Dott. Liggeri, le considerazioni contenute nel suo articolo “Marzamemi sta morendo, uccisa dai ristoratori” ci hanno colto inizialmente con sentimenti contrastanti; ne vorremmo discutere serenamente, da cittadini senza interessi diretti né indiretti, ma che hanno inscritto nel proprio DNA un solo interesse: il bene della nostra comunità, di tutta la nostra e non solamente di una parte arrogante ed arruffona.
Ma poi alcune risposte stizzite che le sono arrivate dai “renzini di turno” ci hanno convinti che forse questo non è il momento, che è meglio aspettare che gli animi si plachino, che prevalga la ragione congiuntamente anche a un’emotività ben espressa, sulle ragioni di campanile e, peggio ancora, sugli interessi personali diretti.
E, tuttavia, è d’obbligo ringraziarLa; non per uscire dal coro stonato dei suoi detrattori, ma per ragioni di verità, per le considerazioni, esplicative anche del primo articolo, contenute nella risposta alla risposta. Se il primo da solo ci lasciava qualche, per altro timido, dubbio di una qualche sua sottolineatura polemica, il secondo articolo fuga ogni dubbio e ci trova totalmente d’accordo, perché è la rappresentazione oggettiva e veritiera della mentalità e dell’approccio ai problemi del paese da parte di questa sedicente sinistra politica locale.
La lezione che Lei ha dato,questi pseudo-intellettuali la ricorderanno per un bel pezzo! Non è il caso di riprendere tutte le considerazioni, puntuali e ineccepibili del suo secondo articolo. Vogliamo fermarci al nucleo del suo ragionamento: i luoghi, le bellezze ambientali, le tradizioni, la cultura, sono i fattori fondamentali dell’identità di un popolo, ne determinano l’esistenza e la sua qualità, ne fanno una comunità coesa e votata al bene comune, alla sola condizione imprescindibile che tutti i suoi componenti possano fruirne indistintamente e senza esclusione.
Ora la stridente contraddizione tra una Marzamemi divenuta e sempre più da divenire (nei progetti di questa sinistra arruffona e confusa) luogo per soli “ricchi” (gli Armani, i Depardieu, i Benigni, i Berti, e così via) e le penose condizioni economico-sociali, civili, culturali e, perché no, di degrado ambientale(come diceva lo stesso sindaco, almeno quando era all’opposizione)del suo entroterra Pachino, qualificano il progetto politico del “renzismo pachinese”. Un progetto, quello del “renzismo locale” tutto teso a espropriare le famiglie pachinesi dei loro beni ambientali, della loro cultura, delle loro tradizioni, a tutto vantaggio di un turismo d’élite (il lussuoso centro di un turismo chic) che è e rimarrà una rappresentazione, questa sì immaginaria (è solo un eufemismo) delle calde notti d’agosto. Quelle che Lei chiama “genuflessioni al fascino dei vip”vanno intese nel loro corretto significato, che è principalmente psicoanalitico. Chi vuol capire capisca.
Condividiamo pienamente la sua idea che i “veri vip sono le persone che lottano per una dignitosa sopravvivenza, che fanno fatica ad arrivare a fine mese, ma che non si possono negare la Bellezza”, pena un decadimento irrimediabile della qualità della loro esistenza. Ma queste persone non sono nel progetto di questo sindaco e dei suoi accoliti. A loro interessa fare della piazzetta di Marzamemi e dintorni la riserva per fruitori d’eccezione, gli Armani per intenderci. Quanto questo si coniughi con la cultura o con gli interessi di parte di qualcuno, sarà il tempo a dirlo.
Per ora ai pachinesi senza paraocchi non resta che ringraziarLa per aver voluto disvelare quel velo di ignoranza (in senso rawlsiano si intende) che nelle intenzioni della politica locale rende tutti i pachinesi diseguali al loro interno e più ancora al loro esterno (altro che Giustizia rawlsiana).
Lei ha dato a Marzamemi la possibilità di riflettere su se stessa e sulla direzione di un possibile sviluppo sostenibile. Sono prevalsi gli interessi particolari e i “capricci” di qualcuno e ciò verrà ascritto a “merito” degli attuali amministratori.
Dott. Sebastiano LUPO