Cosa aspettarsi dal voto di Domenica 14 Ottobre 2007
E così ci siamo quasi.
Sta per consumarsi un appuntamento che dovremmo definire storico da qualunque punto di vista lo si guardi.
Mi riferisco al voto di Domenica 14 Ottobre 2007 per designare rispettivamente il Segretario Nazionale e Regionale del nascente Partito Democratico.
E’ un appuntamento che viene preparato da molto tempo (molti mesi) ed atteso da un tempo infinitamente più lungo (molti decenni), al quale si arriva con sentimenti contrastanti.
La mia personale attesa era che, in questi giorni prima dell’evento, avrei vissuto in un clima di febbrile entusiasmo.
Non è così.
Complici vari elementi fra i quali vorrei ricordare:
a) la caotica, poco trasparente, nonché scarsamente democratica procedura di formazione delle liste dei partecipanti all’assemblea costitutiva;
b) la paradossale situazione di un governo nazionale che, tra mille difficoltà interne, produce tuttavia dei risultati che dovrebbero essere apprezzati e riconosciuti se non ci fosse una formidabile campagna mediatica contraria che riesce a nascondere o a negare anche il più piccolo risultato positivo (non so quanti hanno fatto caso al giochino di tutti i rappresentanti dell’opposizione che, di fronte ad una legge finanziaria che, di fatto, riduce alcune imposte e comunque non aumenta la pressione fiscale generale, continuano pappagallescamente a ripetere che questo governo ha aumentato le tasse e qualunque “uomo della strada” ne è anche pienamente convinto);
c) il vento dell’anti-politica che accomuna indistintamente tutta la classe politica in un tanto negativo quanto inappellabile giudizio universale;
d) a livello locale poi si deve aggiungere l’anti-politica (nel senso di indifferenza/disincanto) da sempre connaturata nel dna dell’elettore medio meridionale;
e) infine (a livello ancora più locale, ovvero paesano) le macerie politico amministrative sotto le quali giace, dopo anni di catastrofiche scelte di uomini sbagliati, la speranza delle pochissime persone alle quali ancora interessa qualcosa di buona politica e buona amministrazione intese come strumenti al servizio della collettività e non di singoli gruppi di arraffoni.
Questi, quindi, gli elementi di disturbo che turbano una vigilia di voto che invece dovrebbe essere vissuta all’insegna del più contagioso degli entusiasmi.
Ciò nonostante i motivi per recuperare l’entusiasmo sono moltissimi.
Questo voto presenta una serie di primati ed ha comunque le potenzialità per segnare uno spartiacque nel modo di fare politica in Italia.
Per la prima volta i cittadini (e non gli apparati di partito) eleggono il Segretario.
Per la prima volta le liste dei candidati all’assemblea costituente del partito sono formati in parti uguali da uomini e donne.
Per la prima volta vengono direttamente coinvolti i giovani (possono votare i sedicenni).
Due partiti politici si uniscono (anziché dividersi come vediamo comunemente) e, per la prima volta, invitano direttamente cittadini ed associazioni ad assumere un ruolo attivo nel nascente partito.
Per la prima volta si affaccia l’idea che si può veramente pensare di poter superare la situazione incancrenita da una giungla con oltre una trentina fra partiti e partitini dove ogni singolo “signor nessuno” può pensare di paralizzare un’intera nazione (regione, provincia, comune) in nome dei suoi personalissimi interessi e per darsi una visibilità che ritiene di dover rivendicare per diritto divino.
La speranza è che tutte queste “novità” convincano tutti i cittadini (anche quelli di altre aree politiche che hanno altrettanto interesse a non essere governati da cialtroni) che è possibile un radicale cambiamento di rotta nella politica Italiana e che, alla base di tutto, deve esserci ………la “partecipazione” orientata a far nascere un senso civico o troppo timido o del tutto inesistente.
Caro Giancarlo,
anch'io come te guardo non appassionatamente le vicende della nascita del PD. Doveva essere un partito nuovo che desse nuove prospettive per il futuro ma mi sembra che si stia creando un nuovo partito, già vecchio , ma sopratutto con le stesse (o quasi) logiche di partito che uccidono la politica vera.
Nota aggiuntiva per Veltroni, che seppur mi sembra una persona un tantino più valido degli altri, credo stia facendo un po' confusione e si stia creando troppe speranze. L'eventuale incarico di presidente del Consiglio è ben differente da quello di Sindaco. I sindaci sì che possono assolutamente venir meno le vecchie logiche di partito a favore di scelte e decisioni che hanno come obiettivo la risoluzione di problemi sociali.
Il sig. veltroni non crederà, una volta andato al governo con l'attuale sistema di governo, di poter alzarsi la mattina e prendere decisioni come fa al Comune di Roma. Il canovaccio a Roma (palazzo chigi) è molto differente: i partiti da accontentare sono troppi e affrontare i problemi è ancor più difficile.
Vedremo comunque.
Auguriamoci solo che qualcosa succeda, poichè credo abbastanza nella "politica" contenuta nella ventata di antipolitica presente oggi giorno
Saluti