Un libro alla settimana - 6

Un libro alla settimana - 6 Si avvicina il Santo Natale e il Cinecircolo socio-culturale Don Bosco questa settimana segnala il libro GESU’ DI NAZARETH di Papa Benedetto XVI.

Gesù di Nazaret di Papa Benedetto XVI (J.Ratzinger)Anno pubblicazione: 2007
Editore: Rizzoli

"Ho voluto fare il tentativo di presentare il Gesù dei Vangeli come il Gesù reale, come il "Gesù storico" in senso vero e proprio. Io sono convinto che questa figura è molto più logica e dal punto di vista storico anche più comprensibile delle ricostruzioni con le quali ci siamo dovuti confrontare negli ultimi decenni. Io ritengo che proprio questo Gesù - quello dei Vangeli - sia una figura storicamente sensata e convincente. Solo se era successo qualcosa di straordinario, se la figura e le parole di Gesù avevano superato tutte le speranze e le aspettative dell'epoca, si spiega la sua crocifissione e si spiega la sua efficacia.

Già circa vent'anni dopo la morte di Gesù troviamo pienamente dispiegata nel grande inno a Cristo della Lettera ai Filippesi (2,6-11) una cristologia, in cui si dice che Gesù era uguale a Dio ma spogliò se stesso, si fece uomo, si umiliò fino alla morte sulla croce e che a Lui spetta l'omaggio del creato, l'adorazione che nel profeta Isaia (45,23) Dio aveva proclamata come dovuta a Lui solo.
La ricerca critica si pone a buon diritto la domanda: che cosa è successo in questi vent'anni dalla crocifissione di Gesù? Come si è giunti a questa cristologia? Come mai dei raggruppamenti sconosciuti poterono essere così creativi, convincere e in tal modo imporsi? Non è più logico che la grandezza si collochi all'inizio e che la figura di Gesù abbia fatto saltare tutte le categorie disponibili e abbia potuto così essere compresa solo a partire dal mistero di Dio?"

Nel suo primo libro da quando è stato eletto papa, Joseph Ratzinger conferma le sue grandi capacità di scrittore e comunicatore in grado di trasmettere a tutti i contenuti essenziali della fede cristiana. In questo Gesù di Nazaret, uscito in occasione del suo ottantesimo compleanno, Benedetto XVI dichiara di utilizzare un doppio orientamento metodologico per ricostruire la figura di Gesù: quello storicocritico, “irrinunciabile” per la fede biblica, e l’”esegesi canonica”, che è la lettura dei singoli testi della Bibbia nel quadro della sua interezza.

Questa esegesi, scrive il papa, “non è in contraddizione con il metodo storico-critico, ma lo sviluppa in maniera organica e lo fa divenire vera e propria teologia”. E’ il libro di un teologo raffinato che non vuole essere un atto magisteriale, ma esprimere la ricerca personale del “volto del Signore” da parte di Ratzinger che, nell’introduzione, invita ogni lettore a contraddirlo. La narrazione della vita di Gesù inizia dal battesimo nel Giordano, prosegue con la descrizione delle tentazioni di Cristo, poi con la predicazione del Vangelo, fino ad arrivare a una grande rappresentazione del discorso della Montagna.
È in quel passaggio, scrive il Papa, che si manifesta la potenza di Dio nella sua vicinanza al popolo.

“Dio parla da uomo agli uomini”, scende fin nel profondo delle loro sofferenze e si esprime con un linguaggio duro: “anche la nuova bontà del Signore – scrive Ratzinger, criticando i cristiani che vogliono sfuggire alla croce – non è acqua zuccherata”. Intense sono anche le illustrazioni delle parabole, “senza dubbio il cuore della predicazione di Gesù”, in particolare la parabola del buon Samaritano, e delle invocazioni contenute nel Padre Nostro. Emerge una visione della fede esigente e rigorosa, nella quale l’io deve sapersi fare prossimo all’altro, che viene predicata da Ratzinger nel mondo di oggi contro l’ideologia del benessere e l’individualismo che si detta la morale da sé.

Quello di Ratzinger è un Gesù “né ribelle né liberale”, né leader politico né maestro di morale, ma colui che porta tra gli uomini il volto e la legge di Dio. “La legge di Cristo – scrive - è la libertà”. Ma non per vivere a modo proprio, bensì “libertà per il bene, libertà che si lascia guidare dallo Spirito Santo”.

Il volume si chiude con le grandi immagini tratte dal Vangelo di Giovanni e con due momenti importanti nel cammino di Gesù: la confessione di Pietro e la Trasfigurazione. Un secondo volume di questo libro dovrebbe arrivare fino alla Passione e riflettere sul mistero pasquale, sui racconti di morte e risurrezione.

Ratzinger ha voluto che questo primo libro uscisse con una sorta di urgenza anche come risposta al dissolvimento della fede, per sostenere con forza che ci si può fidare dei Vangeli e che la ricerca storica non è in contrasto con la Verità della fede.
Pubblicata da: Cinecircolo Culturale Don Bosco il 18-12-2007 08:35 in Segnalazioni

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Articolo tratto da TEMPI del 13 dicembre 2007

BEATI VOI CHE AVETE IL PAPA

di Roberto Persico

«Non c'è differenza tra il Gesù storico e il Cristo della fede». Per Jacob Neusner, lo studioso ebreo più citato da Benedetto, «quello che ci unisce è la verità»

La celebrità è venuta col libro del Papa. Ma da tempo Jacob Neusner è nel suo campo un'autorità indiscussa. Nato nel Connecticut nel 1932, laureato ad Harvard, ordinato rabbino e specializzato in letteratura ebraica al Jewish Theological Seminary of America, dottorato alla Columbia University, con oltre 900 libri all'attivo è lo studioso di materie umanistiche più pubblicato al mondo. Per dare un'idea del livello, basti dire che è il direttore dell'Enciclopedia ebraica e responsabile per l'ebraismo dell'Enciclopedia britannica. Oggi è membro di una mezza dozzina di prestigiose accademie, da Princeton a Cambridge, insignito di svariate lauree ad honorem, padre di quattro figli e nonno di nove nipoti. Ora Un rabbino parla con Gesù - il libro ampiamente citato nel suo Gesù da Benedetto XVI - è stato ripubblicato anche Italia, e permette di incontrare un uomo che ha una concezione della fede, un'idea di dialogo tra le religioni e un'immagine della storicità di Gesù poco comuni: «Perché ho scritto questo libro? L'ho scritto perché mi piacciono i cristiani e perché rispetto il cristianesimo e volevo prendere sul serio la fede di persone che stimo. La mia vita professionale di studioso dell'ebraismo, all'interno del mondo universitario dello studio della religione, si è svolta perché i protestanti e i cattolici volevano che l'ebraismo venisse insegnato nelle università. Il mio sogno di studiare l'ebraismo si concretizzò in risposta ai miei insegnanti e poi ai colleghi, i quali vollero che le cose che io stimavo fossero presenti in quel centro vitale dell'insegnamento pubblico. Questo è lo spirito con cui ho pensato questo libro: restituire qualcosa. Il cristianesimo - cattolico e protestante - ha fatto avanzare, nella mia vita, persone le cui convinzioni religiose le hanno spinte a rispettare la mia religione e a volerla conoscere meglio. L'unica maniera per ricambiare era dimostrare un ragionevole interesse per la loro religione e tentare di discutere con essa».

Il risultato è un libro straordinario, in cui Neusner, spazzando via tutti i sofismi che vorrebbero fare di Cristo una figura nebulosa o mitica, conduce il lettore davanti a un Gesù in carne e ossa, infinitamente più reale di quello di innumerevoli prediche cattoliche, e lo fa partecipare a un dialogo che ha tutta la concretezza di quel che è accaduto duemila anni fa sulle rive del Giordano.

Professore, cosa pensa della lettura che Benedetto XVI ha dato del suo libro?

È un uomo molto acuto, ha colto perfettamente l'essenza di quel che intendevo e risponde in maniera molto chiara. La sua risposta coglie il cuore della questione e comprende perfettamente quel che nel mio libro è in gioco.

Nel suo libro appare chiaramente che Gesù non può essere liquidato come un profeta tra tanti: egli pretende di essere Dio, e o è quel che pretende di essere o non è niente. Il racconto evangelico appare chiaramente come un resoconto dell'insegnamento di Gesù, sulla base del quale si può svolgere il dialogo religioso. Non vedo una distinzione tra il Gesù storico e il Cristo della fede. Uno dei punti chiave della mia lettura è che affermazioni come «il figlio dell'uomo è il signore del Sabato» e altre simili presentano il Gesù della storia come il Cristo della fede. Così il Vangelo propone una presentazione autentica della fede cristiana. La questione che individuo riguarda la Torah, e la questione che pongo è se Gesù insegna la Torah di Mosè, come afferma di fare. Il dialogo religioso comincia con la premessa che entrambe le parti sono sottomesse all'imperativo del Sinai. Quando Gesù dice che non è venuto per distruggere ma per compiere la Torah, ci chiede di riportare il Discorso della montagna alla Torah del Sinai.

Una delle affermazioni più interessanti del suo libro è «una buona, argomentata discussione è considerata dalla Torah il mezzo più giusto di rivolgersi a Dio. Nella mia religione, la discussione rappresenta un aspetto della liturgia allo stesso titolo della preghiera. Non è soltanto un gesto di stima e di rispetto per l'altro, ma offre anche il dono dell'intelletto sull'altare della Torah». Un'idea lontanissima dall'immagine annacquata di dialogo corrente oggi.

Sì. Il Santo Padre e io concordiamo sul fatto che l'oggetto è la verità, e il culto reso a Dio è un atto di affermazione della verità. Credo che se noi prendiamo le nostre rispettive religioni seriamente abbiamo il dovere di paragonare le rispettive pretese alla verità. Così arriviamo a comprendere qual è il punto, ciò che affermiamo nelle nostre religioni, non solo quel che neghiamo nella religione degli altri. Le religioni non negoziano la verità. Insegnano la verità assoluta. Dobbiamo avere la stessa concezione di verità, altrimenti non può aver luogo alcun dialogo. Non abbiamo da negoziare quel che credo io e quel che credi tu.

Quindi Israele ha il compito di insegnare al mondo il valore della discussione?

Sì. Noi ebrei abbiamo fatto della critica una forma di vita: pochi di numero ma fedeli alla verità del Sinai.

Lei crede che questo tipo di dialogo sia possibile anche con l'islam?

Difficile dirlo, perché l'islam è un mondo complesso [ma nel libro ha scritto «non posso immaginare che un ebreo, cresciuto in un paese islamico, potrebbe scrivere un libro simile su Maometto (e sopravvivere molto a lungo alla sua pubblicazione)», ndr]; è difficile definire cosa si intende per islam, non hanno un'autorità come il cristianesimo ha il Papa. È più facile dialogare con i cristiani attraverso il Papa: qui c'è un'affermazione chiara dei contenuti della fede, mentre ci sono molti islam. Lo stesso vale per l'ebraismo: non c'è un Papa, e il papato non ha una controparte. La cristianità è fortunata ad avere il Papa, per la chiarezza che il papato le permette di avere.

Come è possibile però che due persone dicano una "sì" e l'altra "no" di fronte alla pretesa di Cristo, eppure rimangano amiche?

Quel che condividono è la verità religiosa, e questo è un solido fondamento per i rapporti umani. La fede è una sfida perpetua. Madre Teresa ha ricordato il dubbio che adombra la notte oscura dell'anima. Noi siamo confortati dalla fede degli altri, e quel che condividiamo è la ricerca di Dio nel mondo. Ogni religione ha qualcosa da insegnare alla vita spirituale dell'altra.