Ma che bello quello spot televisivo

Ma che bello quello spot televisivo Che carino lo spot TV sui prodotti IGP, non trovate? Dal buio scaffale di un supermercato i due angeli della gastronomia-show Antonella clerici e Pippo Baudo indicano "la luce", la stella cometa da seguire: il marchio dei prodotti IGP. La cassetta di pomodoro ciliegino si accende per una frazione di secondo, e il pranzo è servito.
Molto carino, peccato che non serva a niente. Già, perchè la cassetta di pomodorino IGP Pachino, sugli scaffali dei supermercati italiani non la troverete. Vale la pena di dire: "non la troverete nemmeno a cercarla col lumicino". Per le ragioni che qualsiasi azienda ortofrutticola italiana conosce perfettamente, ovvero che alle grandi catene di supermercati questi prodotti non convengono.
Se una agenzia pubblicitaria proponesse ad una azienda seria di spendere tanti soldi per andare in TV a pubblicizzare un prodotto che non si trova sul punto vendita, riceverebbe probabilente una gran pedata nel sedere. Ma oggi la pubblicità la fanno i politici e i loro esperti di pubbliche relazioni, le aziende possono starsene a lavorare nei loro capannoni. Malgrado non serva a niente, lo spot farà tutti contenti: il governo potrà dire di avere dato sostegno promozionale ai nostri prodotti senza timore di essere smentito (meglio ancora se lo si dice in una serata di "Porta a Porta"), e contenti saranno soprattutto i due noti personaggi televisivi, per ovvie ragioni. Alla Clerici ad esempio il prossimo sindaco di Pachino potrebbe proporle la cittadinanza onoraria.
Oggi i politici italiani si vantano di essere dei grandi intenditori di pubblicità e comunicazione, ma è solo un triste primato del nostro Bel Paese, dove per diventare presidenti del Consiglio bisogna possedere le televisioni.
Avete notato? La parola "propaganda" non si usa più, è troppo retrò, puzza di ventennio fascista. Chiamiamola "pubblicità", "promozione" e "comunicazione": fa più chic. E anche i piccoli politicanti di provincia oramai hanno imparato a costruire la loro carriera a suon di conferenze stampa, articoli sui giornali e manifesti sfolgoranti.
Per le imprese che fanno i salti mortali per far quadrare i loro bilanci, la pubblicità è un lusso che quasi sempre non si possono permettere. Perchè la pubblicità ha costi altissimi, si compra a centimetri quadrati sui giornali e a secondi in passaggi televisivi. E così, in questo sistema grottesco al privato vengono chiesti milioni di euro per avere un minimo di visibilità, la valorizzazione dei prodotti viene gestita in modo sgangherato, mentre ai
ragazzi del grande fratello viene data l'opportunità di essere visibili 24 ore su 24 per tre mesi di fila, con le telecamere puntate a spiare quante volte si alzeranno dal letto per andare a fare pipì.
Pubblicata da: Paolo Meli il 02-02-2006 10:08 in Lettere

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Paolo Meli
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