Si apre una settimana cruciale per le complesse vicende politiche ed amministrative della Città di Pachino.
Giorno ventiquattro, in una maratona del Consiglio Comunale si decidono le sorti dell’Amministrazione Campisi da una parte e del Consiglio Comunale dall’altra.
Alle dieci del mattino il Consiglio Comunale si riunisce per deliberare il punto all’o.d.g. già rinviato due volte e già fallito altre due volte, ovvero la sfiducia al Sindaco.
Verosimilmente, anche questo terzo tentativo di sfiduciare il Sindaco sembra destinato a fallire e chi scommette sulle titubanze di qualche consigliere che sostiene il Sindaco farà bene a ripensare al fatto che alle sedute consiliari nelle quali si doveva discutere la sfiducia (come l’ultima) non hanno partecipano né Sindaco, né Giunta e neanche i 9 Consiglieri che hanno finora impedito la sfiducia.
Come dire … una compattezza granitica e cchissenefrega del rispetto per istituzioni e cittadini.
L’elemento di novità sembra essere la volontà degli 11 consiglieri delle opposizioni di porre la parola fine a questo penoso andazzo con il dichiarato intento di bocciare il bilancio (nella seduta serale) e mettersi così nelle condizioni di essere dichiarati decaduti insieme a tutto il consiglio, o di rassegnare le dimissioni ed avere il medesimo risultato, o, infine, di fare entrambe le cose.
Trovo difficile, visto l’enorme clamore e la veemenza con la quale le opposizioni si sono dichiarate, che questo non avvenga, anche se le contorte strade della politica pachinese sono infinite.
Do quindi per scontato:
a) che la sfiducia al Sindaco non passerà perché quasi tutti i consiglieri che lo sostengono hanno dimostrato zero interesse per la città e sembrano (stando alle numerose ipotesi di reato per le quali si legge di rinvii a giudizio) in gran parte troppo personalmente legati a questa amministrazione con pesanti interessi personali da difendere;
b) che i consiglieri di opposizione faranno decadere il Consiglio Comunale.
Lo scenario che si profila a questo punto è quello di un commissario al posto del Consiglio Comunale ed il Sindaco Campisi che indisturbato porta a termine il suo mandato.
Ed è qui che voglio invitare il Sindaco a riflettere.
Egli sostiene di essere stato politicamente ricattato dalle forze politiche della sua ex maggioranza (che, per inciso, hanno il merito di averlo fatto eleggere) e, per non cedere a questo ricatto, ha messo in atto tutto quello che abbiamo visto negli ultimi due anni:
Trattasi di fatti non confutabili:
1) ha operato il più classico dei ribaltoni politici e se, poniamo, io fossi stato uno dei suoi seimila e passa elettori mi sentirei tradito avendolo votato in una coalizione di centro sinistra e ritrovandomelo a capo di una coalizione che lo stesso centro destra rifiuta di averci a che fare;
2) l’essersi trovato senza maggioranza in Consiglio Comunale e, soprattutto, l’aver ricercato appoggio in un gruppo di consiglieri che si sono rivelati quasi tutti in conflitto di interessi. Qui non voglio e non posso (per garantismo e per non strumentalizzare) entrare nel merito delle vicende giudiziarie delle persone ma lo stesso fatto di trovarsi in potenziale conflitto d’interesse (per rapporti familiari, o per interessi economici personali o di propri familiari) con l’amministrazione avrebbe indotto “Me” sindaco o assessore o consigliere a sgombrare il campo rassegnando le mie dimissioni;
3) come conseguenza dei rapporti tesi con le opposizioni, la paralisi amministrativa.
Siccome a questi “fatti” il Sindaco non può ribattere (tant’é che non è la prima volta che li scrivo senza ottenere alcuna risposta) lo invito alla seguente riflessione.
Supponendo che le cose vadano come le ho descritte ai punti a) e b) e che quindi, con lo scioglimento del Consiglio Comunale, vengano meno le esigenze di condurre una “guerra di trincea” a difesa dell’amministrazione contro le opposizioni “ricattatorie”.
Ebbene in questo caso il Sindaco potrebbe amministrare in perfetta solitudine ma non avrebbe risolto nulla perché continua a non avere appoggi o riconoscimenti politici da parte di alcun partito. Conseguentemente non può reperire risorse se non gravando pesantemente sulle tasche dei cittadini di Pachino.
Gli conviene?
Non ritiene il Sindaco che sarebbe enormemente più dignitoso liberare la Città di Pachino, finora tenuta in ostaggio da queste lotte, rassegnando anche lui le sue dimissioni e lasciando ai pachinesi la possibilità di decidere a chi credere?
Cordialmente.
Giancarlo Barone