PACHINO - Indecifrabile nei suoi contenuti, l’odierno dibattito politico, che il PD ha inteso fotografare con lo slogan “Pachino sporca, indebitata e sotto inchiesta”, cui ha risposto il sindaco Bonaiuto con la promessa che presto Pachino ridiventerà la cittadina più invidiata della zona sud, elencando le cifre (a suo dire positive) del suo agire amministrativo pregresso e futuro, sta portando alla luce problemi di grande contenuto sociale e civile, così senza uno specifico disegno, diremmo senza consapevolezza e coscienza da parte dei contendenti.
I temi sono molti e non è possibile trattarli con una sola riflessione. Ci proponiamo di intervenire più volte. Limitiamo la riflessione odierna al tema che i vertici locali del PD hanno apostrofato come “SPRECOPOLI”, ovverosia il presunto sperpero di denaro pubblico in inutili e costosi incarichi di consulenza/collaborazione esterna.
Abbiamo voluto verificare di persona la consistenza di un’accusa tanto generica e vorremmo dire anche un po’ qualunquista, e abbiamo scoperto cose davvero interessanti.
Le attività elettive per le quali sono stati dati incarichi di collaborazione esterna sono di indubbio valore sociale.
L’ARCHIVIO. Uno storico come il consigliere Bruno non può disconoscere l’utilità sociale, culturale ed economica indiretta, di avere finalmente al comune di Pachino un ARCHIVIO STORICO consultabile e accessibile a tutti gli studiosi. Ahimè il sindaco ha inspiegabilmente revocato proprio gli incarichi in questione, ma speriamo fortemente che l’opera di catalogazione dei documenti prosegua celermente.
I PROGETTI SOCIO-ASSISTENZIALI. Chi può disconoscere che l’impiego di risorse economiche a favore dei più deboli (diversamente abili, ragazze madri, bambini soli e abbandonati, ecc.) sono priorità indiscutibili. Bene ha fatto il sindaco Bonaiuto a non revocare il finanziamento triennale di 150.000,00 € a favore del Centro Diurno gestito dall’Associazione Agape. Così come ha fatto bene a non revocare il finanziamento, anch’esso triennale, del valore di 90.000,00 € del progetto sperimentale “Per gli asili nido comunali e per il disagio infantile”, che vede coinvolte, in qualità di professionisti esterni una psicologa, una maestra e una semplice diplomata.
LE CONSULENZE SPECIALISTICHE NEI SERVIZI SOCIALI. Sono stati dati parecchi incarichi di collaborazioni esterne a EDUCATORI ed ASSISTENTI SOCIALI, volti a potenziare servizi di base nell’area socio-assistenziale. Anche qui trattasi di servizi finalizzati a contenere disagio e sofferenza, cui va applicato il famoso detto di Don Lorenzo Milani “non è giusto fare parti uguali fra disuguali”.
Potremmo continuare con altri esempi. Ci bastano questi tre, che consideriamo paradigmatici di un’attenzione particolare che ogni amministrazione locale deve avere agli “ULTIMI”, soprattutto in tempi di grave crisi economica, civile, sociale e culturale.
Dunque l’accusa di SPRECOPOLI è mal formulata ed errata, e nasce, invece, da una TOTALE IGNORANZA dell’attività amministrativa, così come si configura dagli atti in questione.
Prima osservazione. I consiglieri di minoranza o maggioranza (a seconda dei punti di vista), o meglio e in breve il Consiglio Comunale, non possono muovere accuse in merito perché possiamo intuire che il sindaco abbia agito nell’ambito delle sue competenze esecutive e di gestione, nel rispetto della legge. La normativa impone, infatti, che “le collaborazioni siano attivate solo nell’ambito di un programma approvato dagli organi di indirizzo e di controllo politico-amministrativo, cioè i consigli dell’enti, ai quali l’ordinamento …..” . Di che si lamentano, dunque, il C.C. e il PD in particolare? Del fatto che il sindaco ha implementato, come suo preciso diritto-dovere, programmi approvati dall’organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo, cioè dal Consiglio Comunale?
Seconda osservazione. Sarebbe bene, prima di muovere critiche immotivate e fuorvianti, documentarsi sui tempi e sulle modalità di approvazione di questi programmi da parte del C.C.. Come si fa a disconoscere le proprie attività?
Terza considerazione. L’accusa di “nepotismo”, di affidamento degli incarichi per “via politica” appare al cittadino comune davvero ridicola! I cittadini, quelli più disincantati e critici, sanno perfettamente che oggi, più di ieri, nell’amministrazione della cosa pubblica “COSÌ FAN TUTTI”, senza distinzione di geografia politica.
Allora il problema, perché un problema di grande portata esiste, va posto e nei termini corretti, ed è il problema del RISPETTO DELLE REGOLE, ovverosia del rispetto del PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA DI FRONTE ALLA LEGGE. Emerge, infatti, dalla lettura attenta di tutti questi atti, che le amministrazioni locali (di destra e di sinistra) affidano incarichi di “consulenza”, di “studio”, di “ricerca”, di “collaborazione coordinata e continuativa” su “BASE FIDUCIARIA”, con INCARICO DIRETTO AD PERSONAM”, individuata personalmente dal dirigente o dall’amministratore, estendendo arbitrariamente un principio che ha una sua base legale ma molto limitata.
E' pacifico che la normativa statale in materia individua un solo caso in cui è possibile l’affido diretto, si tratta delle “collaborazioni meramente occasionali che si esauriscono in una sola azione o prestazione, caratterizzata da un rapporto “intuitu personae””, che comporta una “spesa equiparabile ad un rimborso spese, quali ad esempio la partecipazione a convegni e seminari, la singola docenza, la traduzione di pubblicazioni e simili, ….nel presupposto che il compenso sia di modica entità”.
In tutti gli altri casi, cioè per collaborazioni di studio, di ricerca, di consulenza, più ancora per collaborazioni coordinate e continuative, la SELEZIONE TRAMITE COMPARAZIONE DEI CURRICOLA È D’OBBLIGO, e la violazione delle modalità pubbliche integra ILLECITO DISPLINARE e RESPONSABILITÀ ERARIALE.
Un suggerimento ci sentiamo di dare ai consiglieri comunali, evitino polemiche dannose al paese, e senza nulla chiedere per se stessi o per i propri amici, si adoperino per RIPRISTINARE QUELLA LEGALITÀ ahimè INFRANTA (ma da parecchi anni), che vede oggi più di iere, i giovani pachinesi distinti in due categorie: i la categoria dei GIOVANI ELETTI (quasi tutti appartenenti alle famiglie dei funzionari del comune o alle fazioni politiche locali), cui è permesso accedere agli incarichi pubblici, indipendentemente dalla loro qualificazione professionale e culturale, e gli ALTRI I “FIGLI DI NESSUNO” cui non è permesso nemmeno partecipare o fare una domanda di partecipazione.
Questa è vera QUESTIONE MORALE.
Nello Lupo