Intorno alla fine dell’800 la famiglia Nobile da Ragusa si trasferisce a Rosolini iniziando ad operare nel settore vinicolo. Nel 1920 uno dei figli di Emanuele Nobile, nonché nonno dell’attuale titolare dell’azienda vinicola Nobile, incoraggiato dai risultati dell’attività si trasferisce a Pachino, definita per eccellenza la “Terra del Vino”, fondando l’azienda denominata “Vini Nobile” di Nobile Francesco da dove curerà la commercializzazione dei suoi vini in Sicilia.
Molto presto si rese indispensabile l’ampliamento dei locali che furono adibiti alla lavorazione dell’uva e al deposito dei diversi materiali, con lo scopo di fornire alcune diverse tipologie di mosto e di vino per soddisfare le richieste dei numerosi clienti. Nel 1950 il marchio cambiò il nome, con l’ingresso dei figli Stefano ed Emanuele, e già negli anni ‘70 sono conosciuti come azienda vinicola dei “F.lli Nobile”.
Agli inizi degli anni ‘90 l’azienda prende il nome di ditta “Nobile Francesco ed Emanuele Eredi Cugini” fino all’attuale dicitura che arriva nel 2001: “Vini Nobile di Nobile Emanuele Mario”.
Il vino di Pachino, o meglio il “Rosso di Pachino”, fa parte di un’antica tradizione vinicola che sembra trarre le sue origini dalla tradizione greca. È un vino di colore scuro che, fino a poco tempo fa, aveva una gradazione abbastanza alta (16/17 gradi), adoperato ed esportato soprattutto in Francia e nelle regioni italiane della Toscana e del Piemonte come vino da taglio.
Ad oggi il complesso, situato nella zona centrale di Pachino, ha un’estensione pari a circa 4.000 m2 in cui viene racchiusa non solo la storia della famiglia Nobile ma anche di quel mondo e di quella tradizione contadina da sempre legata al ciclo produttivo del vino di Pachino. Infatti, nel 2007, la Soprintendenza di Siracusa (con decreto 7179 del 2007) ha ritenuto fondamentale sottoporre a vincolo (con provvedimento tutorio D.L. 22 gennaio 2004, n. 42, artt. 13 e 14) la collezione ritenendola di eccezionale interesse etnoantropologico.
È a partire da questo presupposto che il Sig. Emanuele Mario Nobile ha partorito l’idea secondo la quale in via Fiume doveva esser reso possibile ammirare, conoscere e valorizzare i circa 170 anni di storia del vino di Pachino Nobile.
«Il censimento apportato dalla Soprintendenza – asserisce Emanuele Mario Nobile – mi ha fatto conoscere la ricchezza del patrimonio culturale insito nella mia azienda portando nuovi entusiasmi. Così dopo circa 170 anni di storia del vino di Pachino la mia famiglia si è unita in un’associazione per la salvaguardia e la valorizzazione della tradizione vinicola locale».
Lo scopo dell’associazione sarà quello di mantenere vivo il ricordo di tutte le attività legate al vino facendo in modo che i pezzi, situati all’interno dell’azienda, tornino a raccontare le storie che parlano della loro utilità e non solo, che siano la base per incoraggiare l’interesse per la creazione di una rete del vino su base ecomuseale.
Importante risulta l’apporto dell’etnoantropologo Giuseppe Garro che, come responsabile del progetto, ha iniziato un lungo processo di attività rivolte allo studio e alla promozione del “tesoro dei Nobile”.
«Siamo partiti dalla considerazione che i beni culturali della fam. Nobile appartengono ad un percorso che va oltre l’idea stessa di museo. Era importante per noi che quelle aziende e quelle attività agricole che fino a pochi anni fa si riunivano qui con i frutti del loro lavoro si congiungessero con i beni culturali che appartengono alla loro stessa tradizione. L’idea è quella di creare un polo ecomuseale che applichi un meccanismo di salvaguardia, valorizzazione e promozione del territorio di Pachino attraverso la nascita di Laboratori dedicati al vino, Stage formativi presso le aziende agricole, corsi di viticultura e sommelier, puntando sulle scuole e le Università e su alcuni progetti multimediali che apriranno al visitatore uno dei più importanti centri culturali d’Italia».
«Tutto questo – continua l’antropologo – non significa solo saper vivere il territorio ma promuoverne quel valore aggiunto che consente alla popolazione locale di sentirsi parte attiva di una comunità».
«Il progetto ha già preso forma – conclude il Sig. Nobile – la squadra è già al lavoro, aspettiamo i fondi strutturali europei e la loro riprogrammazione».