PACHINO - Qualche giorno fa un articolo di Salvatore Chiaramida ha lanciato dalle pagine di un quotidiano locale la provocatoria proposta di "restituire il marchio IGP al mittente", considerato anche il poco interesse istituzionale per le sofferenze economiche del comparto agricolo locale. Per chi la sa leggere, è perfettamente condivisibile se si vuole aprire un dibattito serio sul ruolo del Consorzio di Tutela IGP Pomodoro a Pachino, ruolo che tra l'altro Chiaramida ha contribuito personalmente a rafforzare grazie anche all'ottimo lavoro da lui svolto negli ultimi 4 anni in qualità di Direttore, insieme al Presidente Fortunato e a tutto il CdA.
L'anno 2012 si è chiuso con un programma di lavoro orientato esclusivamente a creare un gruppo di soci coordinati nello studio del corretto posizionamento del nostro prodotto IGP sui mercati, in particolare in termini di prezzi e di qualità. Un lavoro che esula dagli scopi istituzionali del nostro Consorzio, ma che dato il perdurare della grave crisi economica, si è ritenuto di voler avviare per dare risposte ad un comparto in grave sofferenza economica, quale appunto quello del nostro pomodoro di qualità. Tra le novità di un certo rilievo, l'attivazione di un'area intranet via web per il monitoraggio costante dei prezzi e per la segnalazione di casi eclatanti di frode o irregolarità di vario tipo. Non ultimo per importanza, è al vaglio un progetto di fornitura comune ad un Grande Cliente con presenza su tutto il territorio nazionale, messo a disposizione della azienda Peviani; un tavolo di lavoro per elaborare offerte collettive di di collaborazione con la grande distribuzione organizzata e lo studio di una centrale di approvvigionamento unificata, lanciata dalla azienda ProAgri.
In sintesi, il processo di "concentrazione dell'offerta" auspicato da Chiaramida come l'unico strumento efficace per sopravvivere alla concorrenza, è iniziato proprio in seno al Consorzio, e l'indirizzo oramai condiviso è quello di puntare sulla redditività e la competitività sui mercati, in modo che ulteriori auspicabili finanziamenti di iniziative promozionali (le uniche attività consentite dal Consorzio) vadano a rafforzare autentiche strategie di mercato. Ma è un lavoro lungo, che si scontra con la diffidenza di operatori da anni abituati a guardarsi le spalle proprio dal vicino di casa.. La domanda è: sapremo vincere le diffidenze reciproche con la stessa velocità con cui il mercato globale sta mettendo in ginocchio il comparto agricolo? Non è dato sapere la risposta in anticipo. Quello che però sarebbe veramente imperdonabile è buttare alle ortiche anni di fatiche in direzione di una unificazione commerciale del comparto agricolo pachinese, e su questo chiunque cederà alla tentazione di ritirarsi, dovrà rispondere ai nostri figli, nel caso malaugurato che il nostro pomodoro dovesse regredire alla condizione di un prodotto anonimo come tanti. Scenario sventurato che solo qualche piccolo imprenditore fallito potrebbe augurare, alla stregua di chi grida "Muoia Sansone con tutti i Filistei".
Sebastiano Fortunato