PACHINO - Esattamente un anno fa, il 15 febbraio 2019, il Consiglio Comunale, e con esso la mia amministrazione e l’Ente, venivano sciolti per infiltrazione mafiose.
Alcuni tra gli sciacalli politici locali e le iene ridens gioirono per quel provvedimento che rimane ancora oggi, a distanza di un anno, abnorme.
E appare ancora più insensato alla luce della recente archiviazione disposta dal Consiglio dei Ministri nei confronti di un comune vicino al nostro: sono sinceramente felice per l’esito di quel provvedimento, felice che quella comunità non debba scontare l’onta di mafiosità.
Perché un provvedimento di scioglimento per infiltrazioni mafiose non colpisce soltanto la classe politica; esso colpisce principalmente la comunità locale, la sua economia, la sua struttura partecipativa e democratica, il suo buon nome.
Quello che purtroppo è successo a Pachino.
La stragrande maggioranza dei cittadini pachinesi ha avuto un anno durissimo, privo di rappresentanza politica con una sostanziale sospensione della democrazia, e soprattutto con l’onta pesantissima di un immeritato e ingiusto scioglimento per mafia che ha colpito e colpisce l’economia di questo territorio ed il buon nome di questa comunità.
In questo anno sono stato assai silente; ed ancor più lo sono stato dopo l’ancora più assurdo provvedimento di incandidabilità emesso dal Tribunale di Siracusa nei miei confronti lo scorso 21 novembre, e contro cui ho presentato appello presso il Tribunale di Catania.
Ad un anno dallo scioglimento non si conoscono infatti ancora realmente le sue ragioni: viene tutt’ora negata la relazione redatta dalla commissione prefettizia che per sei mesi svolse le indagini nel Comune di Pachino; non conosciamo – per quanto mi riguarda – gli ipotetici addebiti se non quelli di una presunta "omissione" e di "disattenzione" rispetto al fenomeno mafioso esistente nel territorio comunale.
Sono trascorsi 12 mesi e in tutto questo periodo abbiamo pazientemente atteso che le opere avviate dalla mia amministrazione potessero vedere luce: il nuovo Palazzo Municipale di via Nino Bixio; il finanziamento della nuova rete fognaria di Marzamemi con i nuovi impianti fotovoltaici nel depuratore; il nuovo canile municipale; la realizzazione della Residenza Sanitaria Assistita in contrada Cozzi; l’efficientamento energetico e la ristrutturazione dell’attuale palazzo comunale; l’efficientamento energetico con nuovi impianti a led nel territorio comunale; il centro di raccolta dei rifiuti.
Opere pubbliche per le quali la mia amministrazione aveva curato i progetti ed ottenuto i relativi finanziamenti.
Di questo, per quanto è dato sapere, risulta ancora tutto “in itinere”.
Lentamente “in itinere”.
Stancamente “in itinere”.
Legalmente “in itinere”.
Troppo poco.
Dopo il mio scioglimento le forze politiche che mi avevano avversato ferocemente sono sparite: eclissate nella mediocrità dei propri rappresentanti il cui unico obiettivo è stato quello di eliminarmi politicamente.
Per il resto: nulla. Zero dibattito. Zero progettazione. Zero rappresentanza, se non qualche sospetta sudditanza, a colpi di selfie, con qualche personalità politica “straniera”.
Lo stesso vale per i corpi intermedi di questa società: le scuole, le organizzazioni datoriali e sindacali, le associazioni culturali, quelle di volontariato, le parrocchie.
Debbono essere questi, i corpi intermedi – cioè la società civile - a ritrovare la forza di riprendere il filo di un discorso politico e democratico interrotto, barbaramente tranciato e su cui ancora non ci dicono le motivazioni.
Non nutro velleità di ritorni: stiano tranquilli gli sciacalli e le iene ridens.
Ma sono un uomo libero e dirò sempre quello che penso, come ho sempre fatto...
"Sorgi bel Sole e uccidi la pallida luna che è già fiacca dalla gelosia".
Roberto Bruno