Pachino, durante la settimana del blocco delle merci, ha vissuto giorni drammatici (come del resto tutta la Sicilia) per via di una protesta che, se pur condivisibile per le ragioni di malessere generale che hanno spinto molte persone a scendere in piazza, non può essere condivisa né per le modalità con cui è stata organizzata e gestita, né per la pesante matrice politica che subito ha mostrato di avere il movimento a livello regionale, né per le denunce di inquietanti infiltrazioni mafiose dentro e attorno allo stesso movimento a più livelli sollevate.
Il circolo del Partito Democratico di Pachino, nella sua nota del 23 gennaio con la quale chiedeva al presidente del Consorzio, Sebastiano Fortunato, di fare un passo indietro rassegnando le dimissioni dalla carica che ricopre, non ha inteso attaccare il Consorzio IGP, ma ha voluto in modo appropriato sollevare la profonda contraddizione del duplice ruolo rivestito da Sebastiano Fortunato come presidente del Consorzio e, al tempo stesso, come promotore e principale sponsor del movimento Forza d’Urto a Pachino.
Ritenevamo, infatti, ambiguo essere tra i principali protagonisti di un’azione che ha chiamato alla mobilitazione le aziende agricole del territorio e la stessa cittadinanza (al punto da guidarne la protesta), e, nel contempo, presiedere un’organizzazione che si è poi trovata costretta a chiedere “l’immediato sblocco della circolazione delle merci” perché quel blocco ha causato danni ingenti all’agricoltura pachinese. E l’esito, cioè il danno economico, di quei blocchi era ben prevedibile, alla luce di un’analoga protesta a livello nazionale che avrebbe avuto corso la settimana successiva.
Il Partito Democratico prende atto dei chiarimenti forniti dal Direttivo del Consorzio in relazione alla sua estraneità rispetto ai movimenti di protesta, e della solidarietà espressa nei confronti del suo Presidente.
Ritiene, tuttavia, di non potersi sottrarre da una funzione di esame, anche critico, nei confronti del Consorzio o di qualunque altra realtà territoriale, senza per questo volerne condizionare la gestione, perché lo stesso è un importante strumento per lo sviluppo economico del territorio, veicola il buon nome di Pachino nei mercati italiani ed europei e, in ultimo, perché riceve denaro pubblico. Ribadiamo, pertanto, quanto espresso precedentemente: il Presidente del Consorzio di tutela, sebbene rivesta anche il ruolo di imprenditore, dovrebbe non commettere gli errori già menzionati e avere atteggiamenti molto più sobri, per il bene del Consorzio che presiede, per il bene dell’economia locale e per il bene del buon nome di Pachino.
Rispettiamo profondamente le ragioni per cui migliaia di cittadini sono scesi in piazza a manifestare per il loro lavoro e per la loro dignità: noi è da anni che denunciamo a Pachino una gestione del denaro pubblico che non tiene in alcun conto dell’interesse collettivo e del bisogno delle famiglie.
Il Partito Democratico non intende contrapporsi né al Consorzio IGP pomodoro di Pachino e né al suo Direttivo, pertanto,
chiede al Consorzio
un incontro in cui poterci confrontare sulle questioni che riguardano l’agricoltura e l’economia del nostro territorio.
Proponiamo, altresì, di istituire immediatamente un tavolo permanente sull’economia locale con le forze produttrici, le forze politiche locali e le organizzazioni sindacali e di categoria, perché né l’improvvisazione, né l’assenza di regole e di confronto pubblico aiutano lo sviluppo economico di Pachino e del suo territorio.
02 febbraio 2012
Il circolo del Partito Democratico di Pachino