La pelosa indignazione della politica locale per la blogger che non ha peli sulla lingua ha il gusto démodé ed omertoso del classico “i panni sporchi (sic!) si lavano in famiglia”.
Cosa resterà dopo la polemica? Spero che tutti sarete concordi almeno su questo dato, obiettivo come il sole che sorge ad est: siamo stracolmi di munnizza di ogni tipo, dentro e fuori la città, nelle contrade, negli angoli delle strade, davanti l’uscio di casa. Monnezza che non viene ritirata né controllata e che allora, appesta e sottrae aritmeticamente bellezza al nostro territorio.
Insomma monnezza mezza bellezza.
La politica può offrire soluzioni?
Dovrebbe! Chi pretende di far politica in questa landa presuntivamente abbandonata da Cristo non può limitarsi a farsi macabri selfie davanti alle discariche ma dovrebbe individuare soluzioni concrete e coraggiose, anche divisive ma forti e determinate. Nel giugno 2014, quando vengo nominato assessore all’ecologia dal sindaco Roberto Bruno appena eletto, la foto di Pachino è impietosa: una città sommersa dai rifiuti e dai topi che scorrazzano indisturbati tra cassonetti ricolmi posizionati fino in piazza. Differenziata al 3%. Appalto dei rifiuti inadatto e in proroga già da un decennio. Discariche di amianto e munnizza varia dentro e fuori dalla città. Denunce dell’Asl per gravi carenze ambientali. Isole ecologiche? manco l’ombra mentre a Noto, oggi bistrattata dalla Lucarelli, c’era già il CCR ovverosia un Centro Comunale di Raccolta che è molto di più, in termini di ingresso di rifiuti, rispetto ad una più modesta isola ecologica e che la città del Barocco aveva realizzato grazie ad un progetto finanziato da un bando al quale Pachino non aveva manco partecipato.
Non c’era tempo da perdere in chiacchere: il sindaco Bruno mi diede carta bianca. In 4 anni e 8 mesi (tutto documentato e agli atti), abbiamo ripulito le discariche abusive dentro la città, rimosso tonnellate di amianto con regolari piani di sicurezza nelle contrade, riorganizzato il servizio di vigilanza ambientale presso il Comando di Polizia Municipale con appostamenti notturni e rilievi fotografici con trapcam, elevato decine e decine di multe (anche di 600 euro), organizzato il primo corso di compostaggio domestico, organizzato con le scuole di Pachino giornate di formazione ecologica anche con concorsi a premi (in materia di RAEE), realizzata la prima isola ecologica in Via Mascagni (alla quale ho voluto dare proprio il nome “l’isola che non c’era”), partecipato al protocollo con l’Istituto Bartolo per promuovere la differenziata e l’attività dell’isola di Via Mascagni, redatto il primo progetto per la realizzazione di un vero e proprio CCR a Pachino e partecipato alla gara in cui ci siamo collocati in posizione utile, indetta finalmente dopo oltre dieci anni una gara pubblica per un nuovo appalto rifiuti con tutti i costi trasparenti e riuniti senza extra capitolati sospetti come in passato (vedi pulizia delle spiagge), realizzata un’altra isola ecologica a Marzamemi per i rifiuti secchi (non organici, quindi plastica, carta, cartone, alluminio e vetro) prodotti dalle attività commerciali, infine portato la differenziata dal 3% al 45%.
Ho risposto a centinaia di richieste, tutte sacrosante, di informazioni e segnalazioni che mi giungevano tramite messenger, WhatsApp, sms e pec. Non è stato semplice. Sono stato anche criticato, insieme al sindaco, per alcune scelte anche forti ma abbiamo sempre messo la faccia con la consapevolezza che uno dei difetti peggiori delle amministrazioni passate fosse stato il tentennare, il trastullo politico senza soluzioni concrete. Pensate che un vecchio volpone della politica locale, a fronte del mio attivismo, mi suggerì di non fare nulla: - Ma chi te lo fa fare? I pachinesi li conosco, in realtà, vogliono che tu non faccia proprio nulla, devi stare lì fermo sulla poltrona ed è certo che così tutti ti rispetteranno perché non appena fai qualcosa saranno pronti a criticarti”. Le ricordo bene quelle parole ancora oggi…Perché vi ho raccontato questa lunga storiella noiosa? Non cerco medaglie, non le ho pretese allora, figuriamoci adesso.
Solo far comprendere agli aspiranti candidati che non ci sono onori che li aspettano ma sacrifici veri.
Andrea Nicastro