi concentrazioni commerciali si sono imposti i mercati promossi dagli agricoltori per favorire un contatto più diretto fra produzione e consumo - spiega Lorenzo Bazzana, responsabile economico della Coldiretti - un’indagine di Nomisma ci dice che nelle città Usa ci sono quasi tremila “farmers market”, in cui circa centomila aziende agricole sviluppano un giro di affari di oltre 550 milioni di dollari l’anno e la nuova legge americana sull’agricoltura prevede incentivi per questa forma di vendita».
Sull’esempio americano anche da noi molti enti locali, da Torino a Vicenza a Forlì, hanno facilitato la nascita di questi «mercati in diretta». Un impegno che corrisponde alla tendenza, manifestata con sempre maggior determinazione dal consumatore, di approvvigionarsi direttamente alla fonte per combattere il caro prezzi. Secondo i rilevamenti della Coldiretti quest’anno il 71% degli italiani ha effettuato acquisti in cascina e la stragrande maggioranza ritiene che sia risultato conveniente.
Ma non è il solo segnale di cambiamento: stando ad un altro sondaggio, sempre effettuato dalla Coldiretti, più della metà dei consumatori italiani (54,5%) è disponibile a prendere in considerazione la possibilità di organizzarsi in gruppi di acquisto tra parenti, colleghi, vicini di casa o amici per fare assieme la spesa direttamente dagli agricoltori, con l’aspettativa di un risparmio che varia in media dal 20 al 30%. Insomma, la lunga marcia della lattuga comincia ad accorciarsi.
Fonte:
Greenplanet.net/La Stampa il 06-12-2004 - Categoria:
Economia