Ci risiamo. Stavolta è toccato a "Panorama" il compito di mandare su tutte le furie il comparto agricolo pachinese. Insinuare l'ombra del dubbio sui disciplinari di produzione dei prodotti a marchio di qualità non è proprio d'aiuto a chi cerca con grande fatica di aggregare le realtà produttive attorno al tavolo di un Consorzio di tutela. In Sicilia poi la cosa suona ancora più difficile da digerire, perchè qui da noi storicamente le realtà consortili da sempre stentano a decollare.
Non è la prima volta che il Consorzo di Tutela IGP Pomodoro di Pachino si trova a fare i conti con i grandi mezzi di informazione. Poco tempo fa è toccato alla RAI, in occasione di una trasmissione di "Linea Verde", andata in onda il 27 Febbraio 2005. L'incauto conduttore (Paolo Brosio) era incappato in una serie di inesattezze che avevano provocato la giusta protesta dei produttori pachinesi, dato che aveva contribuito a diffondere una immagine distorta, poco veritiera e decisamente inattendibile del nostro celebre ortaggio. Due anni fa fu invece Bruno Vespa a fare inorridire i nostri produttori locali, prendendo la zucchina come prototipo dell'uso indisciminato di pesticidi in agricoltura e consigliando esplicitamente di non comprare primizie in serra. Immediato il crollo nelle quotazioni del prodotto sui mercati generali già dal giorno successivo, le proteste fortissime dei produttori, fino a giungere ad una causa di risarcimento danni alla popolare trasmissione Rai. In quell'occasione gli agricoltori locali ebbero l'occasione per testare in modo spiacevole ma assai preciso l'efficacia della comunicazione sui consumi.
La reputazione di un prodotto richiede anni di lavoro per essere accreditata, ma bastano cinque minuti sulle reti nazionali a fare sprofondare un intero comparto nello sconforto più totale. Non è certo la televisione la strada maestra per conquistare un posto al sole sui mercati, e chi ha creduto che la fama del pomodoro di Pachino si sia potuta attribuire agli elogi sporadici di Pippo Baudo nei suoi varietà ha preso un abbaglio, confondendo le cause con gli effetti.
Sfortunatamente è questa l'era dell'allarmismo mediatico, e si sa che una buona notizia non è una notiza. Ammesso e non concesso che apporre un bollino IGP su un pomodoro non costituisce di per sè garanzia di successo sui mercati, di certo può aiutare a porlo al riparo dagli effetti più o meno volutamente denigratori della comunicazione, sulla quale potrebbero intervenire in modo non sempre trasparente gli interessi privati di grossi gruppi commerciali.