Viaggio attraverso il folkstudio

Viaggio attraverso il folkstudio PORTOPALO - Con questo territorio ha un feeling artistico particolare. Ugo Mazzei è quasi un portopalese d'adozione, da alcuni anni, in estate, tiene un concerto di musica d'autore molto apprezzato e, sempre a Portopalo, nel 2006 ha ricevuto il premio “Più a sud di Tunisi – Musica” per la sua canzone “Tempo”, la storia di una donna kamikaze pochi attimi prima di diventare polvere nell'Iraq dilaniato dal terrorismo. Tra i suoi progetti futuri c'è la riscoperta della musica del Folkstudio, il mitico locale romano che vide passare le colonne portanti della musica d'autore di casa nostra: De Gregori, Venditti, Caputo e Rino Gaetano, solo per citarne alcuni. Il progetto di Mazzei, accompagnato da una band di fidati musicisti, nella quale spiccano Salvino Strano (pianoforte e fisarmonica) e Peppe Ripullo (batteria), è un omaggio alla storia della musica italiana che non tramonta mai.
“Già, ho deciso di occuparmi del Folkstudio ritenendolo una colonna portante ed intramontabile della nostra musica. Parliamo di un locale che mosse i primi passi negli anni '60, in una cantina del quartiere romano di Trastevere”. Si trattava dello studio di un pittore americano nel quale si ritrovavano altri artisti, tra i quali parecchi musicisti.

La trasformazione in circolo culturale s'impose per evitare rogne legate al disturbo della quiete pubblica: fu così che il Folkstudio diventò un locale per ascoltare musica. “In questo – afferma Mazzei - ritrovo assonanze, fatte le debite proporzioni, con la storia di alcuni locali anche di Siracusa, dove si è cercato di ospitare della buona musica scontrandosi con accuse di disturbo della quiete pubblica. Nel mio lavoro uno spazio consistente lo dedico a Rino Gaetano, grande cantautore ed abile dissacratore in musica di ogni moralismo ed ipocrisia, morto troppo presto, purtroppo. Quello che intendo sottolineare è tuttavia un aspetto: al Folkstudio bastava l'essenziale per fare della buona musica, chitarra, basso, batteria, piano e voce. Punto a ricreare con la mia band l'atmosfera di quegli anni in cui la musica occupava un ruolo di primissimo piano anche in chiave di denuncia sociale. Sempre meglio del vuoto plastificato odierno, dove i giovani sguazzano spesso nell'apatia, privi di iniziativa, trascinati da una massificante carenza di stimoli che li svuota del tutto”.

SERGIO TACCONE
Fonte: LaSicilia.it il 01-12-2007 - Categoria: Cultura e spettacolo

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