Portopalo di Capo Passero
IL NUOVO SISTEMA PORTUALE PENSATO PER IL DIPORTO NAUTICO (SULLA ROTTA DI ULISSE)
Con la nuova progettazione si è cercato di sintetizzare il quadro di riferimento locale e di illustrare le ragioni che hanno fatto maturare la convinzione di effettuare uno studio al fine di evidenziare i problemi e trovare le soluzioni per un ambito territoriale strategico per il futuro assetto della città, ambito che da anni rappresenta un nodo non risolto, un’area marginale che potrebbe invece diventare baricentro di nuove iniziative, cerniera urbanistico – architettonica e socio – economica per un nuovo assetto territoriale fra la linea di costa e lo spazio antropizzato.
L’obiettivo di una forte riqualificazione urbana, in un luogo caratterizzato dalla complessità di questioni che attendono risposte e soluzioni, ben si sposa con il quadro programmatico e pianificatorio vigente, costituito dal P.R.G., attraverso l’uso di uno strumento appropriato per la Trasformazione Urbanistica.
La previsione d’intervento è relativa a quelle che si configurano come “No men’s land”, cesoia fra la città e il mare, fino ad oggi negato. Pochi ettari di terreno quasi del tutto incolto e a stretto contatto con importanti attività legate alla portualità, attività che potrebbero dar vita ad uno scambio di relazioni e di dialogo fra la città stessa e il mare, rapporto a tutt’oggi inesistente per l’assenza di un water front che viene invece “pensato” come genesi per una moderna idea di turismo. Quello turistico potrebbe diventare, infatti, uno dei settori primari per questa comunità, insieme all’economia legata alla pesca e all’agricoltura, attività già floride e consolidate da decenni, seppure attraversanti un momento di crisi.
I principi generali che ne hanno guidato la stesura derivano non semplicemente da tendenze e orientamenti puramente personali, ma soprattutto dall’esame attento del contesto urbano/territoriale di Portopalo di Capo Passero che denota delle specificità e delle particolarità assolutamente originali che meritano l’attenzione profonda che vi è stata di fatto dedicata. Tali principi si collocano nelle linee più generali dei criteri adottati nelle progettazioni dei waterfront che in questi ultimi anni, a fronte dello sviluppo notevolissimo (8.000 km.) di coste che caratterizza la nostra nazione, sono divenuti un argomento estremamente frequentato anche a livello di ricerca universitaria e non solo e sono stati quindi filtrati attraverso lo studio puntuale ed attento delle specificità del contesto (fisico, geografico, orografico, morfologico, storico, culturale, ecc.) che, come detto, presenta delle particolarità oltremodo interessanti e originali pur collocandosi nella tematica di fondo propria dell’urbanità del Sud d’Italia e del Mediterraneo.
Tali concetti, se sono da ritenersi tuttavia non immutabili nell’odierna temperie cangiante e metamorfica, incideranno ugualmente sulle scelte esecutive e definitive a partire da quelle dettate dalle esigenze globalizzanti del consumo, in quanto motore economico, produttivo e occupazionale, che dovranno essere ottemperate ma al tempo stesso mantenendo il rispetto del contesto, del paesaggio e della sua storia; cercando inoltre di volgere l’attuale culto dell’immagine e della sua comunicatività alla produzione di un’architettura come paesaggio posta in rapporto paritetico e sinergico con la preesistenza, data la valenza di risorsa irriproducibile che connota in sé il territorio.
L’ambito da prendere in considerazione è relativo ai terreni che si stendono a sud-ovest dell’abitato, attraversati gia adesso da un asse stradale che congiunge la città con il porto e il fatiscente borgo che si affaccia, in modo caotico e “non finito”, sull’area portuale e l’area adiacente la diga di ponente.
Nonostante una prima e giustificata impressione di degrado, si può sottolineare che il porto è vivo, e come tale è pronto a venire inglobato in un’operazione di ripensamento pianificatorio e progettuale attraverso una “ristrutturazione socio-urbanistica”.
Riorganizzare settori dell’economia già esistenti, quali agricoltura e pesca, e attraverso la concertazione e una programmazione negoziata, indirizzare l’economia del territorio verso il settore di un turismo integrato, questo il modello di riferimento per un nuovo sviluppo economico della città e del suo territorio. Riuscire a innescare nuove azioni di valorizzazione delle risorse ambientali e culturali esistenti, in una realtà come Portopalo di Capo Passero, che costituisce un eccezionale complesso ambientale, storico-archeologico e paesaggistico, e provare ad integrare queste risorse esistenti con il progetto di nuove economie, legate soprattutto al turismo, questo l’obiettivo da raggiungere.
Vocazione e risorsa non come dicotomia bensì come simbiosi fra una economia esistente e radicata nella memoria collettiva ed un futuro prossimo rappresentato da una economia turistica progettata ma pragmatica, sognata ma realizzabile, non calata dall’alto di un pensiero utopistico ma integrata al luogo e per il luogo. Tutto ciò per delineare uno scenario d’intervento in cui l’investimento privato trovi la sua ragion d’essere nel ritorno economico in un generale processo che si vuole innescare e nella volontà dell’amministrazione a partecipare attivamente per quanto riguarda la realizzazione di strutture e infrastrutture a supporto dell’iniziativa.
Il marinaio