PACHINO - Una città che ha abbandonato la cultura è una città che è destinata a morire. Ma cosa denunciare d’altronde se i nostri amministratori sono i primi responsabili di questa bassezza culturale. Sporadici eventi culturali di povere associazioni che confidano nell’aiuto pubblico che poi non arriva mai perché già disperso tra consulenze e cambi di poltrona. Da qui l’improvvisazione dei piccoli imprenditori locali che poco possono fare dato la crisi economica che sono costretti a vivere. E quando sopravvivono contenitori artistici come il posdatato festival del cinema di frontiera, invece di arricchire l’offerta durante il periodo delle proiezioni, non solo ci si abbandona alla sterilità ma si lascia boccheggiante anche la più importante manifestazione, costretta a trovare soluzioni alternative che sicuramente la derubricano nel panorama artistico di riferimento. Poche le occasioni di confronto, rare quelle di formazione.
La vocazione turistica del borgo proprio fondata sul patrimonio architettonico, naturale e artistico è stata abbandonata. Tante nuove piccole imprese ricettive e ristorative costrette nel futuro prossimo a chiudere perché il “lasseir fair” sicuramente non promette alcuna soluzione a lungo termine. Ma i nostri amministratori lamentano solamente gli aumenti dei prezzi, un aumento non documentato ma solo frutto della insensatezza e della irresponsabilità di chi parla solo per aprire la bocca, solo per non tardare a sputare l’ennesima scelleratezza che affonda le ragioni in antipatie e simpatie di natura esclusivamente personale. Quando si considera la cultura solo un momento evasivo e non un motivo di sviluppo o forse solo roba che non serve niente, il fallimento non tarda all’appuntamento.