Pachino Promontorio Pachino e d'intorni Filippo Garofalo 1877

Pachino Promontorio Pachino e d'intorni Filippo Garofalo 1877 Inizio a pubblicare Delle news per approfondimento stralci di storia locale..Inizio con questo libro, piccolo,del signor Filippo Garofalo che comprende una porzione territoriale che combacia perfettamenete con l'idea antica e moderna di Pachino Promontorio

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PACHINO E D'INTORNI

FILIPPO GAROFALO

RAGUSA TIPOGRAFIA PICITTO E ANTOCI 1877

.....et inde

Exsupero praepingue solum emantis Helori,

Hinc altas cautes prijectaque axa Pachyni Radimus

Virgilio Eneide Libro III



Il capo meridionale della nostra Sicilia protendentesi tra i mari Ionio e Africano, formato di rocce che sporgono spiccatissime infuori, non solamente era di timore e pericoli ai non molto esperti naviganti dei tempi dell’avventuroso Eroe Trojano(Ulisse n.d.r.) ma lo è sin’oggi non ostante i progressi della nautica. Per lo che, in previsione di sinistri incontri alle navi e di naufragi, nell’isola delle Correnti su di apposito fabbricato ponevasi un fanale e nel 1864 sin Cozzo Spadaro, nel cui declivio a mare, a levante, vi è il villaggio di Porto Palo, terminavasi la costruzione di un faro ad ecclissi con alta Torre, vasto è bello edifizio; poco dopo l’altro fanale a cristalli colorati rossi mettevasi sull’antico Forte dell’isoletta Capo Passero. E dalla torre del Faro, mercè il congegnoso semaforico linguaggio, collo spiegare di giorno diverse bandiere, e di notte con lanternini, razzi, fuochi di bengala, si avvertono i naviganti dell’approssimarsi della tempesta già annunziata dagli Osservatori Astronomici; ma talvolta la nave in mezzo all’accavallarsi delle onde dai fieri acquiloni o venti di mezzodì, tra il rumoreggiare della grandine, il fragore dei tuoni e il denso bujo; squarciate le vele, sgominate le antenne, già in cimento di essere ingojata nel vortice dei flutti o sbalzata o infranta incontro alle rupi, all’irradiare della luce intermittente del Faro, si regge e si salva; e se troppo danneggiata da non potere proseguire il cammino, mediante segnali con bandire, chiama in ajuto ed accorre barca o vapore dal lido o porto più vicino, giacchè tutte le notizie dei naviganti accogliendosi dal telegrafo ad asta presso la torre, sono da ivi trasmesse per mezzo del filo elettrico anche sino alle poù remote regioni del mondo. Ed il padre ai figli o questi al padre, lo sposo del filo elettrico alla sua metà, l’amante all’amata, amici, commercianti, agenti, uffiziali di diversi Governi e di tutte le Nazioni, si scambiano sull’istante i saluti, i voti del cuore, le notizie del viaggio, gl’incontrati e vinti pericoli. Ben a ragione l’immortale Mantovano disse quei luoghi “projectaque saxa”: gli sfoghi dei fuochi sotterranei che sconvolsero la parte orientale di nostra isola a tale che i sicani l’abbandonarono rifuggiandosi nella parte opposta occidentale, furono di maggiore fragorosa espulsione in questa punta di terra fra i due mari. E su lungo tratto della superficie nel promontorio s’incontraro ammassi sopra ammassi di lave vulcaniche, mucchi di petre nere; e la palude detta Morghella dà segno essere stato cratere di vulcano sprofondato.

Calafarina


Allo studioso naturalista e geologo offrono molto quelle località, e nell’altura di Torre Faro o Pupillosso 1)meritano attenzione le pietre disseminate sul suolo che sono l’aggregato di sabbia, di scheletri di pesci e di conchiglie; nella poco distante Punta Acqua Palomba le enormi rupi di eruzione vulcanica innoltratesi nel mare ,ed in mezzo alle quali scaturisce zampillo d’acqua dolce e freschissima; il Cozzo S. Lucia presso la palude Morghella, cumolo di lapillo e di lave; donde dette lave si sgrogono estendersi o dilungarsi sino all’abitato di Pachino, contrada Pianetti e Guastella, coverte da strati di terriccio e di argilla da diversi punti, in altri con essi frammiste o sovrastate da starati di pietra dura calcare bianca.

Sono altresì di apprezzamento le stallattiti nella grotta di Calafarina, chè da remoti secoli goccia a goccia dagli scoli si son formate in colonne di sostegno alla volta; e nel volgo è rinnomato la grotta per incanti e tesori nascosti 2)

Lo storico pure ha da osservare presso il grandioso Porto Palo, o di Pachino al dire di Cicerone, 3) le rovine dell’antica Mozia, fondata come si vuole da un Ercole; ivi l’apparizione di Ecuba al travagliato Ulisse, effetto dei rumorosi flutti all’infrangersi per le rupi come latrati di cagna, non che per alcuni, dalla giacitura dei luoghi producenti il miraggio portentoso fenomeno meteorico, detto volgarmente Fata Morgana.

Avanzi di grandiosi edifizi ed anticaglie, lungi sotterranei incavati nella dura pietra con sepolture dall’uno all’altro lato, ove si rivengono scheletri umani l’un all’altro lato, ove si rivengono scheletri umani, vasi, monete, presso la spiaggia ad oriente del mare Ionio, indicano Maccara con forte e ben munita Cittadella, circuita dal mare e dal porto, il quale oggi riempito di arena e paludoso è stato diviso fra le contigue proprietà di Rovetto e Scirbia 4)

Le contrade che tuttora conservano la denominazione Xirbi o Scirbia e Sichilli (proprietà delle sorelle Assennato) Xibini o Scibini( proprietà del Sig. Starrabba Marchese di Rudinì) Maucini (proprietà del Sig. Mastro Giovanni Tasca) Cuba 5) Marzamemi nomi tutti di origine araba, fan fede esservi stati a lungo i Saraceni, come anche Cala Calata indica il luogo delle loro fortificazioni 6) E le tre fabbriche di uguale forma e simmetria a grossi macigni bene levigati, coverte da na cupola semisferica nella suddetta Cittadella e nella attigua contrada S.Lorenzo, offrono piccole moschee invertite poscia al culto cistiano conservando s’oggi i nomi di Salvatore, S.Lorenzo e Triona di S Pietro.

dintorni



Dal rinomato promontorio fu dato nome al Comune di Pachino sito su un poggio, presso a poco a due chilometri all’interno, allto metri 63 e centimetri 5 dal livello del mare. Appena da un secolo e mezzo fondato dalla cospicua patrizia famiglia Starrabba, conta sei mila circa abitanti; industri, operosi, svelti, di cuore fervido. 7) Forma Mandamento con Porto Palo e Marzamemi, sede di Pretura sotto la giurisdizione del Tribunale Civile e Correzionale di Siracusa e Corte d’Appello di Catania. Per l’elezione del Rappresentante al Parlamento del Regno d’Italia è aggregato al collegio di Noto ed a quella Diocesi per l’ecclesiastico.Un consiglio Municipale di 20 cittadini, capo il Sindaco, nella giurisdizione della Prefettura di Siracusa, amministra l’azienda comunale; ed a spese del Comune, oltre gli’impiegati addetti a vari servizi pubblici, sono una carrozza periodica per Noto col servizio postale, l’illuminazione notturna, l’ufficio telegrafico, le scuole elementari maschili e femminili. Buoni fabbricati che sorgono e si accerscono di anno in anno; strade larghe, dritte e piane; nel centro innanzi la chiesa, spaziosa piazza quadrangolare, recentemente, ben livellata, adorna di alberi e fiori, delizioso passeggio e convegno pel popolo, assicurano il progrediente miglioramento del Comune. Orizzonte vaso e maestoso la ogni intorno. Da nord la vetta dell’Etna che sovrasta i colli di Siracusa, Avola,Noto, la giogaja delle montagne di Palazzolo Acreide, le quali in semicerchio terminano ad ovest in Spaccaforno. Alle falde di questi monti per ben venti chilometri, lunga e larga pianura sino al mare, traversata dall’eloro, con verdeggianti prati, vigneti ,scvariati alberi. Da est a sud il mare risplendente sempre e di colore gajo, i cui azzurri e crespi flutti sembrano confinare con il cielo. Oh Pachino! sublime panorama ti sorride d’ogni lato cola naturale ed impareggiabile bellezza: di giorno effluvio di splendida luce; di notte vivido corruscare della miriade di stelle o chiarissimo argenteo lume di luna nell’azzurro profondo della volta celeste commuovono il cuore ed innalzano l’animo all’ammirazione del Creatore. L’ aere dolce e temperato rende l’inverno una primavera: l’estate non soffoca con gli eccessinvi calori temprati dalle brezze periodiche dell’aurette di grecale spiranti dal mare, ma qualche volta i venti di levante e di ponente divengono impetuosi, e molesti quelli di scirocco. Le campagne sono amene e feraci: pascoli naturali di trfoglio, avena, lattughella, sanofieno, palma selvatica o giummarra alimentano gli armenti e fan ricca la pastorizia. Prospera il grano ed ogni sorta di cereali: il cotone, la soda, il pacifico ulivo, l’ombroso carrubbo, il mandorlo, il pesco, il nespolo, il fico, i cui frutti sono in preferenza squisiti. La vite sembra poi omogenia, per cui estesi campi di vigneti in rigogliosa vegetazione e copioso prodotto. Ristretto il territorio, sono indotti i Pachinesi esercitare la loro industria agricola nelle terre del limitrofo territorio di Noto, e consolitatasi ora in essi la propietà dei terreni che da più anni occupano e coltivano, si spera, ed è giustizia, che co la Legge della nuova circoscrizione territoriale, ne avesse all’argamento proporzionato. E’ rimarchevole intanto che, senza coercizione di legge, sono state divise in piccole frazioni vaste proprietà in grazia all’industria per la vigna.Tranne il Marchese di Rudin che ,da pochi anni, ampliò estesamente i vigneti ed introdusse la piantaggione degli agrumi e del sommacco, in maggiore quantità dei vigneti anzicchè di grossi proprietari è l’opera dei lavoranti di campagna. Costoro che, oltre le braccia per lavorare e la zappa null’altro possiedono, tolgono ad anfiteusi o in locazione per lungo periodo di anni, da un ettare a due di terreno incolto per ognuno, che il proprietario di buona voglia, cede fissandovi un discreto canone di fitto. Nei giorni che l’agricoltore non ha lavoro e nei giorni festivi, va a dissodare parte della terra acqiustata sgombrandola dalla palma sevatica o giummarra e dalla gramigna, ed a tempo debito poi vi pianta da due a tre mille magliuli assistito dalla moglie e figli. Il rimanente terreno s’industria seminarlo in orzo o frumento la cui poco semente toglie in imprevisto o la compra esibendo pel prezzo il suo lavoro,e nel raccolto paga il primo canone o fitto nella stabilia annuale scadenza. Al susseguente anno pianta altre due a quattro mille magliuoli, che, bene coltivandoli, già sbucciano in rigogliose viti, e fra quattro anni si ha la vigna bella e formata, il cui primo impianto col fruttato sodisfa il canone o fitto, e di seguito, accescendolo il prodotto, compensa generosamente i di lui sforzi e lavori. Questo fatto imitato da un gran numero di gente di campagna, ch’è il nerbo della polpolazione Pachinese, forma la immensità dei vigneti che si ammirano. Ecco inevidente attuazione la teorica di Economia civile; tempo, e lavoro costituire il maggiore capitale del mondo.

Territorio




Il settembre è il mese d’incanto; i grappoli d’una neri e color d’ambra, da sei a quindici pendenti dalla vite, annunziano già imminente la vendemmia. Torme d’uomini,donne, donzelle e fanciulli tra canti e suoni, ilari e festanti si sparpagliano nei vigneti a raccorre l’uva e pigiarla, e gustano e mangiano a piena gola uve e frutta di ogni specie che in abbondanza pendono dagli alberi. Lieto l’industre agricoltore nel vedere riemipite le botti che preparava al prodotto della sua vigna, affacendasi procurare altri recipienti pel sopralzo, che spesso passa anche a vendere. Incessante quindi il traffico pel mosto e vino, come pure di tutt’altri prodotti campestri, concorrendo commercianti di lontani e vicino paesi pel facile sbocco al mare. La pesca del tonno in Marzamemi e Capo Passero accresce la importanza del commercio; copiosa e dilettevole la cattura di quei grossissimi pesci, che a stuolo a stuolo, nel transito di loro emigrazione, radendo le spiagge, si adombrano e paventano della lieve muratura di foglie di palèo (sic. lijami) che forma parte del ben concertato e grandioso apparecchio di reti. Di non lieve vantaggio è stato il mulino a vapore chè dietro essersi distrutto un’antico a vento, erano costretti i pachinesi ricorrere ai mulini di Noto per la macinazione del grano, e si dia ai benemeriti e intelligenti fondatori Cav. Dott. Francesco Garrano ed Ingegniere Sig. Nunzio Quartarone con altri soci che resero di più utilità la bella opera,dando moto con la stessa forza del vapore,alla macchina per la sgranellatura del cotone e macinazione dello zolfo per uso delle vigne, aggiungendosi da poco altri ingegni una macchina per pasta, che sarà di sviluppo ad un nuovo ramo di commercio. Se la mano dell’uomo benefico del generoso patrioto si stenderà a migliorare ed ingrandire il porto di Marzamemi, a prosciugare le paludi, basolare le saline, fornire acqua potabile, fondare uno stabilimento per un vino tipo, compiere la strada con Spaccaforno, sarà maggiore il progresso e la prosperità di Pachino, formando la delizia di quanti amano godere le bellezze della natura e le opere dell’industria umana. Sempre cara e sascra per me sarà la terra di Pachino, perchè essa diè i natali alla mia consorte Giuseppa Assennato donna di bontà, di semplici costumi virtuosa; e più, perchè in essa riposano le ossa della comune figliuola Francesca. Di gentili forme, di angelico sembianze, adorna di grazie e di vivezza, era la delizia dei genitori, dell’Ava Maria Roccasalvo, dei parenti e di quanti la conoscevano. Morbo fatale, riuscendo inutili l’arte medica e le cure dell’affettuosa madre, la spense agli undici mesi. Madre infelice!.... tale strazio laceravati il cuore per quella perdita, che sgravata dopo due anni, di un bimbo, getsato con l’amarezza e le lagrime, moriva in sul nascere, trascinandoti seco al sepolcro. Anime benedette! libere di tutti i mali che travagliano l’umanità in questa terra, non a torto detta valle delle lagrime, voi, tra il coro degli angioli in seno alla Divinità, confortate il desolato padre e vedovo consorte, che scrivendo queste pagine ha procurato lenire in parte l’aspro suo dolore.



Filippo Garofalo


NOTE

1) Torre di Faro o Papallosso viene appellata la contrada per un avanzo di una antica fabbrica di piccola torre sita sul ciglione dell’altura che domina vastissima estensione di mare, e forse era uno degli antichi fari che di notte accendendosi fuochi con legna o alro combustibile, si scambiavano segnali con le altre simili torri che a misurate distanze, un erete località, si dilungavano per tutto il litorale del mezzodì; e tuttora si consrvano intatti nella spiaggia di Mazzarelli, Punta Secca, Punta di Pietro e Braccetto essendo state erette come punti di osservazione in custodia delle frequenti invasioni e scorrerie dei pirati di Barberia generalmete chiamati fra noi co nome comune di Turchi. A tale epoca si vuole eretto a cura del Municipio di Noto , il Forte nell’isoletta di Capo Passero che sin al 1848 era munito di cannoni, standovi poco numero di militari in custodia di alquanti condannati per reati comuni. Ad epoca più remota per fondazione per fondazione monta ala torre di Xibini della quale non avanza che l’altra murata di levante , il di più in rovina. Ammirevole l’antico pozzo a poca distanza donde scaturisce l’acqua che con maestrevole acquidotto affluiva presso la torre ,ed oggi irriga un bel pezzo di terra generosa destinata a piante ortizie, tabacco ed agrumi dal proprietrario Sig. Marchese di Rudini.

2) Fazzello-- Sorria di Sicilia Dec. l.l v PAG. 16 e seg.

Maltese Faustino---Cala- farina Racconto popolare in colto stile narra la sventurata fine battaglia di Maniace Capitano Generale dell’ esercito bizantino in Sicilia accaduta in una fortezza prossima alla grotta di Calafarina, per cui l’origine della tradizione popolare dei tesori ivi nascosti.

3) Cicerone - Verre V PAG. 31

Vuole che immediatamente vicino al promontorio siavi stato un porto detto da lui porto di Pachino( Portus Pachyni ) dove stavasi ancorata la flotta di Verre sotto il suo uffiziale Clemeone, quando alla notizia della comparsa di una squadra di pirati nel prossimo porto di Ulisse ( Portus Odyssee) il menzionato uffiziale si diede a precipitosa fuga. E quindi probabile essere stato Porto di pachino odierno Porto di palo.

4) Fazzello- loc. cit. Il dotto Storico bn accurato nel descrivere i siti e le località delle antiche città e fortezze di Sicilia, perchè quasi tutto constatava con i propri occhi, è di opinione che Maccara, dalla penisola detta penisola, come l’ortigia di Siracusa, fosse la fortezza ove stanziava il presidio delle forze militari. E dalla denominazione Cittadella si ha la più sicura argomentazione sul riguardo. Da quanto anch’io ho rilevato in queste località posso confermare dover’essere estesa la periferia della città di Maccara, e che nei dintorni senza dubbio eranvi ville ,castello, e villaggi; ( pel circuito quasi di quattro miglia, dice Fazello, questo paese è per la maggior parte pieno di < ticaglie parte integre e parte rovinate>In Sicilli e Scirbia ,, campagne limitrofe al sito di Maccara, si sono rinvenute e si disippelliscono tuttora vestigia di di edifizi, e sono degne si ammirazione due gallerie sotterranee con sepolcreti di ambo i lati vicino le case rurali delle suddette campagne,-Lungo poi l’attigua contrada S.Lorenzo sul poggio propriamente di Scalecci e nei d’intorni del rurale caseggiato si S.Lorenzo e Trjona di S.Pietro, si vedono anticaglie con rottami immensi di mattoni e grossi recipienti di creta, stante la pietra degli edifizi rovinati essere stata impiegata nel caseggiato su detto muri di casa nei terreni il che assicura di essere stati luoghi di antica abitazione. Le rovine in queste contrade rinvenute della cittadella ,Sichilli e San Lorenzo sono state rinvenute delle monete alcune con un lato la testa bizantina, un lato un cavallo in piè fermo in altre la testa di un eroe guerriero e la quadriga ; molte in argento e rame sono dell’epoca Bizantina qualcuna in rame di epoca Saracena

5) Cuba significa piccola cappella quadrata coverta da una cupola semosferica nella quale è seppellito un Santo . Queste cube frequentissime particolarmente nel mezzogiorno dell’impero poste per la maggior parte in luoghi eminenti presso una sorgente o una palma. De Amicis- Marocco pag. 137 Ed in erte località su pogetti sono le menzionate fabbriche con la cupola semosferica che si osservano nella cittadella di San Lorenzo.

6) Cantù- sStoria degli italiani .Il Regionale dei Sareceni Vol 3° Farina



7) Si narra che i notinesi erano contrari alla fondazione del Comune di pachino e promuovevano disposizioni del governo di allora ch non si potesse popolare di gente siciliana. I signori Starrabba ,fermi nel loro proposito senza disturbarsi di quel divieto fecero venire alquanto maltesi ai quali offrendo comodità di vivere ,case e terreni con lievii tributi. Vi si istallarono con le rispettive famiglie ed un prete anche maltese, e così ebbe incremento il comunello. Accorrevano intanto persone e famiglie di Sicilia. E quando il magistrato o incaricato alla sorveglianza dei suddetti ordini governativi veniva a constatare l’adempimento si faceva intervenire maltese in case abitate da siciliani, sicchè il magistrato andando a bussare di notte alle porte di ogni casa si sentiva rispondere in maltese...

Pubblicata da: Rosario Spinello il 26-07-2009 04:59 in Approfondimenti

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