Attentato alla scuola di Brindisi

Attentato alla scuola di Brindisi Troppa rabbia. Rabbia perché venti anni non sono bastati a fermare il tritolo, a bloccare quegli episodi in quell’angolo della memoria che ancora oggi è viva e ferma su quella scena di guerra, quelle auto bianche lungo l’autostrada distrutte, volate via e catapultate sulla terra come a far evacuare il ricordo di quel magistrato, di quei coniugi della giustizia e gettare per la strada la materialità dell’uomo. Non è servito immortalare quel nome, Giovanni Falcone, alla facciata di quell’istituto professionale per il turismo di Brindisi per salvare la giovane Melissa da un destino che sicuramente avrebbe voluto evitare, perché ancora troppo breve la vita che aveva vissuto, troppo poco tempo anche per immaginare cosa avrebbe potuto fare della sua vita, per disegnare un progetto, magari solo per provare a sognare…una tenera ragazza di appena 16 anni. Quel nome, la memoria di un eroe, non è bastato a proteggere una intera scuola dall’incubo di vedere macchiata di sangue la porta d’ingresso alla Cultura, unica sola arma contro l’infamia e la viltà della mafia. Una vita per la giustizia da una parte e una vita che chiede giustizia dall’altra. Troppo semplice forse parlare di giustizia perché nulla può apparire giusto in questo momento e dinanzi ad un delitto del genere. Ma come non fare appello a ciò che è principio e fine del Diritto, ossia la Giustizia? Garantire la pace e la coesione sociale non è forse compito di uno Stato di diritto?

Troppa è la rabbia, ma altrettanto forte è la voglia di cambiare, di reagire a questo sistema che oggi non può tornare ad avere terreno fecondo su cui lavorare e far crescere le nuove leve.

È difficile vivere in condizioni di povertà, non solo economiche ma anche morali. Abbiamo perso fiducia nelle istituzioni, abbiamo dimenticato i valori a fondamento della nostra Carta Costituzionale, abbiamo messo da parte la creatività, tratto somatico che ci contraddistingue nel mondo e con la quale abbiamo superato i periodi di più profonda crisi che la nostra storia racconta.

Ma la perdita più importante e a cui faccio appello in questo momento di profonda commozione per la morte della nostra cara Melissa è quel forte senso di coesione nazionale, di solidarietà che deve tramutare la nostra disperazione in forza attraverso la quale lottare contro questa piaga che già da troppo tempo fa strage di innocenti. Uniti nel ricordo di un eroe. Uniti nel dolore per una innocente. E se “cento passi” sono ancora troppi, e se lontana è ancora la libertà, vicina e potente è la rivoluzione…Uniti nel Cambiamento.


Il coordinatore dei GD di Pachino
Vitaliano Dilorenzo

Il portavoce dei GD di Pachino
Corrado Carnemolla
Pubblicata da: Corrado Modica il 19-05-2012 19:32 in Comunicati

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Corrado Modica
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