Lungi da me l’idea di entrare in polemica con il Dott. Ferrara, del quale anzi ho sempre apprezzato la capacità di analisi dei fenomeni politici, ed anche in questo caso, mi trovo a condividere l’idea di sollevare un utile dibattito sulle forze politiche che si fronteggiano in campo nazionale e locale.
Senonchè stavolta mi trovo a non essere d’accordo con la sua analisi (La Sicilia del 5/5/2008) ed ho da muovergli un affettuoso rimprovero.
Mi riallaccio a quanto da lui dichiarato per concordare sostanzialmente sul fatto che, in anni ormai da lungo tempo passati, “Democrazia Cristiana e Partito Socialista Italiano hanno amministrato Pachino nel modo giusto che piaceva ad un elettorato maggioritario e progressista…adottando un programma di politica sociale adeguato alla crescita civile della città.”.
La crisi di questi partiti (e sulle cause della crisi ci sarebbe moltissimo da dire) non ha trovato adeguati ricambi nelle forze partitiche che si sono succedute e che non hanno saputo diventare forza di governo o farsi interprete delle istanze dei cittadini.
Ed anche qui mi trovo sostanzialmente d’accordo.
Ma è solo la crisi dei partiti o non è forse una crisi di valori che coinvolge tutta la cittadinanza (non solo locale)?
Se, come ogni altro fenomeno di aggregazione, anche i partiti politici, in fondo, non sono altro che lo specchio di una società, è di tutta evidenza che l’entrata in crisi dei partiti politici ha corrisposto con l’entrata in crisi dell’intera società italiana, sballottata nell’ultimo quindicennio a destra e sinistra, tra volgarità mediatica e crescente imbarbarimento dei modi e del linguaggio e con l’unico inquietante esempio di modelli comportamentali televisivamente indotti a “plasmare” le coscienze.
Le persone “per bene” (soprattutto dopo tangentopoli) hanno finito per allontanarsi dalla politica lasciando spazio ai mediocri ed agli affaristi che hanno trasformato l’esercizio della politica in uno strumento al servizio di poche categorie di fedeli se non addirittura al servizio di loro stessi, per guadagnarne potere, denaro o, semplicemente per togliersi da guai giudiziari di vario genere.
Il resto, come dicevo, lo dobbiamo al martellamento televisivo che ha trasformato la maggior parte delle persone in beceri ignoranti, pronti a bersi qualunque tipo di frottola e, soprattutto, pronti a dare riconoscimento a quel genere di politico che, anziché promettere ed adoperarsi per “la collettività” stimola un ormai ipertrofico egoismo dei singoli cittadini promettendo “favori ad personam” per tutti.
In un contesto simile non mi trovo affatto d’accordo sul fatto che ci sia l’esigenza di un terzo partito che si collochi tra PDL e PD e che queste due forze rappresentino “il peggio ed il meno peggio”.
Questo significa mettere sullo stesso piano uomini ed idee che sono a distanza siderale gli uni dagli altri e, soprattutto, significa avallare un qualunquismo “alla Grillo” che giudica “sporco” tutto ciò che sa di politica.
Invece credo che, oggi più che mai, ci sia l’esigenza innanzitutto di impegnarsi in prima persona e poi di distinguere e di guardare soprattutto alla qualità delle persone e delle idee e che bisogna affidarsi a chi concretamente (cioè non solo a parole) opera o ha operato nell’interesse della collettività.
Operazione che può fare chiunque sia dotato di un minimo di volontà e di onestà intellettuale.
Basta mettere a confronto come hanno operato gli ultimi due capi di Governo.
Uno ha governato cinque anni (e si appresta a farlo per altri cinque) ed ha collezionato una serie imbarazzante di provvedimenti legislativi fatti apposta per se medesimo o per pochi amici (fatto incontestabile).
L’altro ha governato per poco meno di due anni ed ha preso provvedimenti (anche impopolari e quindi a discapito della propria popolarità) per aggiustare i conti di un enorme deficit statale, vale a dire di ogni singolo cittadino.
Oggi chi ha favorito se stesso è osannato e chi ha operato per la collettività è vituperato.
Questi sono i fatti ed è fuorviante parlare di “peggio e meno peggio”.
Stando così le cose inviterei il Dott. Ferrara ad abbandonare i distinguo che, per vanità partitica o personale dei rispettivi gruppi dirigenti, hanno portato all’estinzione parlamentare dei partiti della sinistra ed a dare credito a quel laboratorio di “idee per il buon governo” che vuol tentare di essere il Partito Democratico, entrandoci dentro (sarà ovviamente il benvenuto) e lavorando per risollevare veramente le sorti dei cittadini italiani e di quelli, fra questi, che stanno messi ancora peggio, vale a dire dei cittadini pachinesi.
Giancarlo Barone.
Portavoce Partito Democratico – Circolo Territoriale di Pachino.