Progetto Pachino al via

Progetto Pachino al via Manifesto per il Progetto Pachino

“Bisogna che tutto cambi affinché tutto rimanga come è”.
Questa frase di gattopardesca memoria fotografa perfettamente la vita politica pachinese da tre lustri a questa parte. Sono, infatti, cambiate le coalizioni che si sono succedute al governo della città, sono cambiati, di volta in volta, i Sindaci e Consigli Comunali, ma alla fine il risultato è stato sempre lo stesso: i pachinesi hanno dovuto assistere, inermi, ad Amministrazioni Comunali che non sono mai riuscite a giungere a fine mandato, attanagliate quotidianamente da profonde crisi che, ineluttabilmente, hanno arrecato grave danno all’intera città.

La cittadinanza, in questi anni, è stata vista, esclusivamente, come “riserva elettorale” e non come “protagonista principale” delle scelte del decisore pubblico. Ciò ha fatto si che sulla politica, sui partiti, sui movimenti della più diversa estrazione, si abbattesse una onda di discredito, allontanando di fatto i pachinesi dal palazzo di Città. Le coalizioni che si sono succedute, generalmente, si sono formate su “patti di potere” , il cui fine era vincere le elezioni, senza però dare quasi mai vita ad una convergenza solida sulle risposte concrete ai problemi che interessano la nostra città. Lentamente, ma inesorabilmente, si è formata una classe dirigente che non ha diretto nulla, abdicando ad un ruolo di responsabilità, e aspirando piuttosto, a dominare, cercando, di sfruttare le potenzialità locali secondo gli interessi personali o di casta.

Questa situazione di crisi politica, in cui nessuno è esente da responsabilità, ha prodotto un regresso sul piano sociale, economico e culturale, costringendo Pachino a danzare, ormai, sull’orlo del baratro.
Ciò che in questo periodo ci preoccupa maggiormente è che l’oligarchia politica locale stia tentando, ancora una volta, nonostante lo stato di emergenza in cui versa la nostra Città, di attuare una “tattica” di sopravvivenza, basata esclusivamente, “sull’ottimismo verbale”, su linguaggi auto referenziali, nella speranza di poter continuare ad avvolgere la preoccupante realtà nella carta luccicante di sogni, promesse, false illusioni.

Per cercare di bloccare una deriva che porterebbe alla condanna definitiva di Pachino, nasce un “laboratorio di riflessione politica”: un luogo aperto, di dibattito e idee, di costruzione di nuove pratiche della politica, costituito da uomini e donne di diversa estrazione politica e culturale, ma accomunati dal bisogno di riportare la collettività al centro della politica, e di operare un rinnovamento dei linguaggi, degli obiettivi, coinvolgendo tutta la società e assicurando un ricambio, anche generazionale, delle classi dirigenti. Si tratta di uomini e donne che hanno, in alcuni casi, esperienze di militanza politica, istituzionale e amministrative, anche di segno molto diverso, e che, nel momento forse più difficile della storia recente di Pachino, decidono di sceglier il dialogo, anziché la contrapposizione a priori, la collaborazione anziché la guerra, per fare delle loro differenze una ricchezza e per costruire un progetto comune per la città. Un progetto finalizzato a sanare la grave situazione finanziaria, a rivedere il funzionamento della macchina amministrativa modellandolo su più alti standard di economicità e servizio, rivolto a favorire il ritorno alla partecipazione democratica di tutti i cittadini, applicando finalmente quelle parti dello statuto comunale che prevedono la nascita di consulte per tutti i settori della vita economica e sociale.

Tale laboratorio scaturisce da una convinzione fondamentale che anima tutti i partecipanti: Pachino sta vivendo un difficile periodo di transizione, uno di quei momenti in cui alcune cose sono destinate a morire, altre ad ottenere un ruolo di primo piano. Ecco, noi vorremmo riscrivere questa storia, facendo sì che a morire siano idee vecchie della politica, intesa come meccanismo clientelare e di potere, e che a prendere il primo posto sia l’idea che la politica ci riguarda e, se ben fatta, può essere decisiva per condurre la città al suo Risorgimento. Ma per ottenere questo cambiamento è necessario che le persone che hanno una uguale visione della politica, intesa come “arte del servire, nonostante la loro diversa formazione e appartenenza ideale ”, possano trovare una casa comune, dove unire le proprie forze ed i propri sforzi per formare una squadra amministrativa da cui possa anche sorgere, nel faticoso cammino per risanare la città, una nuova classe dirigente, più rigorosa, più matura., politicamente più colta, e più responsabile verso al comunità. Noi crediamo che questa casa comune sia il “Laboratorio per il Progetto Pachino”, che si presenta come un luogo di elaborazione che non cancella le differenza, ma esalta piuttosto i valori e i principi comuni.

Rinunciamo, dunque, al carattere ideologico dell’azione politica, ma puntiamo sulla necessità di ritornare a pratiche amministrative sane, dalla parte dei cittadini, efficace premessa di sviluppo: queste pratiche, non hanno valenza ideologica, e sulla loro attuazione e definizione, ci ritroviamo, nel rispetto delle reciproche differenze. Il laboratorio di riflessione politica, dunque, si ispira ad una linea di azione “rivoluzionaria e conservatrice”.

Rivoluzionaria perché intendiamo contribuire a gettare le basi di una nuova fase storica, di una metamorfosi completa della vita politica di Pachino. Conservatrice perché attingiamo la nostra ispirazione ad eredità di cultura e di pensiero diverse tra loro, ma con un uguale minimo comune denominatore: l’idea che la partecipazione attiva alla vita politica, che il senso dello stato, e l’impegno per la città possano costruire una prospettiva per il futuro, mentre l’individualismo spinto, lo stare a guardare senza agire, le clientele politiche determino il declino e poi la fine della vita democratica e dello sviluppo di una città. Attraverso questo laboratorio politico intendiamo perseguire i seguenti obiettivi:
• Partecipazione diretta dei pachinesi alla vita pubblica della città; proponiamo infatti l’attivazione delle consulte previste dallo statuto, di comitati di quartiere, e di tutte le forme di partecipazione alla vita pubblica.

• Ridare un ruolo di decisore attivo ai cittadini, organizzati in partiti, movimenti, associazioni politiche e culturali,

• Creare una coalizione unita da una forte convergenza sulle risposte concrete ai problemi che stanno logorando la Città;

• Creare una coalizione che nasce, soprattutto, da un accordo di programma e basata su un codice etico comune.

Siamo convinti che queste linee guida offrano un fortissimo segnale di discontinuità rispetto al passato, mettano l’accento più sulla qualità politica e culturale di chi partecipa che sulle identità ideali, offrano a Pachino, una concreta possibilità di riscatto e a tutti i cittadini, un’occasione di partecipazione attiva.
Pachino, 2 marzo 2009

f.to
Lucio Selvaggio
Saro Ardilio
Corrado Quartarone
Pietro Sultana
Antonino Nicastro
Roberto Bruno
Salvatore Borgh
Vincenzo Fallisi
Corrado Carnemolla
Paolo Mallia
Ferdinando Coloccia
Pucci Novello
Giuseppe Sena
Giovanni Scala
Orazio Cammisuli
Giuseppe Viola
Giancarlo Barone
Rosario Sultana
Paolo Meli
Pubblicata da: Turi Borgh il 03-03-2009 18:01 in Comunicati

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Salve a tutti, leggendo questo comunicato scaturisce una gran voglia di aggregazione, indubbiamente motivato dalla possibilità di contributo di idee, progetti, programmi e quant'altro.
Io non ho mai fatto politica attiva e, da anni, vivo anche più o meno lontano da Pachino, seguendo le nefaste vicende che portano alla Pachino di oggi. Ma non è su questo che vorrei puntare l'attenzione, ma su un esempio più ampio che da ampi margini di riflessione. L'aggregazione di persone finalizzata a qualunque pro, nell'ambito nobilmente politco necessita di un filo conduttore che parta da estrazione culturale, pensiero politico e formazione, ed è ampiamente dimostrato da un grande partito italiano che, quando ci sono posizioni molto divergenti su tanti argomenti, la convivenza politica non riesce ad esistere. Prima di Voi, infatti, già il Partito Democratico ha dato l'esatto risultato di cui sopra: come fanno a convivere in pace, a fare un percorso unico Don Camillo e Peppone??? Adesso I meravigliosi Fernandel e Gino Cervi, c'entrano poco, ma simboleggiano le due anime del PD che, ogni volta che si entra in temi delicati, come abbiamo visto e vediamo quotidianamente (vedi testamento biologico, economia, tutela dell'ambiente, e altri argomenti fondamentali) le due anime del PD ovviamente vanno in conflitto e non si riesce a trovare un punto d'incontro e proseguire. Adesso, guardando questo, mi chiedo come potranno fare, qualora fossero premiati dai cittadini, politici o amministratori che partono da idee diverse, e talvolta opposte, a trovare un punto d'incontro per perseguire una azione politica o amministrativa. Qualcuno potrà rispondere un programma comune, ma sappiamo benissimo che non sarà facile nè scriverlo nè rispettarlo (Le 187 pagine di Romano Prodi & co. sono un grande precedente). Mi auguro comunque che, in tutto questo, si svegli la coscienza del rinnovamento che certamente con successo riuscirete a portare avanti, ma bisogna tenere, secondo me, in considerazione quanto sopra. Vi faccio i migliori auguri, anche se, quelli di vero cuore, li faccio alla Nostra Pachino.

Saluti

Enzo Trobia
Citando la frase: "Si tratta di uomini e donne che hanno, in alcuni casi, esperienze di militanza politica, istituzionale e amministrative, anche di segno molto diverso, e che, nel momento forse più difficile della storia recente di Pachino, decidono di sceglier il dialogo, anziché la contrapposizione a priori, la collaborazione anziché la guerra, per fare delle loro differenze una ricchezza e per costruire un progetto comune per la città"
Mi viene da pensare:
Ma come possono pensare queste persone che Pachino abbia bisogno di affidare la propria politica a uomini e donne che hanno, in alcuni casi, avuto esperienze di militanza politica, e attraverso il dialogo e attraverso le loro differenze e facendo di queste differenze una ricchezza riuscire a salvare Pachino attraverso un progetto comune.
Mi viene da pensare l'idea di una famiglia oppressa da mille problemi che per risolverli chiami tutti i componenti in un tavolo e il padre dica ai figli "allora iniziamo a risolvere i problemi vediamo tu che ne pensi figlio mio"...
Per risolvere i problemi di Pachino occorre un progetto che abbia una condivisione attraverso un LEADER che sappia interpretare e sia il risultato del gruppo di lavoro con idee comuni.
Pachino è ridotto sul lastrico per questo motivo, in nessuna parte politica di rilievo c'è stato o si è affermato un LEADER capace di decidere e portare avanti i veri temi veri e scottanti con tenacia e determinatezza.

Saluti G. Infante