RIGENERARE LA POLITICA
Da nuovo utente di PachinoGlobale nel salutare lo staff e i lettori ho avuto modo di sottolineare la mia autoimposizione di non rispondere ad eventuali commenti su quanto avrei scritto, non nel timore che questi potessero suonare come critiche, ma perché credo che non giovi a nessuno questo gioco fine a se stesso.
Ribadisco oggi quanto scritto allora e cioè che se Pachino oggi è in questo stato e perché si è fatto solo questo gioco, scambiandolo erroneamente per pratica politica.
Questo non vuole dire assolutamente che non sono graditi i commenti a quanto si dice o si scrive, anzi.
Però ritengo che questi da soli fanno perdere di vista l’obiettivo comune e si rischia di fare, come si diceva ai miei tempi, solo masturbazione mentale.
Infatti successivamente ai saluti ho fatto seguire per i lettori di PachinoGlobale due interventi di Politica sindacale (P) pensando di contribuire a riportare il dibattito(?) nella sua giusta collocazione e dimensione, ma ad oggi non ho avuto modo di leggere cosa ne pensi chiunque li abbia scorsi ( solo la mia amica Barbara mi ha confidato di averli trovati gradevoli e Politici).
Ci avrei comunque giurato che non avrei avuto il piacere di conoscere alcun pensiero probabilmente perché quegli scritti non erano degni di nota, o forse perché non si scriveva espressamente delle “cose” di Pachino, dove, come suole dirsi, è possibile “pucciarvisi il pane”.
Devo dedurre allora che quando si scrive di Politica (P) e non si evidenziano commenti ciò accade o perché quanto scritto è ritenuto insignificante e/o banale, o difficile da comprendere, o perché alla politica (p) che qualcuno ha confezionato per Pachino non serve.
Mi rivolgo allora a tutti quelli che in questi giorni hanno deciso finalmente di scendere in campo con la pia intenzione di far rivivere il moribondo dibattito politico pachinese, assumendosi in prima persona ciascuno la propria parte di responsabilità:
ciò che bisogna evitare è proprio l’errore di ripercorrere la stessa strada che ci ha condotto sin qui, con l’aggravante che venga spacciato per Politica (P?).
A volte ho l’impressione che nella nostra città da anni si sia innescato un meccanismo perverso partorito da una regia occulta che vuole che si parli solo di alcune cose e solo in alcuni posti, che guarda caso, non coincidono mai con quelli deputati al confronto democratico.
La giusta discontinuità della politica di Pachino reclamata dai giovani e dal nascente movimentismo deve consistere proprio in questo: pensare alla Politica (P) come ad una fucina di elaborazione di forme di dialogo per realizzare la democrazia compiuta con la rivendicazione dei diritti collettivi, come il diritto al Lavoro e alla Cittadinanza e la loro risoluzione.
Non potrà mai esistere una discontinuità della politica di Pachino (p) ignorando quell’altra Politica (P), quella che ci obbliga ad allargare gli orizzonti e che fa maturare le riflessioni, che le trasforma in Progetti e cerca gli strumenti per applicarli; quella che si sforza di individuare un luogo politico in cui avviare un dibattito civile e un dialogo tra chi amministra e il resto della società.
Se invece si vuole proseguire a fare politica pensando, anche in buona fede, che il mondo cominci e finisca a Pachino, la differenza tra quelli che rivendicano la discontinuità e gli altri che li hanno preceduti sarà solamente, purtroppo, un fatto anagrafico e di slogan.
L’osservatorio “privilegiato” del Sindacato inteso come presidio sociale, popolare, di rappresentanza, di tutela e di servizio con le tante vertenze aperte nel territorio di Pachino, mi dà la possibilità di fare delle osservazioni e più in là di offrire in modo del tutto gratuito e disinteressato alcune riflessioni a chiunque volesse raccoglierle.
Magari a quanti, giovani e meno giovani, con uno scatto d’orgoglio, hanno deciso finalmente di rivendicare il sacrosanto diritto individuale alla responsabilità nella costruzione del proprio futuro e in quello dei propri figli.
Cominciamo con le considerazioni.
Ammiro molto e riconosco di avere una certa invidia per il coraggio che stanno dimostrando tutti quei cittadini in procinto di candidarsi come soluzione al problema che oramai da più parti viene definito il “caso” Pachino.
Mi sono chiesto molte volte quale potrebbe essere il mio stato d’animo qualora dall’agone elettorale dovessi ritrovarmi, da un giorno all’altro, nelle vesti di Amministratore di un Comune con 12 milioni di euro di debiti (si dice che siano molti di più), possibilmente facente parte di una coalizione raffazzonata e impreparata a gestire l’emergenza, perché di emergenza si tratta.
Con una macchina amministrativa appesantita da pletorici e ingiustificati incarichi dirigenziali, con creditori, come la Dusty, dietro l’angolo che ogni mese bussano alla porta chiedendo quanto dovuto.
Con la matematica e inconfutabile certezza dell’impossibilità di poter mantenere quanto promesso ai cittadini durante la campagna elettorale, fosse anche il rattoppamento delle buche delle vie della città, o semplicemente la sostituzione di una lampada.
Ebbene, ogni volta provo la stessa sensazione di grande preoccupazione, disagio, inquietudine e talvolta di incubo, per ciò dico che sono invidioso.
Tempo fa ho espresso formale richiesta al Commissario Straordinario, a nome della CGIL, affinché si adoperasse per la riparazione delle suddette buche delle strade.
Ho ricevuto, dalla Dirigente a cui era stata “girata” la richiesta, risposta scritta negativa in quanto il Comune di Pachino non rientra tra quelli beneficiari della legge regionale da me proposta per l’apertura dei cantieri di lavoro.
La legge Regionale in merito dispone che i Comuni che hanno diritto ad accedere ai finanziamenti sono quelli che nell’anno precedente avevano già aperto almeno un cantiere: quindi sono dei finanziamenti per continuità e ad esaurimento.
Intanto approfitto per ringraziare la Dirigente in questione per la tempestività, la sensibilità e la competenza dimostrata verso il problema, ma mi chiedo: perché non sono stati aperti l’anno scorso i cantieri di lavoro? Perché forse nel 2008 la condizione delle strade di Pachino era meno pietosa di adesso? E gli Amministratori cosa amministravano e su quali sensibilità erano proiettati? Ecc. ecc..
Qualche giorno fa ho letto che Pachino, tra le tante disgrazie, quest’anno ha rischiato anche di non poter ascoltare “ il lamento”, il tradizionale suono di tromba che da anni ricorda ai pachinesi la Passione di Cristo, a causa della scarsità di fondi. Il problema si dice che sia stato risolto dal Vice Presidente della Regione, Dottor Bufardeci.
Per quest’anno dunque Pachino sotto l’aspetto “lamento” è a posto, anche se avremmo preferito che il Bufardeci, durante la Convention a Marzamemi, invece di dire ai pachinesi come deve essere il futuro Sindaco di Pachino, avesse anche elargito qualche consiglio su come fare per sanare il debito di 12 milioni di euro ( si dice che siano molti di più. Anche qui ci sarebbe da discutere: è possibile che i pachinesi non debbano conoscere a quanto ammonti il debito del Bilancio del proprio comune? Ma stiamo scherzando?)
All’indomani della sfiducia al Sindaco Campisi ho avuto modo di dire che mi piaceva pensare che quella fosse la sfiducia dei pachinesi all’ennesima gestione forsennata della cosa pubblica, non la solita sfiducia decretata in altre sedi lontano da Pachino e conservata nel cassetto di qualche segreteria politica per essere utilizzata al momento giusto.
Credo ancora, e guai a pensare diversamente, che il dottor Campisi non sia più Sindaco di Pachino, perché i pachinesi il 4 luglio 2008 gli hanno detto no.
Così come lo hanno eletto, lo hanno destituito, democraticamente.
Quello che invece sarebbe occorso fare subito dopo la sfiducia, era di mettere mani al Bilancio Comunale con il coinvolgimento delle parti sociali, garantire ai lavoratori comunali più scoperti la continuità del rapporto di lavoro, dopodichè dichiarare il Dissesto Finanziario.
La CGIL ha inoltrato per ben tre volte formale richiesta al Commissario Straordinario, documentabile a chiunque e in qualsivoglia momento, per discutere anche di ciò.
Ma si preferì convocare i partiti, già proiettati alle elezioni, i quali non profferirono parola quando il Commissario Straordinario paventò ( per iscritto) l’eventualità di una dichiarazione formale di dissesto.
E’ tardi parlarne adesso ( anche perché non voglio rovinare la festa a nessuno ) e mi assumo la responsabilità come CGIL perché avrei dovuto coinvolgere la cittadinanza così come facemmo, con CISL e UIL il 30 giugno scorso.
Credo che se adesso noi fossimo i cittadini di un Comune dissestato finanziariamente vivremmo già con l’aspettativa di un lungo periodo di riflessione nel quale tutti avremmo la possibilità di fare un serio e attento esame di coscienza, che senz’altro gioverebbe a Pachino consentendole di rigenerarsi.
Cio’ avrebbe dato ai futuri candidati il tempo di elaborare politiche serie e coinvolgimenti importanti, i cittadini dal canto loro, avrebbero modo di verificare chi, lontano dalle scadenze elettorali, presenzierebbe il territorio conoscendo le sue esigenze, alcuni “politici”, presi da stanchezza e dal logoramento del non-potere li avremmo persi per strada, insomma tutta un’altra storia.
Ribadisco che dire queste cose ora significa rovinare la festa a quanti pensano che si possa continuare a gestire il Comune di Pachino con la cultura e la filosofia da Bar dello Sport, perciò per favore al punto in cui siamo si facciano avanti solo quanti hanno in mente di spendersi veramente per gli altri, in modo disinteressato, soprattutto pensando ai più fragili ed ai più indifesi.
Per inciso e senza falsa modestia,dal 30 marzo,grazie al mio personale impegno ed alla CGIL che rappresento, nel poliambulatorio di contrada Cozzi, è aperto uno sportello per la distribuzione dei farmaci antirigetto, che evita ai trapiantati pachinesi e portopalesi di ritirarli presso la farmacia dell'ospedale di Noto. Si è finalmente posto fine a questa forte discriminazione nei confronti dei nostri cittadini, anche grazie alla sensibilità del Commissario Straordinario ed all'impegno del dottor Vaccaro e del dottor Consiglio. Il tutto da parte mia in modo disinteressato. Prima di passare alle riflessioni però devo confessare che il mio impegno disinteressato nel sindacato nasconde in realtà qualche interesse: per esempio ho l’interesse di capire se devo cominciare a vergognarmi di essere pachinese e a pentirmi di essere tornato dopo vent’anni di emigrazione; ho l’interesse di lasciare a mia figlia un mondo più giusto, con maggiori garanzie di democrazia, un mondo più solidale, più sicuro, più umano.
Ho l’interesse a che i nostri figli possano frequentare una scuola qualificata e che abbiano tutti i servizi, dalla sanità al tempo libero, che altri paesi civili possiedono da tempo.
Insomma ho l’interesse, ma soprattutto la preoccupazione che mia figlia possa pensare un giorno, solo per un momento, che io non abbia fatto nulla per la comunità nella quale le ho imposto di vivere.
La riflessione e sull’auspicio che in questa tornata elettorale si eviti la rissa e di ripetere quanto accaduto nelle passate competizioni contrassegnate da un basso profilo politico che hanno visto candidati contrapposti in serratissime, dispendiosissime e individualistiche campagne elettorali, pur avendo poco, se non addirittura nulla da dire e da proporre.
Riflessioni dicevo che ciascuno di noi che ha a cuore il futuro di Pachino spero faccia, riflessioni che poi però occorre tramutare in Progetto di Cittadinanza a medio o a lungo termine, teso ad una seria e importante trasformazione in termini politici, sociali, economici e culturali delle problematiche che insistono già da molto tempo nella nostra realtà a causa dell’impossibilità di gestire la crisi politica che ci coinvolge.
Per esempio invito tutti a non sottovalutare, e quindi a offrire il proprio impegno per le elezioni Europee perché i problemi globali si scaricano poi sulla dimensione locale, ma che la politica locale però non è in grado di risolvere.
Ciascuno di noi deve sentirsi impegnato affinché finalmente si possa intravedere una anche pur minima progettualità che evidenzi un’ autentica rigenerazione della Politica.
Da diverso tempo purtroppo si ha l’impressione che a Pachino tutto stia iniziando adesso ignorando che in un passato non tanto lontano, anche la nostra città ha conosciuto una stagione politica, sociale e culturale appassionata, fatta di scelte di vita che per qualcuno sono state addirittura di rinunce perché si è creduto in qualcosa di più importante e alto che gli interessi personali e di cordata.
A Pachino ci si inventa politici e amministratori dall’oggi al domani pur non avendo la benché minima idea di cosa significhi spendersi per la comunità o quale possa essere la mole di responsabilità che comporta la sola disponibilità ad offrirsi senza contropartite nella gestione democratica delle istituzioni, aggravata da una crisi politica ed economica planetaria, che tutti ci coinvolge.
Crisi politica che da tempo ha investito il nostro Paese perché si inserisce in un contesto internazionale nel quale diventa sempre più difficile governare i temi complessi della società post-moderna.
Una società nella quale più che le opportunità si sono accentuate le esclusioni, gli squilibri ambientali, la precarizzazione del lavoro, le disuguaglianze sociali e tra le varie etnie e religioni.
E di questi fenomeni fondanti credo si deve occupare una “ buona politica “ che punti a recuperare la sua insostituibile funzione di servizio.
Una tale scelta però presuppone una drastica riduzione delle logiche di potere e dell’occupazione della cosa pubblica fine a se stessa per ridurre il divario, che ogni giorno diventa sempre più ampio, tra politica e società, tra politica e cittadini.
Rigenerare la politica però non deve riguardare solo gli addetti ai lavori perché la sua prima condizione è l’affermazione del concetto di Cittadinanza, non solo come rivendicazione di diritti, ma come impegno individuale alla responsabilità.
Da ciò ne discende il riconoscimento e la Pratica della Legalità come valore primario collettivo e come impegno individuale.
Occorre fare in modo che si affermi la politica del “ dire “ e del “ fare “ prima ancora dell’ “ avere “ e del “ ricevere “; bisogna insomma restituire centralità al concetto di Comunità come dimensione della vita sociale e attribuire alla funzione pubblica la garanzia dei diritti di tutti.
L’innovazione deve riguardare l’apertura del pubblico come servizio alla Partecipazione dei cittadini e alla valorizzazione delle loro responsabilità.
Rigenerare la Politica vuol dire ancora ricomporre una relazione efficace tra l’esercizio del potere pubblico e le domande fondamentali delle persone, perché questa è la condizione essenziale per ricostruire il rapporto di credibilità tra politici e i cittadini.
Tra l’attuale inconcludenza della politica occorre che tutti ci adoperiamo per rafforzare le sedi del dibattito politico e farle diventare luoghi in cui si affrontino i temi del cambiamento e delle nuove domande sociali; occorre che ciascuno di noi si senta impegnato per favorire la partecipazione di chi ha voglia di essere protagonista attivo nella comunità e nei luoghi di lavoro.
Solo in questo modo si legittima la rappresentanza che deve basarsi sempre su pratiche partecipative ampie ed articolate, ma soprattutto condivise.
Ricominciare dunque a lavorare insieme con tenacia per costruire un Paese migliore di quello che stiamo vivendo in questi giorni, sostenendo e difendendo i valori della Costituzione, i diritti umani e sociali, perché la governabilità del sistema è un problema di tutti e va ricostruita soprattutto recuperando il rispetto dei principi Costituzionali.
Rendiamoci tutti consapevoli che l’obiettivo di rigenerare la politica non può essere utilizzato in funzione degli interessi dei diversi schieramenti ma va affrontato con uno sforzo comune per l’avvenire della nostra città e del nostro Paese e per lo sviluppo della sua democrazia.
Antonio Armone
Segretario CGIL Pachino
Pubblicata da:
Antonio Armone il 02-04-2009 11:33 in
Opinioni