Il Cul de sac dell'isola delle correnti

Il Cul de sac dell'isola delle correnti ... da Facebook una nota di Salvo Olindo.

Il territorio, a vocazione turistica, concretizza la propria connotazione con un’ insperata “domanda” di visitatori, provenienti e da tutto il periplo isolano e dal lontano stivale continentale.
Oggi, 18 Agosto 2010, il “distratto osservatore” si ritrova, circondato e soffocato, da oltre un migliaio di auto, suv, campers, disseminati lungo il ridotto nastro stradale che conduce all’Isola delle Correnti, punta estrema della Sicilia Sud Orientale, la cui posizione geografica, rispetto al parallelo di Tunisi, la colloca – secondo i bene informati – a circa 70 Km a sud dalla Capitale Tunisina. Questo incessante flusso di visitatori/vacanzieri risulta essere continuo e costante; in quanto, attratti dalla assoluta, incomparabile bellezza selvaggia dei luoghi, incontaminati e dal cemento e dal progresso!
Tale inopinata affluenza, per il distratto osservatore, sarà stata determinata dalla messa in esercizio del segmento autostradale Cassibile-Rosolini, dalla crisi economica che incoraggia il turismo “mordi e fuggi” o, sarà stata l’efficace propaganda fotografica, sapientemente divulgata, dal parigino Jano Capodicasa? Vero è che, mai come quest’anno, gli “stanziali” del luogo hanno registrato cotanta, congrua presenza di vacanzieri, laddove – da contraltare – la zona è decisamente poco accogliente. Mancano, infatti, i bar e le pizzerie; di ristoranti ed alberghi, neanche l’ombra, per non parlare di parcheggi, più o meno organizzati... Esiste il nulla della ricettività! Per converso, alle ore 17.°° della data odierna, il caos organizzato si scatena, con tutta la sua virulenza, dettata e dalla scarsa conoscenza toponomastica dei luoghi, da parte degli occasionali vacanzieri e dall’ assoluta latitanza delle Amministrazioni locali, evidentemente distratti da altri eventi che caratterizzano il periodo. Il “Distratto Osservatore”, da provetto anfitrione, si ritrova rilassato sotto un ombroso albero d’ulivo, interessato da un vivace dibattito argomentativo, con degli amici ospiti megaresi/aretusei, allorquando squilla il cellulare, annunciante il grido di dolore di Jano Capodicasa, intrappolato con la propria auto, nel budello stradale che da “Carratois” conduce al “Captain” e, quindi, all’isolotto. Sensibile al contingente S.O.S., il “nostro” abbandona la piacevole conversazione, inforca la bici, percorrendo in un fiat, i 400 ÷ 500 mt che lo separano dalla bolgia dantesca.

Lo scenario fotografico che si presenta ai suoi occhi, è, a dir poco, allucinante: autoveicoli, disseminati lungo i due fianchi del nastro stradale ne restringono vieppiù la superficie di percorribilità; tant’ è che, la stessa è occupata – in doppio senso di circolazione – sia in direzione nord che in direzione sud, da una moltitudine, quanto variegata, presenza di autoveicoli, letteralmente bloccati dal tampone dei campers, del tutto statici ed impossibilitati da qualsiasi potenziale manovra. Gente inviperita, schiamazzante lungo il poco spazio di percorso, rimasto disponibile. Peppe Cammisuli, uomo probo, vecchio artigiano, prestato - negli anni passati – occasionalmente alla politica, sul cancello della propria villetta, scuotendo il capo canuto, proferisce: “ mai vista – in tanti anni – di vacanze estive, una cosa del genere!” Il cul de sac si è consumato!

Il “nostro”, parimenti, si interroga: Qualora si manifestasse un improvviso malore come si potrebbe dipanare la matassa? Come si dovrebbe gestire la collaterale emergenza? Forte della propria deformazione professionale, il “distratto osservatore” si fa largo, con la bici, nel triplice, fitto serpentone di autoveicoli, raggiunge il bivio “Carratois”, consiglia i ritardatari, in coda al gruppo, che, essendo impossibile proseguire, per raggiungere almeno il Captain, basterà prendere la deviazione sterrata, insistente di fronte al “Carratois”, raggiungere, quindi, l’altra intersecante “trazzera” sterrata del Palemmintazzo, proseguire lungo la spiaggia del “Delfino” e delle “favelas etnee” e, quindi, finalmente, approdare al Captain.
Dopo le opportune, quanto discordanti, verifiche col proprio navigatore satellitale, più o meno aggiornato, il consiglio viene apprezzato ed assecondato dagli arrabbiati vacanzieri, determinando, nel giro di un quarto d’ora, la parziale fruibilità del “budello”. In tutto questo apocalittico scenario, brilla l’assenza di qualche vigile; come pure, una irrinunciabile segnaletica che avrebbe potuto ipotizzare qualche senso unico ed opportunamente razionalizzare e disciplinare il gran traffico, in attesa di vedere asfaltate le trazzere collaterali alla via principale.
Al privato, il compito di vivacizzare la zona con le singole iniziative, alle Amministrazioni di Portopalo o di Pachino, peraltro, non si capisce la competenza e pertinenza, il compito di organizzare, razionalizzare e vigilare, al fine di evitare che, il vacanziere – piccato dalla odierna sofferenza – nonostante l’attrattiva, bellezza, selvaggia dei luoghi, ritenga un’esperienza isolata la visita all’Isola delle Correnti.
Lo sviluppo non sempre è sinonimo di progresso. Il Politico, in uno stato di diritto, ha il dovere di essere al servizio del cittadino. Pertanto, con una necessaria sinergia concertativa, fra il pubblico ed il privato, si possono traguardare insieme, tanti lusinghieri obiettivi a condizione che, alle parole seguano i fatti e recuperare il tempo, perduto con stucchevoli polemiche, di chiara connotazione d’appartenenza politica.
Il recente rientro a Pachino del “distratto osservatore”, avvenuto dopo 40 anni di esperienze consumate lontano dalle origini, fino ad oggi, ha prodotto allo stesso, solo delusione; tant’è che, gli sembra di essere tornato allo “status quo” degli anni 70, le cui reminiscenze parlano di ospedale a Pachino, cavallo di battaglia elettorale da parte di tutti i potenziali sindaci dell’epoca, di cantina sociale, di cooperative, di progresso e sviluppo. A Vendicari non può sorgere un sito petrolchimico; in quanto, il nostro è un territorio a vocazione turistica, per cui, dobbiamo dare voce e forza a tutte quelle iniziative che possano assecondare tali ambiziosi progetti! Così pontificavano i politici pachinesi degli anni 70, laddove la Spagna franchista, annoverava già una fiorente industria del forestiero, fruendo, in Andalusia e/o alle Baleari, dello stesso clima sicilian/pachinese, ammantato da un caldo sole per 8 ÷ 10 mesi all’anno.
Signori politici svegliativi ed assecondate il “volli, sempre volli, fortissimamente volli” di alfierana memoria! Non relegate Pachino nell’oblio, non abbandonate Pachino nell’attuale “ Terzo Mondo” in cui soporiferamente versa.

Salvo Olindo
Pubblicata da: Corrado Modica il 18-11-2010 21:23 in Segnalazioni

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Corrado Modica
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